Conti pubblici
IMPARARE L’ECONOMIA DALL’OSSERVAZIONE DELLE ANALISI DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE: LA SLOVENIA
La Slovenia, il FMI e quanto possiamo imparare dalle sue tabelle in merito all’economia.
Foto 3: Maribor
Foto 4: Kranjska Gora
PARTE PRIMA: LE OSSERVAZIONI DEL FMI SULLA SLOVENIA
Il 13 febbraio 2015, il Comitato esecutivo del Fondo monetario internazionale (FMI) ha concluso l’analisi della Repubblica di Slovenia.
La Slovenia si sta riprendendo da una profonda crisi. La crescita si stima abbia raggiunto circa 2,6 per cento nel 2014, sostenuta da forti esportazioni e investimenti pubblici finanziati dall’UE.
“Il settore finanziario si è stabilizzata dopo ricapitalizzazione delle principali banche da parte dello Stato. I rendimenti dei Titoli di stato sono diminuiti notevolmente.
Tuttavia, l’eredità della crisi pesano sulle prospettive. La disoccupazione è alta, e i bilanci pubblici e privati non belli continuano a pesare sulla domanda interna.
La crescita è quindi proiettato a circa 1,9 e 1,7 per cento nel 2015 e 2016, rispettivamente, con un potenziale di crescita ben al di sotto dei livelli pre-crisi.
Le sfide politiche fondamentali sono
– i) rafforzare la salute del settore bancario per consentirgli di sostenere l’economia;
– ii) accelerare la ristrutturazione delle imprese per affrontare il forte debito e ridurre il ruolo dello Stato nell’economia;
– iii) di mettere le finanze pubbliche su un sentiero sostenibile; e
– iv) rafforzare ulteriormente il potenziale di crescita dell’economia attraverso riforme strutturali ambiziose.
Il Comitato esecutivo del FMI sottolinea la necessità di proseguire le riforme strutturali per sostenere l’occupazione e la crescita. Constatando l’impatto positivo delle precedenti riforme del mercato del lavoro, hanno incoraggiato gli sforzi supplementari per ridurre la tutela dei contratti a tempo indeterminato per facilitare la riallocazione del lavoro come le ristrutturazioni delle imprese e incrementare le prospettive di occupazione a lungo termine per i giovani. Ulteriori riforme dovranno poi migliorare il contesto imprenditoriale riducendo la burocrazia, per stimolare gli investimenti interni ed esteri.”
PARTE SECONDA: NOSTRE OSSERVAZIONI DELLE LORO TABELLE
Vorrei concentrarmi sulla presente tabella (che s’intreccerà poi con la prima posta in alto).
Guardte il 13,8%. E’ il dato del buco di bilancio del governo Sloveno (periodo 2013), esso è stato determinante per veder crescere il PIL del -1% in quell’anno (altrimenti sarebbe collassato). Il dato del deficit così elevato si trasferisce poi, pari pari, al DEBITO PUBBLICO dello stato, che passa dal 70% all’83,2%. Quindi crescita (nel senso di contenimento della caduta dell’economia) assolutamente a debito.
Cosa possiamo ancora notare? Che escludendo il dato del salvataggio bancario, costato quasi 10 punti di PIL, in realtà il deficit di bilancio sarebbe stato solamente il 4.3%. Quindi abbiamo trasformato in pubblico un problema essenzialmente privato (ricordate il pezzo sul moral hazard dedicato a Veroniken Von Romanis?).
Da quel momento in poi il budget di bilancio della Slovenia si è normalizzato sino a cercare di rientrare sotto il 3%, perlomeno quello STRUTTURALE (cioè quello che si stima avrebbero SE l’Eurozona non fosse in crisi).
Avendo salvato le banche, trasformando in pubblico un problema essenzialmente privato, si può permettere al sistema bancario di ripartire. La concessione di credito al privato, positiva solo nell’anno 2010 e da li in poi contratta a medie altissime (-5,4; -6,8; ecc. ecc.) è previsto si contragga in modo via via ridotto, -4,6 nel 2015 e -2,8 nel 2016. Con la riduzione della contrazione del credito al settore privato (e qui si deve ritornare alla tabella precedentemente esposta), possono ripartire i consumi privati (e pubblici) che rappresentano nelle economie avanzate il principale macroaggregato del PIL lato domanda di ogni nazione:
Notate la progressione della DOMANDA INTERNA:
– dal meno 5,6 al più 1,8 del 2016 (ultimo anno)
e notate la forte correlazione della DOMANDA INTERNA con i CONSUMI PRIVATI:
– meno 3,9 i consumi privati genera un -2,1 della domanda interna;
– più 1,6 dei consumi privati genera un più 1,8 della domanda interna.
PARTE TERZA: CONCLUSIONI
Dalle richieste del FMI possiamo notare che tutta la periferia dell’impero è soggetta alle riforme strutturali (politiche lato offerta) necessarie per rendere l’economia quanto più vicina possibile alle economie dei paesi in via di sviluppo (riduzione stipendi, flessibilizzazioni dei contratti di lavoro, eliminazione del peso dello stato quali pastoie della burocrazia che rallentano la medesima e ne comprimono gli utili).
Dall’analisi dei deficit pubblici abbiamo potuto riscontrare tutti i fenomeni tipici dell’azzardo morale che, come ben sappiamo, ha essenzialmente riguardato il sistema finanziario capitalistico tedesco e francese che ha costretto a collettivizzare il salvataggio delle banche slovene fortemente indebitate con le prime, dall’alba dell’entrata nell’Eurozona.
Dall’analisi della contrazione/espansione del credito bancario ai privati abbiamo potuto notare la forte correlazione tra questo e i consumi privati e tra questi e la domanda interna, principale componente del PIL dal lato domanda.
Ergo, mentre le politiche di offerta sono forse fondamentali per poter attrarre investimenti stranieri e rendere le merci più competitive (al fine di aumentare l’export), il salvataggio del sistema bancario del paese si dimostra la più importante riforma che i paesi occidentali debbono fare per poter consentire al PIL di riprendere (ovviamente dopo che con la DEFLAZIONE SALARIALE si previene che la ripresa dei consumi si traduca in maggiori importazioni).
Sono dannatamente bravi questi economisti pagati dai turbocapitalisti, peccato che non arrivino a capire che il loro operato è allo stesso tempo maledettamente sociopatico, ovvero utilizzato per scopi di darwinismo sociale. altrimenti questi sarebbero davvero in grado di realizzare cose importanti per il genere umano! Bisognerebbe trovare il modo per farli rinsavire! Chissà se esiste un modo!
Maurizio Gustinicchi
Socio Sostenitore Lega Nord-Riscossa Italiana-Economia5Stelle
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