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Immobiliare, Auto, HiTech: i settori che preoccupano la Cina

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Il discorso del  primo ministro Li Keqiang al Congresso Nazionale del Partito Comunista cinese, ha fatto trasparire delle preoccupazioni dietro un atteggiamento apparentemente tranquillo. L’abbassamento delle aspettative del PIL e le politiche economiche enunciate hanno messo il luce come ci siano delle preoccupazioni. Vediamo i principali fattori.

a) MERCATO IMMOBILIARE. Il valore degli immobili costituisce una grossa fetta del valore in mano ai cittadini ed alle aziende cinesi, soprattutto se comparato con gli USA

Questo grafico ci viene ad indicare quanto sia importante per il cinese il mercato immobiliare che, purtroppo , è anche molto variabile nei prezzi:

Soprattutto gli immobili più pregiati hanno una fortissima variabilità nell’andamento dei prezzi. Quindi l’influenza sui consumi è molto forte anche per l’effetto ricchezza. Per mantenere i valori alti le grandi società immobiliari mantengono un gran numero di immobili vuoti, e così fanno pure i proprietari di multipli immobili. In Cina 50 milioni case sono vuote, non abitate ed affittate, percentuale molto più elevata che in altri paesi dell’area o a livello internazionale:

Ora le famiglie che investono in case non si aspettano una crescita verticale dei prezzi, ma neppure una decrescita, e quando gli sviluppatori, nel 2018 , hanno venduto case a prezzi ridotti per terminare i propri inventari, ci sono state delle vere e proprie rivolte popolari, come questa dello scorso ottobre:

Ora il gioco di tenere le case ferme e vuote può funzionare fino a quando non ci sono problemi di carattere finanziario, ma prima  o poi le imprese immobiliari, grandi o piccole che siano, devono vendere. Ora Hui Ka Yan, il presidente della  Evergrande, il maggiore sviluppatore immobiliare della Cina, ha deciso di vendere i propri immobili con uno sconto del 10%.  Evergrande è in difficoltà, con debiti molto elevati

tanto che è stata costretta a rifinanziarsi con un bond a 5 anni per 1,8 miliardi di dollari con il rendimento molto interessante del 13,75%, ricordando naturalmente che l’altra faccia del rendimento è il rischio. Evergrande ha un debito complessivo di 208 miliardi di dollari, quasi a livello di Stato Nazionale quindi non sarà l’ultima svendita, tanto più che il mercato appare fermo, ma ne seguiranno altre che porteranno un effetto valanga  sugli altri immobiliaristi. L’effetto sarà uno spennamento dei titolari di bond e degli investitori privati immobiliari, che vedranno calare il  valore dei propri immobili. Una stretta deflazionistica stritolante.

b) SETTORE AUTO . La Cina ha recentemente inanellato diversi mesi consecutivi di calo nelle vendite delle autovetture:

Oltre  all’entità del calo quello che preoccupa è  che appare un trend che mette in pericolo sia le filiali locali delle aziende estere, sia, soprattutto le più piccole locali. Sukuzi ha deciso di uscire dal mercato cinese, Hyundai e Tata registrano delle  forti perdite per quel mercato. Anche peggiori solo le condizioni delle aziende locali, soprattutto le più piccole, come la BAIC, la Brilliance e la Chongqing Changan Automobile . BAIC ha annunciato ad esempio un taglio di 1000 dollari sul prezzo del suo prodotto di punto, la Senova Sedan:

Il risultato è  una politica molto più aggressiva dal punto di vista commerciale, con vendite a tasso zero, rate ridotte ed offerte commerciali molto forti. Inoltre, anche su invito delle autorità, le aziende cinesi stanno spingendosi nelle aree rurali per offrire a prezzi convenienti le auto per rinnovare un parco macchine spesso anziano. Si giunge al punto di far girare a vuoto le auto per le campagne per farle vedere ed ammirare, nel tentativo di riuscire a venderle, ma tutto questo ha un costo che si somma agli sconti. La deflazione, diretta o indiretta, spinge anche qui. Inoltre prima o poi queste aziende cercheranno di scaricare gli eccessi di produzione all’estero, e non sono più delle copie di auto americane o europee.

c) HIGH TECH Anche il settore High tech è in fermento, non positivo, con decine, anzi centinaia di migliaia di persone licenziate in quello che può essere per lo meno definito come un fortissimo turn over.

Il mercato del lavoro diventa sempre più  competitivo. Didi, l’equivalente cinse di Uber, che è riuscita a tagliare fuori dal mercato, ha annunciato il licenziamento del 15% della propria forza lavoro. Allo stesso modo JD.com un gigante dell’E-Commerce ha deciso di tagliare i propri lavoratori del 10%. Spesso non sono licenziamenti secchi, ma turn over molto affrettati, ma comunque generano fortissime tensioni lavorative e sociali.

Queste sono solo alcune  delle sfide economiche che si trova ad affrontare il governo cinese, Un problema che farebbe tremare i polsi a molti dei governanti mondiali.

 

 

 

 

 

 

 


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