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Il richiamo dei respiratori automatici Philips: un caso di cui il pubblico è poco informato e che rischia di spazzare via la multinazionale olandese

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La multinazionale olandese Philips, un tempo impegnata nell’elettronica ed ora differenziata in più settori, compreso quello medico, si trova di fronte ad un grosso problema: la FDA ad agosto ha emesso un ordine di richiamo per decine di migliaia di respiratori automatici della ditta olandese per problemi legati alla polverizzazione delle schiume di isolamento. Il loro disfacimento viene a comportare il rischio di patologie come i tumori, da cui la necessità del richiamo di massa.

Questo accade in un Paese dove i richiami e la responsabilità verso il consumatore viene presa piuttosto seriamente, per cui Bayer è stat costretta a pagare 12 miliardi di Dollari di risarcimento perché il diserbante Roundup della Monsanto è stato giudicato causa di tumori. E Roundup non era materiale medico, né era stato sottoposto a ripetute inchieste e richiami, che hanno poi interessanto anche le marche collegate.  La J&J nel 2018 è stata condannata a pagare 4,6 miliardi di Dollari perché il talco per bambini USA poteva contenere dell’amianto e neppure questo era un materiale medico. Quali possono essere i danni per Philips?

Sono stati richiamati 5,5 milioni di CPAP e altri dispositivi respiratori,  e sono stati segnalati dei decessi, il tutto dal 2021 sino al 2023.
A metà del 2021 Philips ha avviato un richiamo che ha coinvolto milioni di ventilatori CPAP e BiPAP e altri dispositivi respiratori. I dispositivi, utilizzati per la terapia dell’apnea del sonno e non solo, erano dotati di schiuma per l’abbattimento del suono che poteva potenzialmente degradarsi e penetrare nelle vie respiratorie.

A distanza di quasi due anni, Philips Respironics è ancora di fatto fuori dal mercato dei dispositivi respiratori mentre lavora per riparare i dispositivi. Dall’aprile 2021, la FDA ha ricevuto 105.000 segnalazioni di problemi, tra cui 385 segnalazioni di decessi associati al problema del degrado della schiuma.

Roy Jakobs, amministratore delegato di Philips, ha dichiarato che il gigante olandese delle tecnologie mediche è profondamente dispiaciuto per il ritiro. Diciamo che si tratta di un discreto euffemismo, perché questa vicenda è costata delle vite umane e rischia di costare una marea di soldi al colosso olandese.

Philips è ancora nel bel mezzo di trattative per un decreto di consenso con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e la FDA. Quindi tutti i danni risultanti, in via definitiva, sono ancora da quantificare. Nel frattempo la FDA ha preso il controllo della procedura di richiamo.

In Italia il richiamo avrebbe dovuto essere concluso entro l’aprile 2023, ma non pare ci sia stata tutta questaUrgenza.

La società olandese ha accantonato, al momento, oltre 700 milioni per la vicenda. 

 

Però questa cifra rischia di essere ottimistica, visti i precedenti negli USA, augurandosi che nessun altro si metta in moto dal punto di vista giudiziario per ottenere rimborso dei danni.

Curiosamente Exor della famiglia Agnelli è entrata in gioco proprio in giorno in cui la FDA identificava il richiamo dei prodotti respiratori Philips come estremamente serio, prendendo una partecipazione di controllo nella società. Un tempismo molto curioso, ma l’affare rischia di diventare pericoloso, vista l’entità dei danni in ballo.

 


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