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IN RICORDO DI DANTE ALIGHIERI, GIUSEPPE PALMA COMMENTA IL XXXIIIesimo CANTO DEL PARADISO

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IN OCCASIONE DEL 750esimo ANNIVERSARIO

DELLA NASCITA DI DANTE ALIGHIERI

(maggio/giugno 1265 – maggio/giugno 2015)

 

SCENARI ECONOMICI

presenta il II° SPECIALE:

 

“IN RICORDO DI DANTE ALIGHIERI,

Giuseppe PALMA COMMENTA

I PIU’ BEI VERSI DEL XXXIIIesimo CANTO DEL PARADISO”

 

***

 

PREMESSA

 

Dopo aver scritto per Scenari Economici, sempre in occasione del 750esimo anniversario della nascita di Dante Alighieri, un commento al V Canto dell’Inferno (pubblicato sul sito di Scenari il 6 maggio di quest’anno: https://scenarieconomici.it/in-ricordo-di-dante-alighieri-giuseppe-palma-commenta-il-v-canto-dellinferno/), come ulteriore omaggio alla prestigiosa ricorrenza presento un altro mio speciale, questa volta sulla terza Cantica, il Paradiso, e, più precisamente, sui più bei Versi del XXXIIIesimo Canto (le prime sette terzine).

 

Come avevo opportunamente precisato nel precedente speciale, su Dante ho già scritto un saggio letterario intitolato: “Dante Alighieri e la cultura dell’Amore […]” – GDS, luglio 2010, dal quale ho ovviamente preso ampio spunto per scrivere questo articolo.

 

***

 

COMMENTO AI PIU’ BEI VERSI

DEL XXXIIIesimo CANTO DEL PARADISO

 

Non sono mai stati scritti versi per una Donna più belli di quelli che Dante scrisse per la Madonna nel XXXIIIesimo Canto del Paradiso e, più precisamente, nei primi ventuno endecasillabi (le prime sette terzine). I versi sono, sì, rivolti alla Madonna, ma in verità il Poeta volle scriverli per tutte le Donne (quelle con la D maiuscola) e, soprattutto, per la Donna che amò per tutta la vita, Beatrice Portinari, andata in sposa a Mone (Simone) de’ Bardi e morta nel 1290 a soli 24 anni. Il lettore potrà, per ciascuno dei ventuno endecasillabi, riferirne il relativo significato alla Donna amata, infatti è proprio in questi versi che è racchiusa la grandezza della figura della Donna secondo la cultura cristiana.

Ciò detto, l’immagine di Donna terrena vista da Dante rispecchia – nel suo significato più alto – la figura della Donna insegnataci da Gesù Cristo.

 

Il XXXIIIesimo Canto del Paradiso inizia con la preghiera che San Bernardo rivolge alla Vergine Maria, introdotta dall’ultimo verso del Canto precedente: “E cominciò questa santa orazione”:

 

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio,

 

“Maria, tu che sei vergine e sei anche Madre, tu che sei figlia del tuo stesso figlio, tu che sei la più umile e la più nobile delle creature, sei il punto fermo del piano divino stabilito dall’eternità”. La Madonna è, al tempo stesso, la più umile e la più alta delle creature: da un lato è una semplicissima ragazzina di 13/14 anni che Dio ha aspettato l’eternità prima di sceglierla, dall’altro è la più nobile delle Donne in quanto è l’unica alla quale Dio non riesce a dire di no perché è stata proprio lei a vincerlo nel momento in cui gli ha detto di sì. Quando l’Arcangelo Gabriele chiese a Maria se voleva diventare la madre del figlio di Dio, Maria avrebbe potuto liberamente rispondergli di no, e invece gli rispose di sì! Da quel momento Dio è vinto! Ed è vinto dal sì di una Donna, ma, più in generale, è vinto dall’esercizio del libero arbitrio da parte di tutti gli esseri umani.

 

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ‘l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.

