Attualità
IN DIFESA DI MAURIZIO BELPIETRO (di Giuseppe PALMA)
Premetto di non conoscere – e di non aver mai incontrato di persona – il direttore del quotidiano Libero, Maurizio Belpietro. Qualche anno fa – a più riprese – gli lasciai in portineria al giornale tre o quattro libri miei, ma non l’ho mai né sentito né conosciuto.
Sarà perché svolgo la professione di avvocato, o forse perché nutro un genuino senso di ripudio verso l’ipocrisia di certi benpensanti del “politicamente corretto”, ho deciso di scrivere questo articolo IN DIFESA del direttore Belpietro.
Sabato 14 novembre. Il quotidiano Libero esce con questo titolo: “BASTARDI ISLAMICI“:
La sera prima, venerdì 13, Parigi è in ginocchio… l’ISIS uccide 129 persone innocenti ferendone più di duecento. Con un’azione terroristica ben organizzata un manipolo di criminali, al grido di “Allah è grande”, irrompe in un teatro della capitale francese e massacra decine di innocenti, uccidendo – uno ad uno – anche parecchi ostaggi! È una carneficina! La scena si ripete davanti ad un Caffè e un ristorante, dove altri criminali, sempre al grido di “Allah è grande”, sparano all’impazzata colpendo e uccidendo persone inermi che bevevano un succo di frutta o mangiavano un panino. E ancora, ma fortunatamente senza morti, due bombe esplodono allo stadio di Parigi mentre si gioca l’amichevole di calcio Francia-Germania alla presenza del presidente Hollande, che viene subito portato via dai servizi di sicurezza.
Di fronte a questi morti, al sangue versato a causa del massacro, alle urla strazianti di poveri innocenti, alle notizie terrificanti che arrivavano da Parigi e alle minaccie esplicite nei confronti del nostro Paese, il direttore di un giornale italiano – non con il sangue ma semplicemente con l’inchiostro di una stampante – titola in prima pagina: “BASTARDI ISLAMICI”.
Qualche imbecille, e purtroppo in questi giorni ce ne sono tanti, ha pensato di inviare una lettera al presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti chiedendo la radiazione di Belpietro!
Pur non conoscendo il direttore di Libero, sento il dovere e l’indipendenza morale e intellettuale di intervenire in sua difesa.
A parte il doveroso richiamo al primo comma dell’art. 21 della Costituzione (statuente la libertà del pensiero e della sua divulgazione), che a quanto pare si applica solo agli scrittori di sinistra (caso De Luca) e non ai giornalisti/politici di destra (caso Storace), non si può più far finta di nulla al cospetto di quanto accade nel nostro Paese – e soprattutto alla nostra cultura – da almeno quindici anni: incessanti richieste di bandire crocifissi e presepi dalle scuole pubbliche perché “offendono” i ragazzi di religione islamica e le loro famiglie, continue pretese in ordine alla costruzione di nuove moschee, mutamenti di gite scolastiche perché il dipinto raffigurante il Cristo potrebbe “urtare” l’altrui sensibilità, divieto assoluto di criticare l’Islam altrimenti si rischia di passare per xenofobi e razzisti (o di vivere sotto scorta come accade già da parecchi anni a Magdi Cristiano Allam), e così via con altre incessanti e assurde idiozie…
Ora, di fronte all’esasperazione della NON ragione e al sangue di Parigi, quando ancora undici mesi fa – sempre al grido di “Allah è grande” – un altro gruppo di terroristi irrompeva nella sede del giornale satirico francese Charlie Hebdo trucidando i vignettisti presenti, il problema – di certo – non può essere rappresentato dal titolo di un quotidiano! Ed anche nel caso di Charlie Hebdo i soliti ipocriti benpensanti non si facevano sfuggire l’occasione… in fondo, dicevano, “se la sono cercata”.
Per questi ipocriti di casa nostra, a giudicare dalle loro parole e dalle loro azioni, sembra che la causa del terrore sia quella dell’uso “improprio” di una matita, di una penna o di una stampante… pazzesco, ma l’Intellighenzia nostrana ragiona così!
Se i terroristi sparano all’impazzata su centinaia di persone inermi, il titolo di un giornale può solo rappresentare un essenziale RESIDUO DI LIBERTA’ contro la dittatura del terrore, del “politicamente corretto” e del pensiero unico!
La libertà di un giornalista non può – in nessun caso – essere censurata! E se il “pensiero unico dominante“, insieme al politicamente corretto, richiedono la radiazione di un giornalista dal suo ordine professionale, vuol dire che quel giornalista sta diventando scomodo all’equilibrio precostituito.
Ciò detto, giù le mani da Belpietro!
Se in nome del “politicamente corretto” bisogna “sacrificare” un giornalista – “colpevole” di aver usato una penna e una stampante – allora vuol dire che questo nostro Paese non ha più né anima né ragione!
Siamo sotto attacco… pensiamo alle soluzioni e lasciamo stare i titoli dei giornali! Non è che si può essere tutti Charlie Hebdo solo su twitter o davanti alle telecamere, e poi – di fronte al titolo di un giornale scritto a caldo dopo un massacro – si chiede la radiazione del direttore di quel giornale!
Se fossi stato io il responsabile di un quotidiano avrei certamente evitato di uscire con un titolo così forte, ma la mia idea di democrazia non è quella di condannare chi la pensa diversamente da me. Se si condanna Belpietro per aver scritto quel titolo, cosa dovremmo fare con Voltaire per quel che scriveva su Maometto e sull’Islam? Si può condannare Voltaire per questo? Certamente NO! E allora lasciate in pace Belpietro! Oppure, se condannate il direttore di Libero, allora abbiate il coraggio di condannare anche Voltaire… E non sarebbe finita qui: Dante colloca Maometto all‘Inferno. Vogliamo censurare anche la Divina Commedia??!!
Se quindi condanniamo Maurizio Belpietro per il titolo sul suo giornale, cosa dovremmo fare con quei suoi colleghi che quattro anni fa titolarono “Fate Presto“, legittimando il Colpo di Stato e il superamento della democrazia costituzionale?
La libertà è di tutti, quindi anche di chi la pensa diversamente dal “pensiero unico di plastica”!
Giuseppe PALMA
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