Energia
L’India cambia rotta: meno gas dal Golfo, più GPL dagli USA. Un favore a Washington che non tocca il petrolio russo
Svolta energetica per l’India: cerca accordi a lungo termine per il gas liquefatto con Washington. Una mossa per placare i dazi USA, ma senza abbandonare il petrolio di Putin.
Secondo i documenti di gara esaminati da Bloomberg, le maggiori compagnie petrolifere statali indiane cercano per la prima volta forniture a lungo termine di gas di petrolio liquefatto (GPL) dagli Stati Uniti.
Indian Oil Corporation, Bharat Petroleum Corporation Limited (BPRL) e Hindustan Petroleum Corporation Limited (HPCL) stanno cercando di stipulare accordi a lungo termine con gli Stati Uniti per la prima volta, poiché i flussi globali di combustibile da cucina sono stati stravolti negli ultimi mesi dalle politiche commerciali dell’amministrazione Trump.
L’India ha accordi a lungo termine per l’approvvigionamento di GPL dall’Arabia Saudita. Ora cerca di ottenere forniture di GPL dagli Stati Uniti, dopo aver segnalato che cercherà di acquistare più prodotti energetici americani per placare l’amministrazione statunitense e spingerla a rivedere i dazi del 50% sui prodotti indiani. Ricordiamo che il GPL è un sottoprodotto della raffinazione dei carburanti, ma si ricava anche dall’estrazione del gas naturale nella misura del 15% circa dell’estratto.
Gli Stati Uniti hanno introdotto i dazi massicci all’inizio di agosto, raddoppiando i precedenti dazi del 25% a causa delle continue importazioni di petrolio greggio dall’India dalla Russia.
Un mercato in piena ebollizione
Questa mossa indiana si inserisce in un contesto globale di flussi energetici in rapida trasformazione. Il mercato del GPL è più dinamico che mai:
- Export dal Medio Oriente: A settembre ha toccato il livello record di 1,46 milioni di barili al giorno (bpd), con un incremento di quasi 200.000 bpd rispetto all’anno precedente, secondo i dati Vortexa.
- Export dagli Stati Uniti: Anch’esso ha raggiunto un picco storico il mese scorso. Da inizio anno, secondo i dati di Vortexa, la produzione di GPL statunitense è cresciuta del 3,5%.
Gli Stati Uniti si stanno affermando come il perno di questo mercato. Basti pensare che, da inizio anno, quasi la metà (il 46%) delle esportazioni globali di GPL è partita dal suolo americano, contro il 33% proveniente dal Medio Oriente. Il principale acquirente? Il Nord-Est asiatico, che assorbe il 39% delle forniture a stelle e strisce.
La Russia resta, nonostante tutto
Se qualcuno pensava che questa apertura verso gli USA significasse un taglio netto con Mosca, si sbagliava di grosso. L’India sta giocando una partita su più tavoli. È vero, le importazioni di greggio russo a settembre sono diminuite di circa 100.000 bpd rispetto ad agosto, ma rappresentano ancora circa un terzo di tutto il fabbisogno di importazione del Paese.
La strategia di Nuova Delhi è chiara: da un lato, placare le ire di Washington con lucrosi contratti sul GPL, un mercato in cui gli USA sono dominanti. Dall’altro, continuare a beneficiare del petrolio russo, probabilmente acquistato a condizioni vantaggiose, senza cedere completamente alle pressioni occidentali. Un equilibrismo che, per ora, sembra funzionare, ridisegnando le mappe globali dell’energia e dimostrando che l’interesse nazionale, alla fine, guida ogni scelta.
Domande e Risposte
1. Perché l’India sta cercando gas dagli Stati Uniti proprio adesso? La mossa è principalmente di natura geopolitica. L’India sta usando l’acquisto di GPL a lungo termine come una leva diplomatica per convincere l’amministrazione statunitense ad ammorbidire la sua posizione sui dazi commerciali. Questi dazi sono stati imposti in risposta alle continue e massicce importazioni di petrolio russo da parte di Nuova Delhi. In pratica, l’India offre agli USA un importante contratto energetico in cambio di un alleggerimento della pressione commerciale, senza però rinunciare al greggio di Mosca.
2. Questa nuova strategia significa che l’India abbandonerà i suoi fornitori storici come l’Arabia Saudita? No, non si tratta di un abbandono, ma di una diversificazione strategica. L’India ha accordi solidi e di lunga data con i Paesi del Golfo, che rimarranno fornitori cruciali. L’apertura agli Stati Uniti serve a ridurre la dipendenza da un’unica area geografica, aumentare la sicurezza energetica e, come detto, ottenere vantaggi politici. Avere più opzioni di approvvigionamento conferisce a un grande importatore come l’India una maggiore flessibilità e un più forte potere contrattuale sul mercato globale.
3. L’acquisto di GPL americano influenzerà le relazioni tra India e Russia? È improbabile che le influenzi in modo significativo. L’India ha dimostrato di saper gestire relazioni complesse con attori internazionali in competizione tra loro. Sebbene le importazioni di petrolio russo siano leggermente diminuite, rimangono a livelli molto alti e costituiscono un pilastro della sicurezza energetica indiana. Mosca è consapevole della pressione statunitense su Nuova Delhi. La strategia indiana sembra essere quella di bilanciare le sue partnership, mantenendo solidi i legami economici con la Russia e allo stesso tempo costruendo ponti commerciali con gli Stati Uniti.
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