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IL PIANO VIOLA PER BPVI E VB. TROPPO POCO.

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Qualcosa si muove fra Vicenza e Montebelluna per le banche popolari venete, anche se questo primo passo non pare, per ora , sufficiente.

Fabrizio Viola,nuovo C.D.di BPVI e A.D. di VenetoBanca, vuole marciare a tutta forza verso la fusione (che sarà un armagheddon di filiali e dipendenti…), ma si è reso conto che non può farlo sino a che le banche saranno sommerse dalle cause degli ex soci. Quindi ha compreso la necessità di giungere ad un compromesso, e questo è già un importante passo avanti. Come riportato da “il Giornale di Vicenza” si appresta a proporre lunedì 9 gennaio  una soluzione di compromesso che, però, allo stato attuale, non credo incontrerà l’interesse degli azionisti.

Viola infatti pare deciso a concedere un rimborso che riguarderà, almeno per BPVI , solo le azioni acquistate negli ultimi 7 anni (quindi a partire dal 2009) e che arriverà ad un valore complessivo fra il 15% ed il 20% del valore delle azioni stesse. Quindi chi avrà accesso a questo rimborso potrà ottenere fra i 10 ed i 12,5 euro per azione, ma rinunciando a qualsiasi azione ulteriore nei confronti dell’istituto.

Questa cifra ci sembra francamente insufficiente e possiamo , senza tema di dubbio, ritenerla tale anche per Veneto Banca, se sarà riproposta nella medesima percentuale. Da un lato abbiamo si un valore superiore al valore di recesso calcolato a marzo 2016 per 7,3 euro per azione, valore comunque falsato da numerose incertezze e, francamente , opinabile, ma dall’altro le limitazioni sono troppo forti per renderlo seriamente appetibile. Infatti :

  • con la limitazione a 7 anni chi ha preso parte agli aumenti di capitale può aspettarsi un rimborso solo per l’aumento di capitale stesso, non per le azioni detenute precedentemente;
  • si premiano azionisti che sono entrati nella banca proprio nell’ultima fase proprio per poter godere dei vantaggi derivanti da mutui e prestiti compiacenti, comportamenti che hanno aiutato all’affossamento dell’istituto;
  • non si tiene conto che molti, se non moltissimi, contratti di vendita di azioni sono inficiati da difetti di nullità all’origine, come MIFID non corretti, mentre tantissimi sono gli “Scavalcati”, anch’essi aventi diritto a rimborsi totalitari;
  • si premiano gli ultimi arrivati, ma si puniscono gli azionisti storici, coloro che hanno tenuto duro negli anni pesanti , che magari non hanno venduto le azioni per generazioni. Di solito le società tendono a premiare, non a punire, i “Cassettisti”. Al contrario le banche venete sembrano avere delle preferenze diverse.

Probabilmente il C.D. Fabrizio Viola, ha ancora una visione derivata dalla sua esperienza in Monte Paschi Siena, società quotata in cui gli azionisti avevano la possibilità di vendere le proprie azioni sul mercato se non erano soddisfatti del modo in cui la banca veniva gestita. Al contrario questo non è mai stato possibile per gli azionisti di BPVI e VB, che, al massimo, potevano accedere al mercatino interno, molto limitato e non comparabile ad un reale mercato borsistico. Gli azionisti di BPVI e VB non hanno neppure mai potuto godere di analisi ed informazioni indipendenti, ma solo di pochi dati di origine interna e di dubbia affidabilità, come le valutazioni di Mario Bini.

Per questi motivi la proposta del nuovo Consigliere/Amministratore delegato appare ancora molto inadeguata, quasi al limite dell’offensivo per i soci. se pensa così di raccogliere almeno 100 mila rinunce alle azioni legali temiamo che avrà un amaro risveglio. Anche se Fondo Atlante ha aumentato di un miliardo il proprio impegno nelle banche venete proprio oggi, portandolo così a 3,5 miliardi, se il suo piano è una tregua con gli ex azionisti dovrà impegnarsi un po’ di più. Mi sa che vedremo presto l’intervento del Tesoro questo si in grado di far seriamente fronte ad un ristoro, magari parziale , ma sostanziale, degli azionisti danneggiati.

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