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IL SOGNO E IL RISVEGLIO DI RENZI

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Nel famoso film “Amici Miei”, Gastone Moschin si innamora della moglie di Adolfo Celi, il grande chirurgo, e questi, non che avere una crisi di gelosia, gli passa non solo la moglie, ma anche le figlie, la bambinaia, e tutte le spese e le incombenze di cui fino ad allora s’era dovuto fare carico. Moschin accetta ma ben presto non ne può più ed è disperato.
L’episodio, comico nei suoi intenti, è tuttavia paradigmatico. Il sogno è spesso una passione e un vagheggiamento: “Oh, come sarei felice se…” Se fossi bello, se fossi ricco, se avessi quella donna e, soprattutto, se avessi il potere.
Non è vietato né sognare né realizzare i propri sogni. È soltanto obbligatorio chiedersi se coloro che quel sogno l’hanno già realizzato siano felici. E questo dovrebbe indurci ad un minore entusiasmo. Il Paradiso sarà bellissimo, ma fra le nubi per caso non si hanno i reumatismi?
Tutto ciò viene in mente a proposito dell’approvazione della nuova legge elettorale. Se si abolirà il Senato, avremo un partito che avrà la maggioranza alla Camera per tutta la legislatura, e gli altri partiti avranno soltanto un diritto di tribuna, cioè di dire come la pensano, non diversamente dagli amici che chiacchierano al bar, con la tazzina del caffè in mano. Ma chi avrà il potere avrà anche serie ragioni per essere felice?
La Democrazia Cristiana fu a lungo padrona dell’Italia, ma di fatto era un coacervo di partiti in lotta fra loro e i Presidenti del Consiglio cambiavano ad un ritmo vorticoso. Vittoria incontrastata non è sinonimo di pace: la guerra, quando cessa all’esterno, comincia all’interno.
Ma c’è di peggio. Finché il sistema è stato bloccato, nel corso di molti decenni tutti si sono giustamente lamentati delle mancate riforme. Ma perché è avvenuto ciò? Perché, ogni volta che s’è ventilata qualche grande modificazione dell’assetto dello Stato, si sono frapposti ostacoli, si sono alzate barriere e si sono create dighe da parte degli interessati. Da sempre tutti concordano sulla necessità di “una profonda riforma della Pubblica Amministrazione”, di “drastici tagli alla spesa”, di “un’incisiva modifica del sistema giudiziario” Ma da un lato non si specifica in quale direzione, e dall’altro, quando si comincia a scendere sul concreto, l’opposizione diviene invincibile. È questo che ha condotto all’immobilismo dell’Italia.
Con l’Italicum cambia tutto. Chi vince ha tutto il potere e chi ha tutto il potere ha anche tutta la responsabilità. Se dunque il nuovo governo non farà le grandi riforme, sarà accusato di non averle fatte. E se le farà, si sentirà rimproverare da tutti i lati di averle fatte.
In Italia – ma forse dovunque – gli esiti sono sempre negativi. Anche ad ammettere che le riforme siano perfette, dal momento che esse avranno “disturbato” influentissime lobby, le proteste sovrasteranno gli applausi. Si pensi a che cosa avverrebbe, riformando la Pubblica Amministrazione, se i dipendenti inutili fossero licenziati, se fossero mandati a casa i battifiacca e gli assenteisti, se gli impiegati fossero trasferiti dove servono e non dove chiedono di andare. Si pensi a come reagirebbero i magistrati se li si obbligasse ad un certo rendimento, se li si rendesse veramente responsabili per i casi di dolo o colpa grave, se li si costringesse a lavorare in silenzio, fino a ridare dignità alla magistratura. In tutte le direzioni in cui lo Stato può agire, si sentirebbero più le proteste di chi si sente danneggiato che le lodi di chi prima chiedeva le riforme.
E fino ad ora si sono ipotizzate le proteste degli interessati e dei giornali in occasione delle riforme giuste: si immagini che cosa avverrebbe se il risultato delle riforme fosse un peggioramento della situazione! Né questo è assurdo. Perché il diavolo si nasconde nei particolari. I quali piccoli, maligni particolari non raramente si rivelano quando un dato progetto è messo in pratica. I fratelli Wright hanno fatto volare un aeromobile a motore nel 1903 – dimostrando che il loro progetto poteva avere un completo successo – eppure, oltre cent’anni dopo, studiamo ancora come impedire che gli aeroplani abbiano dei problemi che potrebbero farli precipitare. Si scopre che c’è sempre qualcosa cui non si era pensato.
La vita di un governo che governa, in Italia, non è da immaginare comoda. Dopo essersi lamentati per centocinquant’anni del fatto che l’Italia è stata in preda all’anarchia, tutti si precipiterebbero a dichiarare che “finalmente l’Italia è governata, ma governata male”. Si stava meglio quando si stava peggio. Un assaggio l’abbiamo avuto col governo Monti. Chiamato per breve tempo e con pieni poteri, un po’ come il dittatore romano, non ha lasciato il buon ricordo di Cincinnato. Ci stiamo ancora leccando le ferite.
Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it
5 maggio 2015.


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