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In Germania un FONDO per fermare gli acquisti di aziende nazionali. Salviamo così Pernigotti e Parmalat

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Inizia un lento cambiamento di rotta a livello europeo. Sinora il neoliberismo più spinto aveva creato il feticcio del “Mercato globale” dell’Internazionalizzazione ora iniziano ad ingranare la marcia indietro rendendosi conto che OGNI AZIENDA NAZIONALE  ACQUISTATA DALL’ESTERO NON è UN INVESTIMENTO IN PIU’, MA UN ATTIVO ECONOMICO CHE SE NE VA.

Ad accorgersene sono stati i Tedeschi quando hanno visto diverse aziende nazionali prendere il volo e passare nelle mani di imprenditori stranieri, soprattutto cinesi. Tutto è cominciato la scorsa state, quando lo stato tedesco ha rilevato l’azienda 50Hertz, di gestione della rete a medio voltaggio, considerata una struttura di carattere essenziale, prima che fosse acquistata da una ditta cinese. Un investimento per un miliardo di euro che ha fatto partire una discussione approfondita sulla necessità di salvare i settori “Strategici”.  Ora il ministro dell’economia Altmeier ha predisposto un piano “Industria 2030” che prevede, se necessario, l’intervento dello Stato tedesco in tutti quei casi in cui una possibile cessione all’esterno potrebbe portare ad un danno al sistema industriale tedesco.

Per ora Altmaier ha parlato di settori ad alta tecnologia o strategici, come ad esempio la Artificial Intelligence, ma potenzialmente è ampiabile a tutti i settori strategici, come le infrastrutture energetiche o di telecomunicazioni. Praticamente una struttura che è una via di mezzo fra un fondo sovrano strategico ed una IRI, perchè dedicata ad intervenire soprattutto quando vi siano situazione di crisi e quindi di interventi esterni. In questo caso il fondo agisce come una sorta di “Cavaliere bianco”, cioè di ente di salvataggio. Tutto per non fare fuggire produzioni strategiche.

L’Italia ha produzioni strategiche nazionali e marchi che, in decenni o secoli, sono stati simbolo di qualità. I primi esempi che mi vengono in mente sono la Pernigotti di Novi e la Parmalat, aziende che non erano in perdita, ma che, una volta acquistate, sono stati spolpati e portati all’estero. Svenduti , distrutti, utilizzati praticamente per l'”Italian Sounding” e basta. Oppure iniziative interessanti, competitive, innovative e che per qusto possono creare problemi a multinazionali che le acquistano e le chiudono, assorbendo le competenze. Anche noi avremmo bisogno del nostro Fondo Sovrano che intervenga, in modo selettivo, per impedire che l’Italia venga saccheggiata in nome di un malinteso globalismo. Meno Oscar Giannino, meno Romano Prodi, più Enrico Mattei


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