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Il quotidiano La Stampa è filo Dem nelle Midterm USA come lo fu nella sconfitta di H. Clinton? Molto probabile, come la CNN…

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Mio nonno mi diceva che ai suoi tempi – lui che aveva conosciuto la famiglia Frassati – La Stampa era chiamata con un amichevole termine vezzeggiativo, “La Busiarda” (in piemontese, significa la bugiarda). Certamente oggi, cambiata la proprietà, le cose sono diverse, sicuro, ed infatti io sono certissimo che le informazioni che ci propina il quotidiano torinese sono tutte vere. Tutte. Davvero.

Per questa ragione mi ha colpito nell’articolo di oggi sulle Midterm USA una evidente dissonanza non sulle opinioni, ci sta, ma sui dati. In realtà, anche le opinioni mi sembrano un tantino dissonanti. Mi spiego meglio sotto, citando una parte del brano dell’articolo proposto in testata de La Stampa:

“… Oggi in America si tiene il referendum su Trump, come ha ripetuto lui stesso, e il consenso generale tra i sondaggisti è che i democratici prenderanno la maggioranza alla Camera, mentre i repubblicani la conserveranno al Senato. Se non ci saranno sorprese, sempre possibili, questo risultato sarebbe una sconfitta per il presidente, e avrebbe un impatto tanto sulla seconda metà del mandato, quanto sulla campagna per la rielezione nel 2020. “

Dunque, a parte la possibilità di sconfitta alla Camera da parte dei repubblicani – possibile sebbene non certa, anziandrebbe detto a chiare lettere che il Senato è previsto da quasi tutti i poller USA che resti in mano Repubblicana. Tradotto: in tali condizioni Trump non subirà nessun impeachment ed anzi il Grand Jury sul Russiagate (che fino ad oggi non ha dimostrato nessuna collusione con la Russia, almeno lato repubblicano) terminerà come ha iniziato, con un pugno di mosche. Ma questa – come dicevo all’inizio – è una considerazione che resta nell’ambito delle opinioni. Senza contare che il Presidente ha dovuto aiutare nell’elezione praticamente tutti i senatori repubblicani più critici nei suoi confronti in passato, anche l’ex rivale interno Ted Cruz. Aspettatevi dunque che le nomine al Senato siano molto più rapide in futuro (specialmente alla FED).

Il punto saliente è invece quello sui dati proposti dal quotidiano in questione (fonte: centimetri/La Stampa), per uno che ha studiato in corso Duca degli Abruzzi è questione dirimente. Restando il fatto che – secondo chi scrive – nell’articolo de La Stampa non si chiarisce a sufficienza che la media dei poller USA al Senato danno praticamente certa la maggioranza repubblicana, ben sapendo che il Senato è relativamente facile predirlo (sono 35 i senatori da rinnovare, per giunta in bacini elettorali relativamente grandi, ndr), alla Camera ci sarebbe da discutere. Camera dove invece si rinnovano una marea di seggi, ossia è obiettivamente difficile avere la possibilità di prevedere con precisione. Eppure, per il gioco delle inferenze nelle previsioni, scopriamo – anche se La Stampa non ce lo dice – che esistono circa ventuno seggi della Camera che sono incerti. E che questi decidono la maggioranza. Si noti bene che di questi ben 20 oggi attualmente sono seggi repubblicani. Ossia, per la legge della continuità del voto (una prassi tra i sondaggisti/poller), si dovrebbe pensare che in realtà tali seggi della Camera continueranno statisticamente ad avere maggiore probabilità di restare repubblicani.

Questi aspetti – secondo chi scrive dirimenti – non vengono citati da La Stampa. E la cosa curiosa è che la fonte della previsione sopra citata, sui seggi incerti alla Camera, arriva da The Economist che la Exor della famiglia Agnelli/Elkann di fatto controlla. Mah, misteri…. Eppure è risaputo che il quotidiano di Torino sia precisissimo nei numeri e nelle notizie riportate.

Andiamo oltre. Assieme all’immagine dei seggi, su La Stampa viene anche riportato il tasso di approvazione del lavoro di Trump presidente. E qui nessuno ci capisce più alcunchè, visto che la fonte non è citata. Sono andato a scorrere tutte le fonti/sondaggi in rete e non ne ho trovata nessuna che riporti percentuale di approvazione attuale di Trump presidente al 39%.

Riporto sotto:

E ancora:

Come vedete non trovate nessun sondaggio recente che dia il 39% riportato da La Stampa. Anzi no, in realtà ne esiste solo uno che riporta il 39% come approval rate di Trump (ma solo nella versione “non adjusted”, proprio a voler vedere il bicchiere mezzo vuoto a tutti i costi…), proprio come La Stampa: la CNN, ossia l’emittente che Trump ha riferito pubblicamente (vedasi LINK) come “Fake News Network”, la stessa TV cacciata via dallo studio ovale da Trump qualche tempo fa. Sarà un caso? La Stampa di Torino come la CNN?

Verrebbe da pensarlo… E dunque la testata più antitrump in Italia sarebbe la Stampa, forse? Fattualmente, vedasi sopra….

In tutto questo scandaloso marasma vi dò solo un consiglio: non fidatevi, analizzate, leggete, verificate. All’uopo ogni immagine da me proposta ha un link, per vostra facilità di elaborazione. Quello che vedo oggi mi fa ricordare PRECISAMENTE quanto accadde nell’elezione di Trump, che secondo i grandi media non doveva – più che non poteva – essere eletto.

Io mi aspetto una realtà dei fatti un po’ diversa alle Midterm USA: ampia maggioranza trumpiana al Senato (MAGGIORE DI QUELLA ATTUALE, oggi a 51 seggi,domani a ca. 53-55 seggi) e lotta fino all’ultimo seggio alla Camera. Vedere gli stessi atteggiamenti dei grandi media sperimentati nelle presidenziali di Trump, nel Brexit, nel referendum costituzionale Italiano sul Senato ecc. mi rincuora assai.

A domani

MD


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