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“Il silenzio degli innocenti” di Raffaele SALOMONE-MEGNA

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Desirée Mariottini , una ragazzina poco più che sedicenne,è morta qualche giorno fa tra atroci sofferenze in un cantiere abbandonato, quasi al centro di Roma.

Non possiamo sapere quali angosce esistenziali l’ abbiano spinta a recarsi in quel luogo orrido .

Era giovanissima, con tutte le problematiche e le inquietudini della sua età, a cui si sommava l’uso di droga, che per molti adolescenti ormai diventa la fuga da una realtà troppo brutta da vivere, che con si vuole accettare, o da una quotidianità in cui si sono smarriti valori e sentimenti, sostituiti dal vuoto consumismo fatto solamente di lustrini e cotillons.

Possiamo intuire il terribile calvario a cui la giovanetta è stata sottoposta o il suo terrore per le sevizie che le venivano inferte.

Sappiamo solo che degli squallidi individui l’hanno stuprata per ore, violata per i loro lubrici piaceri ed infine drogata sino a causarne la fine.

La società l’avrebbe dovuta proteggere, noi tutti l’avremmo dovuta proteggere, così come dovremmo proteggere i deboli, gli inermi e gli indifesi.

Siamo corresponsabili di questa morte.

Non si può morire così a sedici anni nel centro di Roma.

Desirée, purtroppo, non può più parlare, ma almeno nessuno potrà più farle del male.

Altri, invece, non tacciono, non sono silenziosi e soprattutto non sono innocenti.

Infatti siamo costretti a sentire gli aedi dell’accoglienza ad ogni costo, i quali cercano le condizioni esimenti più improbabili, pur di mitigare le responsabilità di chi ha ucciso senza pietà alcuna.

Resta l’orrore. Non ci sono parole, proprio perché si tratta di un branco di belve feroci che viene dall’Africa, per l’esattezza dal Senegal e dalla Nigeria.

E non si vuole dare ragione a chi da anni sostiene che l’immigrazione incontrollata è e sarà un serio problema per l’Italia.

Ma questi carnefici non hanno e non possono avere alcuna giustificazione.

Colpisce che personaggi come Gad Lerner affermino incautamente: “Dopo Pamela Mastropietro guardiamo attoniti la vita e la morte di Desirée Mariottini: dipendente da eroina, figlia di spacciatore italiano e madre quindicenne, vittima di pusher immigrati. Vicende tragiche che dovrebbero suggerirci qualcosa di più e di diverso dall’odio razziale“.

Ma cosa vuole dire in realtà Lerner?

Forse la vita di una fanciulla che ha delle difficoltà perché figlia di ragazza madre e di padre spacciatore, ammesso che sia così, vale di meno della vita di una ragazza di buona famiglia?

Forse che le colpe dei padri ricadono sui figli come una tragica iubris?

E che dire poi del discorso dell’onorevole Roberto Fico, Presidente della Camera, assolutamente vacuo e pieno di luoghi comuni da rasentare il flatus voci: “La coesione sociale è il mezzo fondamentale per costruire tutto il resto della comunità solidale e un’economia sana e forte. Anche nei momenti difficili non ci vogliono ruspe ma più amore e fatica nelle idee e nella partecipazione. Essere costantemente nei quartieri difficili senza lasciare mai nessuno solo. I problemi complessi non si risolvono con la forza ma con la forza dell’intelligenza. Programmando e integrando scuola, cittadini e forze dell’ordine. Non possiamo dare risposte sempre uguali a problemi diversi“.

Secondo l’onorevole Fico, grazie a questi stupratori e spacciatori costruiamo un’economia sana e forte! Come un novello san Francesco che ammansì il feroce lupo di Gubbio, così ritiene che queste belve possano essere recuperate con l’amore ( si riferisce forse al coniugio?).

Per il Presidente Fico è inoltre giusto che ci siano dentro Roma cantieri fatiscenti e pericolosi, luoghi di degrado e di anomia, soprattutto se di proprietà della famiglia Veltroni! Questo sì che è integrazione!

E nessuno trova da ridire che l’Italia è praticamente l’unico paese europeo che riconosce la “protezione umanitaria”, una tutela che non nasce né da obblighi internazionali, né da un dettato costituzionale, ma che è stata una scelta autonoma di un nostro legislatore, per l’esattezza Romano Prodi.

Durante il suo Governo furono approvati ben tre decreti legislativi: il n° 286 del 1998, il  n° 251 del 2007 ed il n° 286 del 2008, che introducevano la “protezione ausiliaria” e la “protezione umanitaria”.

Ricordiamo che tali forme di protezione per gli immigrati esistono solo in Italia.

Negli altri paesi europei esiste solamente, ed aggiungo come è giusto che sia, il diritto di asilo che viene riconosciuto ai profughi.

Infatti, presto la Spagna espellerà gran parte dei 629 immigrati che ha accolto con grande clamore mediatico nel porto di Valencia con la nave Aquarius: li espellerà perché non sono profughi, ma rifugiati e Madrid non riconosce una tutela diversa dall’asilo per i rifugiati.

In Italia invece accogliamo come fratelli anche individui che per lo più fuggono dalle patrie galere, non perché perseguitati politici, ma perché delinquenti comuni e che nei paesi d’origine sarebbero condannati a morte se avessero commesso gli stessi reati consumati in Italia ( in Nigeria lo stupro è condannato con la pena di morte).

Pochi, nel dibattito che in questi giorni si è acceso nel nostro Paese, nell’analisi di fatti come questi vedono tra le cause di essi la presenza sul territorio nazionale il pericolo rappresentato da avventurieri sbandati e crudeli.

Si manifesta apoditticamente a favore dell’accoglienza, ma nessun grido si leva per condannare questo brutale omicidio.

Dove sono le femministe? Perchè non scendono in piazza a protestare contro questo femminicidio? Dov’è la Boldrini? A farle tacere, forse, il colore della pelle delle belve assassine? Questo fa la differenza?

Dobbiamo prendere coscienza del problema ed intervenire con decisione.

A sentire le dichiarazioni di Gardner e di Fico non possiamo purtroppo aspettarci nulla di buono e sono sicuro che saremo costretti presto, nostro malgrado, a piangere per la vita di qualche altra fanciulla, immolata sull’altare sacrificale del politicamente corretto e dell’integrazione incontrollata.

Chi ammannisce tali dichiarazioni assolutorie avrà il sangue delle vittime innocenti sulle proprie mani.

Anche se non si vede.

Raffaele SALOMONE-MEGNA


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