Energia
India: il petrolio russo non si tocca, e Trump sembra più positivo
Nonostante le pressioni e le minacce di dazi USA, l’India non solo continua ad acquistare greggio russo a prezzi scontati, ma ne aumenta le importazioni. Un gioco di equilibri dove il pragmatismo economico di Nuova Delhi prevale, con una diplomazia americana che, a sorpresa, sembra accettare la realtà.
L’India continuerà ad acquistare greggio russo nei prossimi mesi, con acquisti attivi per i carichi in partenza a novembre e dicembre, secondo quanto riferito a Bloomberg da fonti vicine ai piani delle raffinerie indiane. Anzi, secondo fonti vicine alle raffinerie indiane Nuova Delhi sta già pianificando attivamente gli acquisti per i carichi in consegna a novembre e dicembre. Una mossa che, in teoria, dovrebbe irritare Washington, ma che invece è stata seguita da un’inaspettata e cordiale telefonata tra il Presidente USA Donald Trump e il Primo Ministro indiano Narendra Modi, come confermato dallo stesso Trump.
Un gesto diplomatico che sembra allentare, almeno in apparenza, le tensioni delle scorse settimane, quando gli Stati Uniti avevano minacciato raddoppi di dazi per scoraggiare l’asse energetico tra Nuova Delhi e Mosca.
"Just had a wonderful phone call with my friend, Prime Minister Narendra Modi. I wished him a very Happy Birthday! He is doing a tremendous job. Narendra: Thank you for your support on ending the War between Russia and Ukraine!" – President Donald J. Trump pic.twitter.com/2IAOyHWKEt
— The White House (@WhiteHouse) September 16, 2025
Pragmatismo economico batte pressioni politiche
La fedeltà dell’India al greggio russo non è una questione ideologica, ma puramente economica. La vera calamita è lo sconto a cui viene venduto il petrolio degli Urali. Dopo una breve esitazione ad inizio agosto, quando le minacce americane si erano fatte più concrete, le raffinerie indiane, incluse quelle statali, sono tornate a fare acquisti con decisione.
Il motivo è semplice: il differenziale di prezzo si è allargato, arrivando a uno sconto compreso tra i $3 e i $4 al barile rispetto ai benchmark internazionali. Un’offerta troppo allettante per essere ignorata da un gigante energetico come l’India. Come ha dichiarato candidamente il Ministro delle Finanze indiano, Nirmala Sitharaman, all’inizio del mese, l’India continuerà a comprare petrolio dalla Russia perché deve “badare ai propri interessi”, respingendo al mittente l’accusa di approfittare del conflitto.
I numeri confermano questa tendenza con chiarezza:
- Aumento delle importazioni: Per il mese di settembre, si stima un incremento degli acquisti tra i 150.000 e i 300.000 barili al giorno, pari a un aumento del 10-20% rispetto ad agosto.
- Strategia di diversificazione: Pur puntando forte sulla Russia, l’India non mette tutte le sue uova nello stesso paniere. Per bilanciare i rischi, le raffinerie stanno aumentando contemporaneamente gli acquisti anche da altri fornitori, tra cui Stati Uniti, Brasile e Africa occidentale. Una mossa strategica per garantirsi flessibilità e non dipendere da un unico canale.
La diplomazia del “buon compleanno”
In questo contesto, la telefonata tra i due leader assume un significato particolare. Il Presidente Trump ha chiamato Modi per augurargli buon compleanno, definendolo “un amico” che sta facendo un “lavoro formidabile”. Ma il passaggio chiave, diffuso via social media dallo stesso Trump, è stato un altro: “Narendra: Grazie per il tuo supporto nel porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina!”.
Un ringraziamento che suona quasi surreale, considerando che l’India sta, di fatto, aiutando a finanziare le casse di Mosca attraverso l’acquisto di energia. È evidente che la diplomazia americana sta prendendo atto della determinazione indiana e, anziché insistere con uno scontro frontale che potrebbe rivelarsi controproducente, preferisce mantenere aperto un canale di dialogo, mascherando la necessità con la virtù.
Alla fine, l’India dimostra ancora una volta di muoversi sullo scacchiere internazionale con un unico faro: il proprio interesse nazionale. E gli Stati Uniti, pur tra minacce di dazi e pubbliche rimostranze, sembrano aver capito che, con un partner strategico di questa caratura, a volte è più saggio telefonare per fare gli auguri che insistere con una pressione destinata a fallire.
Domande e Risposte per il Lettore
1) Perché l’India continua a comprare petrolio russo nonostante le pressioni degli USA?
La ragione è principalmente economica e strategica. La Russia offre il suo greggio, in particolare la miscela Urals, con uno sconto significativo (attualmente tra $3 e $4 al barile) rispetto ai prezzi di mercato. Per un paese ad altissimo consumo energetico come l’India, questo si traduce in un risparmio di miliardi di dollari, fondamentale per contenere l’inflazione e sostenere l’economia. Il governo indiano ha affermato chiaramente di agire nel proprio “interesse nazionale”, privilegiando la sicurezza energetica e la convenienza economica rispetto alle pressioni geopolitiche esterne.
2) La telefonata tra Trump e Modi significa che gli USA hanno cambiato idea e approvano la scelta indiana?
Non esattamente. La telefonata è un atto di pragmatismo diplomatico. Gli USA non approvano la scelta indiana, ma riconoscono i limiti della loro pressione su un partner strategico così importante. Invece di rischiare una frattura, Washington sceglie un approccio più morbido per mantenere buone relazioni. Il ringraziamento di Trump per i presunti “sforzi per la pace” è una formula di cortesia per salvare la faccia e tenere aperto il dialogo, prendendo atto che, al momento, l’India non cambierà la sua politica energetica. È più una tregua che un’approvazione.
3) L’India non rischia nulla continuando ad acquistare dalla Russia?
Sì, qualche rischio esiste. Il principale è legato a possibili sanzioni secondarie o dazi commerciali da parte degli Stati Uniti, come quelli minacciati in passato. Questo potrebbe danneggiare altri settori dell’export indiano. Tuttavia, Nuova Delhi sta mitigando questo rischio in due modi: diversificando i suoi acquisti di petrolio anche da altri paesi (inclusi gli USA stessi) e facendo leva sul suo peso geopolitico come baluardo contro l’espansionismo cinese nell’Indo-Pacifico, un ruolo che la rende un partner quasi indispensabile per Washington.
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