Attualità
IMU, TASI ED ORA IL JOBS ACT ED IL PREZZO DELLE CASE CROLLA…
I dati sono sconfortanti: secondo le stime preliminari dell’ISTAT nel primo trimestre 2015 l’indice dei prezzi delle abitazioni acquistate dalle famiglie (Ipab) diminuisce dello 0,7% rispetto al trimestre precedente e del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Secondo l’Istituto anche nel primo trimestre dell’anno in corso la diminuzione tendenziale è dovuta sia ai prezzi delle abitazioni esistenti (-3,8%) sia a quelli delle abitazioni nuove (-2,0%). Quello registrato nel primo trimestre 2015 è il quattordicesimo calo congiunturale consecutivo, ma il dato più preoccupante è che per la prima volta il calo dipende maggiormente dai prezzi delle abitazioni nuove (-1,0%) che da quello delle abitazioni esistenti (-0,5%). Vi è quindi un crollo di domanda delle abitazioni nuove: la colpa? Prima di tutto le imposte sulla casa, che hanno provocato dal 2011 ad oggi un’aumento della pressione fiscale sugli immobili del 230%, secondo le stime della FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) ed un calo del valore del patrimonio immobiliare complessivo di circa 2.300 miliardi.
Sono cifre spaventose.
Solo per dare degli ordini di grandezza: il debito pubblico italiano ad oggi è di € 2.240 miliardi, quindi gli italiani, grazie a Monti, Letta e Renzi, hanno perso in valore una cifra superiore a tutto il debito pubblico. La sparizione di 2.300 miliardi è paragonabile alla scomparsa di 100.000 case del valore di 230.000 euro: praticamente, se consideriamo una media di 4 abitanti a casa, è come se, in valore, fosse sparita una media città, come Brindisi o Mantova…
Questa enorme distruzione di valore è derivata dalla scelta dissennata di tassare gli immobili in un momento di contrazione economica: l’impatto sui redditi dei contribuenti dell’aumento vertiginoso della pressione fiscale sulle case ha distrutto il mercato immobiliare, in quanto qualsiasi possibile acquirente ha dovuto pensare a quanto gli sarebbe costato avere una casa in proprietà e molti hanno scoperto di non potersela permettere. Ecco l’andamento del mercato immobiliare fino al 2013 (stime in rosso):
Naturalmente, come si vede dal grafico la crisi, e quindi la minore disponibilità di denaro e la riluttanza delle banche a concedere mutui, aveva già colpito pesantemente il settore nel 2007, ma l’ulteriore crollo verticale dal 2011 al 2013 è imputabile per la maggior parte all’IMU, già introdotta parzialmente dal Governo Berlusconi.
A questo quadro desolante ora si è aggiunta la riforma del lavoro che questo governo ha attuato: il famigerato Jobs Act, che potrebbe affossare ulteriormente il settore.
La ragione è semplice: diversamente da quanto ritenuto e propagandato dal Governo, il Jobs Act, elimina i contratti a tempo determinato, ma rende precari i nuovi contratti a tempo indeterminato. Questo non aiuterà ad ottenere nuovi mutui, se non fortemente garantiti da altri immobili o fidejussioni: come denuncia il Presidente del Codacons Carlo Rienzi “In Italia è sempre più difficile acquistare una casa, anche se i prezzi scendono. Questo perché i mutui non vengono più concessi e la loro erogazione è sottoposta ad un percorso a ostacoli impossibile da sostenere specie per le giovani coppie, i single o chi non dispone di garanzie sempre più elevate richieste dalle banche“. Quello che era quindi un trend già negativo, dai 62,7 miliardi di euro di mutui erogati nel 2007 si è passati ai 25,3 del 2014 (peraltro in ripresa dal 2013 che aveva toccato il minimo con 19,1 miliardi, ma anche grazie alla rinegoziazione di vecchi mutui), potrebbe quindi non cambiare segno, o per lo meno cambiarlo in maniera non sufficiente ad una ripresa del settore, a meno che le banche non si convincano a “credere” nella riforma e rischiare di più. Antonio Patuelli, presidente dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana, già nel mese di marzo si è affrettato ad affermare che le banche non hanno alcuna intenzione di discriminare i contratti a tutele crescenti, lasciando però libertà agli Istituti di valutare l’opportunità o meno di finanziare, ma le prime esperienze non sono incoraggianti.
Insomma, IMU, TASI e Jobs Act, sembrano colludere per impoverire il patrimonio degli italiani, che è ancora cospicuo (le stime ultime sono 9.600 miliardi). Solo una notazione: nel 2011 la tassazione immobiliare in Italia secondo i dati forniti dalla Commissione europea, era pari allo 0,7% del PIL: dopo l’introduzione dell’IMU era passata al 1,7%. Nonostante questo a giugno 2014 la Commissione europea ci ha mandato una raccomandazione in cui si chiedeva di tassare maggiormente gli immobili e l’ambiente al fine di garantire il rispetto del Patto di Stabilità. Ne parlammo a suo tempo qui su SE. Quindi cari italiani, se i valori delle case che vi siete fatti con il vostro sudato lavoro sta precipitando dal 2011 dovete, ancora una volta, ringraziare la nostra premurosa Unione Europea.
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