Energia
Il prezzo del petrolio scende: Powell e scorte in aumento
il prezzo del petrolio è sceso,, principalmente perché la posizione rigida di jerome Powell sui tassi fa prospettare un rallentamento della domanda, e perché le riserve sono elevate. Ma anche #Trump potrebbe aver avuto il suo ruolo
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I prezzi del petrolio sono scesi nella sessione mattutina di mercoledì, ponendo fine a tre giorni di guadagni grazie all’aumento delle scorte di greggio statunitensi e alle dichiarazioni restrittive del presidente della Fed Jerome Powell. Il Brent per la consegna di aprile è sceso dell’1,51% a 75,86 dollari al barile alle 10.35, mentre il WTI per la consegna di marzo è sceso dell’1,65% a 72,14 dollari al barile. Il calo segue tre giorni di guadagni in cui i prezzi del petrolio sono saliti di quasi il 4%.
I prezzi del petrolio hanno ripreso la loro tendenza al ribasso, poiché il contesto macro ha pesato sul sentiment, con Jerome Powell che ha indicato che la Fed statunitense non ha fretta di abbassare i tassi”, ha detto a Reuters Harry Tchilinguirian, responsabile della ricerca di Onyx Capital Group. “Allo stesso tempo, i trader stanno osservando la pubblicazione dei dati settimanali sul petrolio dell’EIA di oggi pomeriggio, per vedere se l’accumulo di 9 milioni di barili di scorte di greggio segnalato ieri dall’API si materializzerà nei dati ufficiali”.
L’indice dei prezzi al consumo degli Stati Uniti (CPI) è aumentato a gennaio più rapidamente del previsto, rafforzando l’atteggiamento attendista della Federal Reserve prima di tagliare ulteriormente i tassi di interesse in un contesto di crescente incertezza sull’economia. L’IPC è salito dello 0,5% il mese scorso, rispetto allo 0,4% di dicembre, ed è avanzato del 3,0% nei 12 mesi fino a gennaio, dopo il 2,9% di dicembre.
Gli operatori non si aspettano un altro taglio della Fed almeno fino a settembre, dopo che in precedenza era stato previsto un taglio di 25 punti base a giugno. Jerome Powell ha dichiarato martedì che la Fed non ha fretta di tagliare ulteriormente i tassi di interesse perché l’economia è in una buona posizione, ma è pronta a farlo se l’inflazione scende o il mercato del lavoro si indebolisce. Tassi di interesse più alti aumentano il costo dei prestiti, il che può rallentare l’attività economica e indebolire la domanda di petrolio.
“I dati di oggi confermano che l’inflazione è ancora un problema e ovviamente confermano la posizione della Fed di essere cauta nel ridurre i tassi di interesse. Insieme alle prospettive dei dazi, aumentano le preoccupazioni per l’inflazione “, ha dichiarato a Reuters Peter Cardillo, capo economista di mercato presso Spartan Capital Securities.
Probabilmente anche i colloqui di pace che dovrebbero iniziare presto verranno a dare una spinta al ribasso dei prezzi del petrolio, perché si prospetta una eliminazione prossima delle sanzioni verso la Russia, almeno di quelle più impattanti, come appunto quelle sull’energia e i pagamenti.
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