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Politica

Il voto italiano e la dissonanza con il resto dell’Europa e del Mondo (di Mino Micali)

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Sembra passato molto tempo dal 4 Marzo 2018, in cui il centro destra ha vinto le elezioni, pur lasciando l’Italia in una situazione di empasse , a causa del trionfo dei 5 stelle e delle complicanze derivate da una pessima legge elettorale. Analizzando la situazione politica italiana, alla luce dei risultati elettorali di altri Paesi Europei ( e non Europei), non può che notarsi una discrasia, se non altro nella direzione intrapresa dal voto di protesta italiano. Il fronte della contestazione, all’establishment negli Stati Uniti dopo due mandati di Obama, ha consegnato la presidenza del Paese a Donald Trump, e alla sua politica espressa nello slogan: “ Make America great again”( slogan che richiama più o meno velatamente gli slogan che già furono di Ronald Reagan e Bush senior). La sua politica protezionistica, le norme proposte in campagna elettorale contro l’immigrazione clandestina, le dichiarazioni a favore dell’agevolazione fiscale per la middle class, ma anche una rinegoziazione delle politiche economiche internazionali sottoscritte dai Dem, quali ad esempio il NAFTA, o anche una contrarietà espressa nei confronti del TTIP, disegnano un progetto teso a limitare le politiche espansionistiche delle multinazionali, ed un attenzione maggiore alla popolazione degli Stati Uniti. In Pratica dagli Stati Uniti, la risposta della gente stanca del governo globalista di Obama, ha risposto chiedendo un’attenzione maggiore al territorio e alla crescita economica della Nazione. Questo fenomeno di fuga dalle leggi del mercato globale e da una politica attenta ai diktat ultra-liberisti ( quelli che favoriscono le élites e le multinazionali ), ha contagiato molte nazioni Europee. Questo vento anti-sistema è soffiato sulla Francia con l’affermarsi di Marine Le Pen, in Olanda con Geert Wilders, l’Inghilterra con la vittoria della Brexit, fino ai progetti di “democrazia illiberale” del Premier Orban in Ungheria. Tutte queste forze sono: contro l’immigrazione indiscriminata imposta dall’UE, contro i confini aperti, contro l’austerità imposta da Bruxelles . L’ideologia liberale, oggi, si trova messa in discussione non da un altro universalismo, ma dai particolarismi: nazione, Stato,confini, sovranità. Tutto ciò accade in Europa( e nel mondo Occidentale in generale), ed in Italia? Nel Nostro Paese, ed esattamente il 13 Dicembre 2014, al grido :”fuori dall’Europa”, il movimento 5 Stelle diede il via alla raccolta firme per un referendum che avrebbe lasciato agli italiani la possibilità di poter uscire dall’Europa dell’austerità, dall’altra parte l’Euro-scetticismo era espresso dalla Lega, per quanto nell’area del centro destra il resto dei partiti siano da sempre Europeisti( creando un impotenza della forza euro exit, che piace tanto a Bruxelles). A margine di queste due grandi forze politiche, posizioni assimilabili al Front Nazional di Marine Le Pen, o le istanze di Orban le esprimono tre forze anti-globalizzazione ovvero: Casapound,Fn, e partito comunista capitanato da Rizzo. Queste forze grazie al vento di protesta avrebbero dovuto, a ragion veduta, crescere in maniera esponenziale in Italia, ma in virtù della patologia del: “voto Utile7voto inutile”, rispondendo alla direttiva dei soliti partiti, che invitavano a non disperdere il voto, sono stati resi contenitori sterili e depotenziati. Inutile dire, che la posizione del Movimento 5 Stelle con l’avvicinarsi delle elezioni del 4 marzo 2018, mutarono in maniera radicale, diventando sostanzialmente europeiste ( anche perché portare le proprie istanze, anche se contrarie all’Europa delle Banche – come sostenne più volte Di Battista – equivale ad aderire al progetto Europeista) , difatti durante la campagna elettorale, più volte Di Maio ha tranquillizzato i partner Europei, per non parlare del post di Grillo ( Brexit o Bremain? Oggi si vota.) in cui indicò la volontà di dissociarsi dal Gruppo europeo euroscettico capitanato da Farage. Forse Grillo credeva che anche Farage e l’UKIP ,alla fine, non facessero sul serio? Credeva, forse, che anche quella di Farage fosse null’altro che una tecnica di abbordaggio dei voti euro-scettici? Ecco il problema della protesta italiana, noi siamo quelli che al bar facciamo le guerre, siamo quelli che per strada urliamo a chi passa col rosso, ma difficilmente osiamo, crediamo ai dogmi, in fondo in Tv ce lo dicono sempre : “ impossibile uscire dall’Euro, è processo irreversibile” e chi lo dice? Draghi. Già Draghi……. In Italia : “ Bisogna cambiare tutto per non cambiare niente”, come direbbe Tomasi di Lampedusa nel suo: “ Gattopardo”.


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