 

“Tu sei colei che nobilitò la natura umana a tal punto che il Creatore non disdegnò di creare suo figlio tramite te”. Questa terzina è bellissima: Maria fu Donna la cui grandezza nobilitò così tanto il genere umano che Dio la scelse per generare suo figlio. Vi ricordo che Dio ama la Madonna più di qualsiasi altra cosa al mondo perché, nel momento in cui le chiese (tramite l’Arcangelo Gabriele) se voleva diventare la madre di suo figlio, Maria avrebbe potuto liberamente dirgli di no e Dio non avrebbe potuto farci nulla (il dono del libero arbitrio nella cultura Cristiana), invece quella ragazzina gli rispose di sì e Dio, da allora, non riesce più a stare nella pelle tanto è l’Amore che prova per lei.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

 

“Nel tuo ventre si è riacceso l’Amore tra Dio e l’uomo, grazie al calore del quale questo fiore dei Beati è sbocciato nell’eterna pace dell’empireo”. Dante si trova nella rosa dei Beati e (tramite San Bernardo) ringrazia la Madonna perché quel fiore (rosa dell’empireo) è sbocciato solo grazie al calore del suo ventre che ha generato Gesù, il figlio di Dio, mandato sulla terra da quest’ultimo per Amore nei confronti degli uomini.

 

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ‘ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

 

“Qui in cielo sei per noi fiaccola d’Amore che illumina come il sole a mezzogiorno, mentre sulla terra, tra i mortali, sei fontana vivace di speranza”. Bellissimo l’aggettivo “vivace” che indica una fontana di speranza senza fine e sempre viva.

 

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali.

 

“Donna (Signora, dal latino “domina”), sei talmente grande e hai una potenza tale che chiunque chieda una grazia a Dio senza che ricorra a te, è destinato a non vedersi esaudire la sua preghiera”. Questa terzina, a mio parere, racchiude due significati: a) il primo è quello che Dio, dinanzi alle richieste di Maria, non riesce a dire di no, vale a dire che quando la Madonna intercede presso di Lui per ottenere una grazia richiestale dagli uomini, Dio la esaudisce perché non può dire di no alla sua preferita; b) il secondo significato, invece, lo si può riferire alla Donna amata da ciascuno di noi, quindi a colei che ci ama, la quale è talmente grande ed ha un valore così unico che se l’uomo non s’abbandona tra le sue braccia, o non cede al suo Amore, il proprio desiderio non raggiungerà mai la piena felicità.

 

La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre.

“La tua bontà non solo dà soccorso a chi domanda, ma molte volte previene (anticipa) la preghiera spontaneamente”. E’ una delle terzine più belle dell’intera Divina Commedia. La grandezza della Madonna è tale che il proprio bene nei confronti degli esseri umani spesso si manifesta, in maniera libera, ancor prima che questi ne facciano richiesta. Anche questa terzina, come la precedente, può essere riferita non solo alla Madonna ma anche alla Donna amata, quindi a colei che ci ama: una Donna non dà il suo Amore a chi glielo chiede, ma spesso lo dona – liberamente – a colui che non le chiede nulla.

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate.

 

“In te si uniscono misericordia, pietà, virtù di fare cose grandi e nobili, in te si raccoglie tutto ciò che di bello e di buono ci può essere in una creatura”.

 

***

 

Io mi fermo qui. Dopo tanta bellezza, ogni ulteriore commento sarebbe superflua.

 

***

 

Che cos’è la “grande bellezza” dell’Italia se non la sua letteratura, la sua arte e la sua architettura? Non possono esistere né il diritto né l’economia se prima non esiste il vero “Tesoro” d’Italia!

Che cos’è questa idiozia di voler a tutti i costi emulare il vicino? Sento spesso dire in televisione che siamo un Paese non allineato al resto d’Europa. E chi se ne frega! Il sol fatto che altri Paesi facciano cose diverse dal nostro non deve indurci ad imitarli o a conformarci! La nostra bellezza è sempre stata rappresentata dalla nostra meravigliosa unicità! Noi siamo l’Italia ed abbiamo insegnato tutto a tutti: qui è nato il diritto, qui è nata la musica, qui è nata la Poesia, qui è nata l’arte.

E Dante, con le sue Opere, rappresenta parte di questa inestimabile ed ineguagliabile ricchezza italiana.

 

Giuseppe PALMA

 


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