Attualità
Il taglio dei tassi BCE non fa più scendere l’euro, ossia i mercati (e gli USA) non si fanno confondere dalla politica dell’euro debole finalizzato ad esportare
La fine dell’euro è più vicina? La risposta è un rotondo si, lo diciamo da mesi che l’EU tedesca & austera finirà con la rivalutazione dell’euro*, oggi abbiamo finalmente capito che i nuovi tagli dei tassi di Draghi & CO. non riescono e non riusciranno più nell’intento di tenere bassa la moneta unica.
Effettivamente sembra un controsenso ma non lo è: come diceva Bini Smaghi ieri d Radio24, le politiche dei tagli della BCE erano asservite principalmente ad indebolire l’euro ossia – per tradurre – a rinforzare l’economia tedesca la quale accettava tassi di fatto negativi mettendo in difficoltà le proprie banche con redditività sottozero che costringevano e costringono a prendere maggiori rischi solo in forza di un vantaggio della manifattura teutonica. Oggi i mercati hanno cominciato a credere che ciò sia insostenibile ossia non che serva con il fine di risolvere i problemi EU e quindi siamo al redde rationem, il movimento di oggi ci spiega bene che la cura Draghi ha terminato i suoi effetti.
Diciamo meglio, ha finito di funzionare in forza dell’inutilità dello strumento per salvare questa Europa dalla dissezione: i mercati oggi scommettono da una parte che i tassi non scenderanno più e dall’altra che esiste un limite di sopportazione raggiunto delle politiche di austerity da parte dei paesi periferici ossia da adesso in avanti bisognerà mettere mano alle riforme per fare tornare i conti, fatto salvo espropriare i cittadini dei propri soldi con tassi fortemente negativi. O rompere l’euro. Appunto.
Insomma, i mercati ed il dollaro si stanno liberando dal giogo delle tattiche dilatorie eurotedesche che miravano e mirano a confondere i mercati con tassi bassissimi solo per far svalutare l’euro, ormai la leva monetaria ha terminato di funzionare. E questo guarda caso capita in un momento in cui gli USA necessitano di una svalutazione del dollaro per rinvigorire l’economia reale degli States in occasione della nuova presidenza, anche in questo contesto le eventuali moral suasion presidenziali USA hanno meno presa su chi le deve recepire a Wall Street, l’anatra zoppa di stanza alla Casa Bianca non è mai stata così zoppa come ora.
Cosa può succedere ora? Semplice, che la Germania rifiuterà di continuare con la politica dei tassi negativi in quanto inutili a fare abbassare l’euro (ossia ci si attende un ritorno a tassi normali in modo da salvare il sistema bancario tedesco oggi molto sotto pressione per i tassi negativi). Parallelamente questo esarcerberà la risalita dell’euro con l’effetto quasi immediato di annichilire l’export dei paesi EU meno forti a partire dall’Italia e comunque creerà seri grattacapi ad es. al Belpaese che vedrà salire i propri saggi di finanziamento dell’enorme debito pubblico. Ciò comporterà prima o poi una risalita dello spread BTP-Bund, ma solo dopo che la BCE sarà messa sotto accusa da Berlino per l’inutilità delle misure attuate, fino a poter prevedere una sostituzione in corsa di Draghi. A quel punto potrebbe tornare in patria a difendere, spalleggiato dai suoi grandi supporter anglosassoni, le sorti italiche con un’aurea di credibilità che l’Italia non ha mai avuto dai tempi di Guido Carli, un Guido Carli al Quirinale però. In tutto questo le economie europee esportatrici a causa del dollaro debole (con il dollaro si svaluterà anche lo yuan!) cadranno in una irrimediable spirale deflattiva, crack!
Adieu Union Europeènne!!
Che tutto questo possa coincidere con il Brexit, beh, NON è un caso: oggi gran parte dell’establishment inglese si sta schierando per l’uscita dall’EU, anche la regina sembra supporti il Brexit sebbene con smentite di circostanza (dove c’è fumo, sotto sotto c’è anche il fuoco….). E l’Italia rischia seriamente di fare parte della coalizione che poi chiederà di uscire dalla moneta unica.
In poche parole caos, non a caso l’oro ha ri-iniziato a salire mentre i mercati azionari sono andati in rosso…
La reazione inglese a questa Europa che ha tradito gli ideali dei padri fondatori mi ricorda tanto il periodo di W. Churchill a cavallo tra lo scoppio della seconda guerra mondiale e la missione di Rudolf Hess in Scozia, quando il primo ministro inglese rimandò al mittente la proposta indecente ed irrinunciabile di Berlino di condividere l’impero britannico per perpetrarlo e difenderlo dal nemico/dominus emergente, gli USA: anche oggi Londra fa una scelta controcorrente, meglio soli che mali accompagnati sembra (ri)dirci…
Meno male che loro l’hanno capito, la Germania per garantire il proprio benessere deve giocoforza impossessarsi dei beni dei vicini, come ben dimostra il poster bellico inglese sopra riprodotto (“Grab, Grab, Grab…“). Resta il fatto che storicamente UK ed Italia sono legate nelle loro sorti europee fin dai tempi dell’Unità d’Italia, finanziata appunto dai massoni inglesi per creare il quarto incomodo nella perenne guerra tra vicini europei che mai sono stati partner.
Mitt Dolcino
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