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Economia

Il tormentone delle telefonate spam (di Antonio Maria Rinaldi)

Telefonate spam e truffe: ecco perché sanno tutto di te e come difendersi. Un’analisi del mercato occulto dietro le chiamate indesiderate: dai dati personali svenduti come asset finanziari alle tecniche di spoofing per aggirare i blocchi. Perché il Registro delle Opposizioni non basta e come riconoscere le vere truffe.

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C’è un paradosso che andrebbe messo a fuoco prima di qualsiasi indignazione collettiva: siamo spesso noi cittadini a fornire, in modo inconsapevole, la materia prima che alimenta l’industria delle chiamate spam. Ogni acquisto online, ogni contratto di fornitura, ogni adesione a un servizio digitale comporta la cessione di dati personali. Informazioni che tendiamo a considerare marginali, ma che sul mercato hanno un valore economico elevato e crescente.

Esiste infatti un mercato strutturato, ramificato e profondamente opaco della compravendita dei dati personali. Un mercato che vive di cessioni successive, aggregazioni e rivendite, spesso formalmente legittime, talvolta ai limiti della normativa. Numeri di telefono, profili di consumo, abitudini di spesa diventano asset. Il cittadino, nella maggior parte dei casi, non ha piena consapevolezza di quanto quei dati circolino e vengano sfruttati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: telefonate ripetute anche dieci volte al giorno, con contenuti sempre più insistenti e sofisticati.

Da questo ecosistema prende forma un settore economico che non compare nei manuali, ma che genera flussi finanziari rilevanti: l’industria delle chiamate telefoniche spam. Un comparto resiliente, capace di adattarsi rapidamente a ogni intervento regolatorio, di riorganizzarsi tecnicamente e di continuare a operare trasferendo i costi sociali sugli utenti finali.

Il fenomeno si presenta con una caratteristica ormai ricorrente: numerazioni estere improbabili. Prefissi di Paesi con cui non esistono relazioni personali, commerciali o professionali. Un’anomalia statistica che non ha spiegazioni geografiche, ma tecnologiche. Molti call center operano in Italia o nell’Unione europea, ma utilizzano sistemi avanzati di spoofing e instradamento per simulare provenienze estere, aggirando filtri, controlli e strumenti di tutela come il Registro delle opposizioni.

Ed è qui che va concentrata l’analisi. Non sui lavoratori, ma sulle società che progettano, finanziano e monetizzano questo modello. Strutture spesso frammentate, talvolta organizzate in reti societarie opache, che fanno della complessità giuridica e tecnica un vantaggio competitivo. Un’opacità che non riguarda solo i numeri utilizzati, ma anche l’identità di chi chiama.

In una quota tutt’altro che marginale dei casi, infatti, non si è di fronte a semplice marketing aggressivo, ma a vere e proprie truffe. Gli interlocutori si presentano utilizzando il nome di società reali, autorizzate e riconoscibili, pur non avendo alcun legame con esse. Una tecnica che sfrutta reputazioni consolidate per costruire fiducia artificiale e che rende estremamente difficile, anche per utenti attenti, distinguere il lecito dall’illecito.

A rendere il quadro ancora più insidioso è il livello di dettaglio delle informazioni fornite. Nome, cognome, indirizzo di residenza, riferimenti contrattuali plausibili: dati sufficienti a trarre in inganno chiunque, non solo le fasce più fragili. È la dimostrazione concreta di come i dati personali, una volta immessi nel circuito, possano trasformarsi in strumenti di persuasione e manipolazione.

Restano tuttavia le fasce più esposte a subire gli effetti più gravi. Persone anziane, soggetti meno alfabetizzati digitalmente, cittadini che faticano a orientarsi tra informative e consensi. Accanto alle offerte su luce e gas proliferano proposte di investimento dai rendimenti elevati e “garantiti”, collocate fuori dal perimetro regolamentare e spesso riconducibili a schemi fraudolenti. Promesse che non supererebbero un controllo minimo, ma che risultano persuasive se accompagnate da dati personali apparentemente “certi”.

È però necessario distinguere con chiarezza. La stragrande maggioranza degli operatori dei call center agisce in buona fede. Sono lavoratori che eseguono istruzioni, leggono script, non partecipano alla progettazione delle offerte né alla gestione dei dati. Esiste però una minoranza che, pur di massimizzare i guadagni, non può non essere consapevole della natura ingannevole – quando non apertamente truffaldina – delle proposte avanzate, soprattutto in ambito finanziario.

Dal punto di vista economico, il meccanismo è lineare: i profitti restano privati, i costi diventano collettivi. Il disagio, il tempo perso e il rischio di frode ricadono sui cittadini, mentre il valore generato dai dati e dalle conversioni si concentra a monte. Ogni intervento regolatorio viene assorbito, adattato, aggirato, in un continuo inseguimento tra norme e tecnologia.

