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In cosa dovrebbe consistere l’identità europea? (di Indira Fabbro e Fabio Lugano)

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Il concetto di identità richiama quello di radici- da preservare e difendere. Cultura è sinonimo di dinamismo ( Maurizio Bettarini, classicista).

Chiunque si accosti alla storia europea dall’antichità ad oggi avrà chiara consapevolezza del mosaico di popoli ed etnie, della pluralità di lingue, religioni e culture. La cultura greca rappresenta certamente uno dei fondamentali tasselli dell’identità europea ( si pensi all’umanesimo o al neoclassicismo). Anche la civiltà romana (in grado di creare un impero che dal vallo di Adriano si estendeva al Reno e al Danubio) ha esercitato una forte influenza sulla storia europea (diritto romano). è con il Medioevo( era in cui la terraferma sottrasse la centralità al mare) e soprattutto al principio dell’età moderna che prese forma l’idea di Europa… Carlo Magno, artefice di un nuovo impero in grado di conquistare buona parte dei territori del continente nel segno della cristianità, fu significativamente chiamato dai suoi contemporanei “pater Europae”. Tuttavia, secondo la maggior parte degli studiosi, è solo con l’età moderna e con la costruzione della comunità internazionale che si cominciò a definire una società e una regione “europea”

Cultura greca, diritto romano, Europa carolingia, religione cristiana, costumi del mondo romano e germanico: ad emerger è l’immagine di una civiltà in fieri, costituita da molteplici elementi e strettamente intrecciati tra loro. In età moderna si farà strada quella modalità di pensiero e quell’approcio alla realtà del mondo che possiamo definire razionalismo….l’Europa, a partire da Cartesio e Galileo, iniziò a percorrere il cammino che l’avrebbe condotta all’uso critico della ragione, ripudio delle credenze non verificate, metodo sperimentale, ricerca scientifica, utilizzo della tecnologia applicata, valorizzazione dell’individuo e difesa dei suoi diritti, lotta per la libertà.

Un’uscita dell’uomo dallo stato di minorità, per citare il famoso passo di Kant, che le idee illuministe avrebbero promosso, un itinerario nel segno della modernit e del weberiano “disincantamento del mondo” che negli ultimi due secoli avrebbe connotato, in maniera peculiare, la civiltà europea.

Scienza, tecnologia, capitalismo industriale di mercato, stato nazionale, cristianesimo…sono le caratteristiche saliente distintive di una identità europea sintetizzabile “ nella costante tensione tra razionalismo individualismo/soggettività , considerati come principi opposti e complementari allo stesso tempo”, esprimenti la costante dialettica tra libertà individuale e organizzazione sociale: non “radici di due concezioni alternative della modernità (..) ma piuttosto degli elementi della stessa sindrome culturale e istituzionale. L’Europa, nei suoi tre millenni di storia ha cercato sempre un equilibrio fra le spinte individualistiche e pulsioni centralizzatrici, e le sue migliori realizzazioni sono state trovate proprio in questa ricerca continua.

Questo cammino della storia ha generato anche il Trattato di Maastricht. Se dovessimo valutare quale fase della storia politica europea ne sia il padre forse dovremmo tornare al desiderio di centralizzazione e di concentrazione del Sacro Romano Impero Germanico: di fronte ad una sfida esterna un gruppo di poteri europei si è organizzato nel tentativo di contare qualcosa. Purtroppo questo accordo aveva due peccati di base:

  • non nasceva da una vera spinta popolare, cioè, ad esempio, da una serie di voti referendari, ma era un progetto verticistico ed elitario, calato dall’alto;
  • come progetto calato intendeva adattare la realtà al disegno unitario, e pensava utilizzando lo strumento economico della moneta unica.

Quindi il trattato è stato un passaggio forse necessario della storia europea, ma non sufficiente. Bisogna completarlo con il coraggio di affrontare un vero processo democratico, basato sul suffragio universale, non su semplici gruppi di ascolto organizzato, anche a costo di dover rivedere alcuni paradigmi ideologici dati per certi. L’ascolto del solo collettivismo viola l’anima individualista ed economicamente liberista dell’Unione e la condanna ad essere una versione addolcita di un totalitarismo “Dolce”, figlio dell’esperienza bizantina o dell’est Europa. Bisogna affrontare il popolo, una scelta difficile, ma necessaria.


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