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Il tramonto di Letta: ultimo difensore dell’Europa tedesca

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Riceviamo e pubblichiamo da Giacomo Giglio questo articolo di AgoraVox.

L’ossessione del premier a difesa dell’attuale assetto dell’Euro nasconde un sostanziale vuoto politico, in cui navigano i Forconi (e non solo). 

Una classe dirigente impaurita è sempre preda di ossessioni: quella di Letta – lo ripete anche nell’ultimo discorso alle Camere in occasione della fiducia – è la difesa militare dell’attuale assetto dell’Eurozona, mettendo in guardia circa l’avanzata del “populismo e dell’euroscetticismo”, come se fossero due identità. 

Eppure si può benissimo essere scettici circa l’attuale costruzione europea senza venire considerati dei pericolosi estremisti: il fatto che si sia creata un’unione economico-monetaria sbilenca, priva di una vera convergenza macroeconomica e di un unico Tesoro, è fonte di preoccupazione da parte dei maggiori economisti mondiali, che non possono essere certo accusati di simpatie per Grillo. 

L’ex presidente del Consiglio Romani Prodi, in una recente intervista al programma tv Piazzapulita, ha affermato che sono molto scarse le possibilità che la Germania accetti l’emissione comune degli Eurobond (titoli di debito emessi congiuntamente da tutti i paesi europei aderenti all’Euro), che sarebbero la soluzione più appropriata alla crisi.

 Enrico Letta continua a ripetere vecchie litanie che hanno stancato un po’ tutti, del tipo “dobbiamo essere credibili per chiedere un cambiamento in Europa“, ma una frase come questa nasconde, in così poche parole, due punti critici
  • La credibilità di un Paese non si misura certo dalle pacche sulle spalle ricevute dalla signora Merkel, ma creando le condizioni per una ripresa della domanda aggregata all’interno dell’Italia. Letta, come il suo predecessore ed amico Monti, dà l’idea di essere più preoccupato del giudizio dei ministri di Berlino o dei commissari europei che del giudizio degli imprenditori e dei sindacati italiani;
  • Letta non ha un piano B, non ipotizza alcun scenario nel caso che la Germania dica un forte “nein” a qualunque allentamento del rigore o forma di condivisione del debito. Crede che sia sufficiente “sbattere i pugni sul tavolo” oppure non crede che sia necessario, assieme agli paesi periferici, mettere la Germania di fronte ad un bivio?

Salvare l’Euro non significa dire che sta andando tutto bene: questo è il miglior modo per affondarlo. Letta fa capire di voler seguire le politiche europee “ad ogni costo”, ma ci sarà un momento in cui quel costo diventerà insostenibile.

La protesta dei Forconi, inedita nella sua composizione sociale e anche nella sua durata, sembra l’ennesimo campanello d’allarme: il Paese, anche se confusamente e ogni tanto incivilmente, chiede la fine dell’austerità e vuole sapere come riuscirà a far fronte ad un debito pubblico che costa ogni anno (per il suo servizio, cioè il pagamento interessi) 80 miliardi di euro.

 

 

By GPG Imperatrice

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