È qui che il ruolo delle autorità di vigilanza – dal Garante per la protezione dei dati personali all’AGCM, fino alla Consob per il perimetro finanziario – diventa decisivo. Perché senza un coordinamento più incisivo e sanzioni realmente dissuasive, l’opacità continuerà a essere un modello di business.

Nel frattempo il cittadino impara a difendersi. Diffida. Incrocia le informazioni. Comprende che chi chiama dall’estero, conosce troppi dettagli personali e promette rendimenti elevati non sta offrendo un’opportunità, ma segnalando un rischio.

Solidarietà a chi lavora davvero, ma nessuna indulgenza per chi monetizza l’opacità.

E se il telefono squilla ancora, con un prefisso lontano e un’offerta “imperdibile”, conviene ricordarlo: non è il mercato che vi ha scelti. È il vostro numero che vale più di quanto pensiate.

Domande e risposte

Perché ricevo chiamate spam anche se sono iscritto al Registro delle Opposizioni? Il Registro delle Opposizioni funziona principalmente per gli operatori che rispettano la legge italiana. Molti call center aggressivi o fraudolenti utilizzano tecniche di spoofing (camuffamento del numero) o operano da giurisdizioni estere per aggirare i controlli. Inoltre, spesso siamo noi stessi a dare inavvertitamente il consenso a “terze parti” quando accettiamo termini e condizioni online senza leggere, autorizzando legalmente la cessione dei nostri dati a una miriade di aziende partner, rendendo vano il blocco del Registro.

Come fanno i truffatori ad avere i miei dati precisi come indirizzo e forniture attuali? Esiste un fiorente mercato secondario dei dati personali. I dati non vengono solo rubati tramite attacchi hacker (data breach), ma sono spesso venduti e rivenduti legalmente tra aziende. Quando ci iscriviamo a un concorso, compiliamo un modulo per una carta fedeltà o facciamo un preventivo online, i nostri dati entrano in database che vengono aggregati e commercializzati. Chi chiama ha comprato “liste profilate” che contengono già tutte queste informazioni, utilizzandole per sembrare un operatore ufficiale e affidabile.

Esiste un modo efficace per fermare definitivamente queste chiamate? Al momento non esiste una soluzione tecnica definitiva e unica. La strategia migliore è una difesa a più livelli: non rispondere a numeri sconosciuti (specialmente esteri), utilizzare app di filtraggio che segnalano i numeri spam noti e, soprattutto, fare estrema attenzione a dove si inserisce il proprio numero di telefono online. È utile anche revocare periodicamente i consensi privacy forniti alle varie aziende, sebbene sia un’operazione che richiede tempo e pazienza. La vigilanza personale resta l’arma più forte contro le frodi.

Domande e risposte

Perché ricevo chiamate spam anche se sono iscritto al Registro delle Opposizioni? Il Registro delle Opposizioni funziona principalmente per gli operatori che rispettano la legge italiana. Molti call center aggressivi o fraudolenti utilizzano tecniche di spoofing (camuffamento del numero) o operano da giurisdizioni estere per aggirare i controlli. Inoltre, spesso siamo noi stessi a dare inavvertitamente il consenso a “terze parti” quando accettiamo termini e condizioni online senza leggere, autorizzando legalmente la cessione dei nostri dati a una miriade di aziende partner, rendendo vano il blocco del Registro.

Come fanno i truffatori ad avere i miei dati precisi come indirizzo e forniture attuali? Esiste un fiorente mercato secondario dei dati personali. I dati non vengono solo rubati tramite attacchi hacker (data breach), ma sono spesso venduti e rivenduti legalmente tra aziende. Quando ci iscriviamo a un concorso, compiliamo un modulo per una carta fedeltà o facciamo un preventivo online, i nostri dati entrano in database che vengono aggregati e commercializzati. Chi chiama ha comprato “liste profilate” che contengono già tutte queste informazioni, utilizzandole per sembrare un operatore ufficiale e affidabile.

Esiste un modo efficace per fermare definitivamente queste chiamate? Al momento non esiste una soluzione tecnica definitiva e unica. La strategia migliore è una difesa a più livelli: non rispondere a numeri sconosciuti (specialmente esteri), utilizzare app di filtraggio che segnalano i numeri spam noti e, soprattutto, fare estrema attenzione a dove si inserisce il proprio numero di telefono online. È utile anche revocare periodicamente i consensi privacy forniti alle varie aziende, sebbene sia un’operazione che richiede tempo e pazienza. La vigilanza personale resta l’arma più forte contro le frodi.

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