Esteri
In una tabella la spiegazione dell’attacco agli interessi italiani in Libya e del litigio con l’Egitto indotto dall’estero. E probabilmente anche dei recenti attacchi al nostro governo…
In realtà sono una tabella ed un grafico, per completezza (sebbene, anzi a maggior ragione, riferendosi ad una tabella datata febbraio 2011, prima del crollo della produzione libica post-deposizione del Rais). Dunque, come ben si capisce ENI in nordafrica è estremamente “potente”. Forse addirittura troppo, anzi certamente è troppo importante ed influente. In un contesto in cui il competitor petrolifero francese è in forte crisi prospettica a causa di riserve relativamente ridotte, di produzioni stantie, di rapporti preclusi con la Russia dopo la morte del suo AD per mano – i maldicenti dicono – occidentale, quel Christophe de Margerie troppo filo-russo perito in uno strano incidente a Mosca nei prodromi di quello che poi è diventata la sfida a Mosca da parte dell’Occidente, non pare causale rilevare l’aggressività d’oltralpe contro la grande ENI che ha saputo rimpianguare le proprie riserve come nessun altro competitor negli scorsi 20 anni (tra i big, forse solo Shell è stata allo stesso livello).
Il cane a sei zampe e ha anche scoperto, assieme all’Egitto, i più grandi giacimenti di gas del mediterraneo, guarda caso proprio vicino alle Piramidi, giacimenti che hanno attirato su di noi le invidie soprattutto europee (francesi). E questo si aggiunge all’attacco in Libya agli interessi italiani, la deposizione di Gheddafi fu solo il mezzo per raggiungere il fine, impossessarsi del petrolio/energia di ENI in loco (come si vede in tabella, ENI era/è il principale operatore petrolifero in nordafrica).
Ma concentriamoci su Total: l’azienda di stato francese del petrolio, risultato della fusione degli interessi ex coloniali di Total, Fina ed Elf, doveva essere un campione nazionale. Oggi invece vede le sue riserve assottigliarsi, anzi direi che oggi i suoi risultati sono discreti solo grazie alla raffinazione – di cui è ricca – ma nel momento in cui ci dovesse essere una risalita del prezzo del greggio tale vantaggio andrebbe a sparire. E dunque bisogna “aiutarla”. Anche con l’esercito se necessario.
Dimenticate lo scandalo in Val d’Agri che non è strategico per il business della compagnia francese (ma fondamentale per altri scopi, vedasi il prosieguo), sebbene importanti a livello continentale i giacimenti della Basilicata sono poca cosa: il bersaglio grosso di Total è il nordafrica dove la Francia da sempre ambisce ad essere presente. Ed oggi per tornare leader bisogna togliere di mezzo gli italiani, ossia ENI.
Il caso Regeni, chiaramente tragico, “potrebbe” essere uno strumento utile allo scopo: far litigare Egitto ed Italia con il fine di depotenziare ENI e quindi entrare in possesso dei diritti di sfruttamento egiziani oggi in mano al cane a sei zampe. Non entro nel merito della genesi del delitto, ad oggi da ancora decifrare… [che sembra la tragica conseguenza di una serie di errori, magari indotti anche quelli – come sempre quando ci mettono le mano i servizi segreti di mezzo mondo… -, ndr].
Tutto questo capita non a caso: per Total, che sta diventando sempre più piccola dopo il blocco all’espansionismo ad est conseguente alla morte di de Margerie, è questione di sopravvivenza, il petrolio basso non durerà molto a lungo. Secondariamente lo stesso Obama ha affermato di non aver avuto un piano in Libya, un errore lato americano. Ossia, letta in altro modo, gli USA per bocca del loro presidente hanno di fatto dichiarato di aver sbagliato a modificare gli equilibri in Libya, ora che le elezioni Usa si avvicinano – con il fine di amicarsi i potenti oriundi italici – probabilmente i democratici lanciano il ramoscello d’ulivo ai votanti di origine italiana riconoscendo l’errore, chissà. L’errore USA infatti fu quello di lasciare campo libero all’asse franco-tedesco in nordafrica, asse che come scopo principe ha quello di depotenziare l’iper-alleato americano in EU, l’Italia (basti guardare dove è di stanza la flotta USA e NATO per il Mediterraneo, senza contare il numero record di armi strategiche ospitate…).
La conclusione? Per adesso una spartizione della Libya, cercando poi di far litigare Il Cairo con Roma per prendere i resto. Se ci caschiamo siamo degli stupidi.
Direi che il Governo –per fortuna – non ci sta proprio cascando, anzi, per altro ha già ripetutamente rifiutato di intervenire in Libya anche a capo del contingente straniero evitando di cascare nel trabocchetto. In ogni caso oggi le proprietà di ENI si sono ridotte ad un terzo in quel che erano con Gheddafi (vedasi le mani francesi sul giacimento Elephant, il più grande tra quelli ad olio).
Ma non dimentichiamo: la destabilizzazione del governo con il caso Total in Val d’Agri “potrebbe” essere collegata a tutto quanto sopra indicato, un governo italiano che non abbassa la testa per definizione è da eliminare. Peccato che solo Washington possa farlo – parlo di abbattere un governo, vedasi Tangentopoli e golpe contro Berlusconi -, almeno in termini storici. Chiaro che oggi, vista la relativa debolezza pre-elettorale del mentore renziano d’oltreoceano – Obama – qualcuno pensi di poter scardinare il castello italiano senza l’appoggio americano. E quindi arriva lo scandalo Val d’Agri, stessi metodi ma con un piano decisamente eseguito male…
Una volta capito cosa bolle in pentola l’Italia deve agire di conseguenza. E dunque evitare di cercare oggi e “con la pancia” un sostituto al governo attuale prima di aver trovato il soggetto adatto (che NON può essere Enrico Letta, al soldo dei francesi – che attualmente prende lo stipendio dall’Università di geopolitica francese, Science Po di Parigi…, ndr -).
Fantomas per Mitt Dolcino
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