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Iran nel baratro: crolla il Rial, si dimette il Governatore e la benzina infuoca Teheran

L’economia di Teheran al collasso: inflazione oltre il 40% e valuta carta straccia portano alle dimissioni di Farzin. Intanto, il taglio ai sussidi benzina riaccende le proteste come nel 2019.

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Il governatore della Banca centrale iraniana Mohammad Reza Farzin si è dimesso lunedì dopo le proteste scoppiate a Teheran e in altre città a seguito del forte crollo del rial. La valuta è precipitata domenica a circa 1,42 milioni di rial per dollaro sul mercato libero, prima di stabilizzarsi leggermente a circa 1,38 milioni lunedì. Per avere un quadro della situazione, la valuta iraniana era scambiata a circa 32.000 rial per dollaro quando Teheran ha firmato l’accordo nucleare JCPOA nel 2015 sotto la presidenza di Barack Obama. Il cambio ufficiale, che parla di 42000 Rial circa, non ha senso e perfino i cambi online sono stati polverizzati dalle quotazioni al mercato nero.

L’economia iraniana ha dovuto affrontare sfide importanti, tra cui l’inflazione galoppante (circa il 42,2% a dicembre), il crollo della valuta, la crescita del PIL quasi stagnante e la fuga di capitali, causata dalle pesanti sanzioni statunitensi.

Nel frattempo, la cattiva gestione interna, la corruzione sistemica, le ingenti spese militari (nucleari/proxy), i conflitti regionali (guerra con Israele), il deterioramento delle infrastrutture, l’elevata disoccupazione giovanile, la fuga dei cervelli e la mancanza di investimenti hanno peggiorato una situazione già difficile e contribuito al calo del tenore di vita. Le proteste in corso ricordano i disordini del 2019, in cui si stima che potrebbero essere state uccise 1.500 persone.

All’inizio di questo mese, l’Iran ha annunciato un aumento del prezzo del carburante per la prima volta dal 2019, introducendo un sistema di prezzi differenziati volto a frenare l’aumento dei consumi. Gli automobilisti pagheranno 15.000 rial al litro per i primi 60 litri al mese, 30.000 rial al litro per i successivi 100 litri e 50.000 rial al litro per ogni litro aggiuntivo.

Scaglione di Consumo MensilePrezzo (Rial al litro)
Primi 60 litri15.000
Successivi 100 litri30.000
Oltre i 160 litri50.000

Il presidente Masoud Pezeshkian ha avvertito che il governo non può sostenere indefinitamente il carburante a prezzi ultra-bassi, poiché la domanda interna supera la capacità di raffinazione, costringendo a costose importazioni di benzina. La mossa arriva in un momento in cui l’inflazione rimane elevata e le pressioni fiscali sullo Stato continuano ad aumentare.

L’Iran spende circa 40-50 miliardi di dollari all’anno (al 2023) in sussidi per il carburante, uno dei livelli più alti a livello globale. I funzionari iraniani hanno affermato che il costo dell’importazione di benzina è aumentato notevolmente, con alcune stime che fissano i prezzi all’importazione a circa 700.000 rial al litro, ben al di sopra dei prezzi alla pompa sul mercato interno.

Si prevede che quest’anno il Paese spenderà circa 6 miliardi di dollari per le importazioni di benzina (in base ai modelli del 2024), poiché la domanda continua a superare la capacità di raffinazione interna. L’ultimo aumento del prezzo del carburante è in parte destinato a frenare l’elevato consumo di carburante e a contenere il crescente onere fiscale dei sussidi.

Domande e risposte

Perché il governo iraniano ha aumentato il prezzo della benzina proprio ora? La decisione nasce da una necessità fiscale improrogabile. L’Iran spende circa 40-50 miliardi di dollari l’anno in sussidi per il carburante, una cifra insostenibile per un’economia sotto sanzioni e con inflazione al 42%. Inoltre, la domanda interna ha superato la capacità di produzione locale, costringendo il governo a importare benzina a prezzi di mercato (circa 700.000 Rial al litro) per rivenderla a prezzi irrisori. Il sistema a scaglioni serve a ridurre il consumo e alleggerire il bilancio statale, ma, inevitabilmente, colpisce il potere d’acquisto.

Qual è il legame tra il crollo del Rial e le dimissioni del Governatore? Le dimissioni di Mohammad Reza Farzin sono la diretta conseguenza del fallimento nella difesa della valuta. Il Rial ha toccato il record negativo di 1,42 milioni per dollaro, distruggendo i risparmi dei cittadini. Quando una banca centrale perde il controllo del cambio in modo così drammatico, il governatore diventa il capro espiatorio politico necessario per tentare di calmare la piazza. Tuttavia, il problema è strutturale: senza fiducia e con un’inflazione galoppante, cambiare il guidatore non ferma la caduta dell’auto.

Cosa ci dicono queste proteste rispetto a quelle del 2019? Le proteste attuali sono un campanello d’allarme che ricorda molto da vicino i moti del 2019, scatenati anch’essi dal caro-carburante. La dinamica è simile: una popolazione stremata dall’inflazione e dalla disoccupazione vede nel prezzo della benzina l’ultimo baluardo di welfare statale che crolla. La differenza sta nel contesto economico, che oggi è probabilmente peggiore rispetto a sei anni fa, con infrastrutture più deteriorate e un isolamento internazionale che non accenna a diminuire. Il rischio di una repressione violenta rimane elevato.

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