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Economia

Iniziano lo sciopero nei porti della costa est USA. In una settimana inizieranno a finire le scorte di prodotti

Partito lo sciopero nei porti della east coast USA. In una settimana si inizieranno a vedere scaffali vuoti, anche di molte merci che arrivano dal Sud America,. Un bel problema per Biden ed Harris

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Più di 45.000 membri dell’International Longshoremen’s Association (ILA) di oltre tre dozzine di strutture in 14 porti del Golfo e della costa orientale sono entrati in sciopero ieri,  segnando la più grande azione sindacale nei porti statunitensi in quasi 50 anni.

L’azione sindacale, motivata da controversie sull’automazione e sui salari in un nuovo contratto di lavoro pluriennale, minaccia di interrompere le catene di approvvigionamento a livello nazionale.

Se lo sciopero dovesse protrarsi per più di una settimana, i rivenditori potrebbero trovarsi a dover fronteggiare la carenza di alcuni beni, scatenando potenzialmente un’altra ondata di inflazione. Lo sciopero dell’ILA ha colpito 36 porti nel Golfo e lungo la costa orientale: si tratta della prima azione sindacale del sindacato dal 1977. Ecco una mappa dei porti

I lavoratori hanno abbandonato il lavoro al porto di Filadelfia pochi minuti dopo la mezzanotte, quando l’ILA e la US Maritime Alliance (USMX) – una coalizione di operatori portuali e vettori – non sono riusciti a trovare un accordo su una nuova offerta di contratto di lavoro che avrebbe aumentato i salari del 50% in sei anni e si sarebbe impegnata a porre limiti all’automazione portuale. Il sindacato ha chiesto un aumento salariale del 77%.

Martedì, l’ILA ha dichiarato che l’ultima offerta dell’USMX è stata respinta perché “è molto al di sotto di ciò che i membri dell’ILA chiedono in termini di salari e di protezioni contro l’automazione”. Le due parti sono in trattativa da giugno. “Siamo pronti a lottare fino a quando sarà necessario, a rimanere in sciopero per tutto il tempo necessario, per ottenere i salari e le tutele contro l’automazione che i nostri iscritti all’ILA meritano”, ha dichiarato il capo del sindacato Harold Daggett in una dichiarazione, citata da AP News, aggiungendo: “Ora devono soddisfare le nostre richieste per porre fine allo sciopero”.

Il fondatore e amministratore delegato della società di gestione della catena di approvvigionamento Flexport, Ryan Petersen, ha fatto notare su X che il sindacato dei Teamsters ha rilasciato una dichiarazione in solidarietà con l’ILA, informando l’amministrazione Biden di “rimanere fuori da questa lotta”…

Quindi meno di 45 mila lavoratori minacciano di mettere in ginocchio gli USA da un lato e L’Europa dall’altro, bloccando l’interscambio per 5 miliardi di dollari al giorno: le rotte alternative, tramite il Canada o i Messico, sono limitate e non possono assorbire il traffico USA, mentre passare Panama è costoso e non è una soluzione sostenibile per tutti. In una settimana anche merci non europee e agricole, come le banane dal Sud America, inizieranno a mancare.

Questo sciopero mette una forte pressione su Biden e su Kamala Harris: avere il rischio dei negozi vuoti, per certi prodotti, a poche settimane dalle elezioni può essere molto pericoloso e spingere a una fiammata inflazionistica che potrebbe influenzare molti elettori. Nello stesso tempo però bloccare uno sciopero e imporre una contrattazione, cosa che rientrerebbe fra i poteri del presidente, sarebbe uno schiaffo ai lavoratori sindacalizzati, i teamster, che solitamente sono una base federe dei Democratici. Un bel problema che esplode mentre si cumulano tutte le crisi internazionali.


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