Energia
Il Regolatore francese: i Cinesi si stanno pappando anche l’Eolico Offshore (sovvenzionato dai consumatori)
Il mercato dell’eolico offshore europeo rischia di essere, dopo il solare, l’ennesimo campo di conquista delle grandi aziende cinesi del settore, che così guadagnerebbero i lauti contributi garantiti dai governi
Il regolatore francese lancia l’allarme: i produttori cinesi stanno aumentando la pressione sui rivali occidentali, offrendo turbine sempre più grandi e competitive. A riprendere l’allarme è Bloomberg
Il mercato dell’energia eolica offshore sta vivendo un momento di forte cambiamento, con l’ingresso di nuovi competitor asiatici che minacciano il predominio delle aziende europee.
A lanciare l’allarme è la Commission de Regulation de l’Energie (CRE), l’autorità francese per l’energia, che nel suo ultimo report sull’eolico offshore galleggiante ha evidenziato una crescente pressione competitiva proveniente dalla Cina.
Offerte aggressive e turbine giganti
Secondo la CRE, i produttori cinesi stanno partecipando sempre più frequentemente alle gare d’appalto per la fornitura di turbine per progetti eolici offshore in Francia, proponendo macchine di dimensioni sempre maggiori. “Questa situazione illustra la nuova pressione competitiva nel mercato europeo dell’eolico offshore, con l’arrivo di grandi turbine, principalmente da attori non europei”, ha affermato il regolatore.
La tecnologia dell’eolico galleggiante è ancora in fase embrionale e presenta costi più elevati rispetto all’eolico offshore tradizionale. Tuttavia, mentre aziende europee e statunitensi come Vestas e GE Vernova, gravate da ingenti perdite dovute all’aumento dei costi, si mostrano caute nello sviluppo di turbine di dimensioni sempre maggiori, i competitor cinesi, come Dongfang Electric Corp. e Ming Yang Smart Energy Group Ltd., sembrano pronti a fare il grande salto.
Un rischio per la sicurezza energetica e la competitività europea
L’avanzata dei produttori cinesi rischia di inasprire le tensioni commerciali tra Pechino e l’Unione Europea, già alle prese con l’imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi e con la necessità di incentivare gli investimenti locali nella transizione energetica.
La preoccupazione non riguarda solo la Francia: già lo scorso anno, la Germania aveva avviato un’indagine sulla scelta di un’azienda di utilizzare turbine Ming Yang per un progetto nel Mare del Nord, citando preoccupazioni legate alla concorrenza e alla sicurezza nazionale. L’UE teme che i suoi produttori di turbine eoliche possano fare la stessa fine di molti produttori di pannelli solari, travolti dalla concorrenza cinese.
Ricordiamo che l’energia eolica, soprattutto offshore, viene potentemente sovvenzionata, tramite prezzi minimi garantiti, da parte dei governi. Ad esempio in Italia una recente ha concluso un’asta per eolico offshore in cui è garantito un prezzo di 185 euro a MW/h, ben superiore a quello che pagano le aziende per l’energia. Quindi i soldi pagati da consumatori e governi europei andrebbero all’industria cinese, l’ennesima dimostrazione che la transizione energetica, così come studiata, non è che un enorme regalo a Pechino.
Il governo francese ha recentemente assegnato due appalti per la costruzione di due parchi eolici galleggianti da 250 megawatt nel Mar Mediterraneo a gruppi guidati da Electricite de France SA e Ocean Winds (una joint venture tra Engie SA e EDP Renovaveis SA). Le aziende prevedono di utilizzare turbine di oltre 21 megawatt, con la messa in servizio dei progetti prevista per la fine del 2031. I produttori asiatici si sono detti fiduciosi di poter fornire macchine di tali dimensioni nei tempi previsti, superando la concorrenza degli europei.
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