Economia
Il piano di Sanchez anti dazi che esalta la sinistra è difficile da mettere in pratica

Nel corso di un’apparizione al Palazzo della Moncloa, Sánchez ha annunciato il piano di risposta e rilancio commerciale in risposta all’aumento del 20% delle tariffe imposte da Trump all’Unione Europea e all’aumento del 25% delle tariffe sui veicoli.
“Il governo spagnolo non starà ad aspettare e vedere cosa succederà nei prossimi giorni. A partire da oggi, implementeremo il nostro Trade Response and Relaunch Plan, progettato per mitigare gli impatti negativi della guerra commerciale avviata da Trump e creare uno scudo per proteggere la nostra economia”, ha annunciato Sánchez. Con questo piano il Governo mobiliterà 14,1 miliardi di euro, di cui 7,4 miliardi di nuovi finanziamenti e 6,7 miliardi di euro corrispondenti a strumenti esistenti.
Le misure annunciate da Sánchez si basano su due pilastri principali. “Da un lato, aiutare e proteggere le imprese e i posti di lavoro che potrebbero essere colpiti dai nuovi dazi”, ha spiegato Sánchez, e, dall’altro, realizzare l’obiettivo di “riorientare la nostra capacità produttiva e rilanciarla nel nuovo contesto globale, sempre sotto il prisma dell’autonomia strategica”.
Fino a qui i dettagli del piano che hanno subito esaltato la sinistra italiana, che continua a soffrire questa sorta di complesso di inferiorità verso i leader stranieri che ce la fanno, stante la costante assenza di leadership dalle parti del Nazareno da almeno una decina di anni abbondanti. Ma davvero questo entusiasmo, basti guardare al tweet di Stefano Bonaccini che invitava a notare le differenze di reazione tra Meloni e appunto il premier spagnolo Sanchez.
Ma forse la sinistra come suo solito scambia le promesse e gli annunci con la realtà. Perchè la situazione di Sanchez in Spagna è complicata da una maggioranza che da un momento all’latro potrebbe sciogliersi come neve al sole. Il governo di Pedro Sánchez, infatti, non a caso, è quello che ha approvato meno leggi nei suoi primi 17 mesi di mandato, confermando lo stato di coma farmacologico in cui versa l’attuale legislatura, la prima nella storia del Paese in cui il partito di governo non ottiene il maggior numero di voti. L’incapacità del governo di portare avanti i suoi progetti legislativi contrasta nettamente con i risultati ottenuti dal principale partito di opposizione. Finora in questa legislatura sono state approvate 242 iniziative del gruppo parlamentare del Partito Popolare presso il Congresso dei Deputati. Nello specifico, ha ottenuto l’approvazione di 227 proposte non legislative (PNL) (di cui 15 approvate in seduta plenaria e 212 in commissione) e 15 mozioni derivanti da interpellanza urgente. L’anno scorso, il governo ha dovuto accantonare il 60% delle normative che intendeva approvare.
E tra questi c’è per il secondo anno consecutivo la legge piu importante di ogni governo, quella di bilancio, che Sanchez non è riuscito a far approvare ancora per i troppi distinguo all’interno della sua maggioranza. La Yolanda Diaz , leader di Sumar e ministro del lavoro in carica, in particolare la scorsa settimana ha polemicamente abbandonato un tavolo con la ministra delle finanze Montero. Oggetto del contendere le tasse da far pagare o meno a chi aveva ottenuto il salario minimo in Spagna.
Difficile immaginare come in una situazione del genere Sanchez possa trovare altri 7 miliardi (perché 6 sono solo una partita di giro, ma questo la sinistra e Bonaccini non lo dicono) per aiutare le imprese spagnole colpite dai dazi di Trump. Basti pensare che solo dieci giorni fa e stato bocciato un piano di aiuti da 700 milioni di euro per il settore agricolo colpito da una crisi senza precedenti, proprio per la mancanza di coperture finanziarie.
Si capisce che una Schlein sempre piu in difficolta, sia all’interno del suo stesso partito che al di fuori, dove Giuseppe Conte sembra ormai essere sul trampolino di lancia per guidare l’opposizione al governo Meloni, cerchi appiglio in quella che da sempre è una sua icona, quel Pedro Sanchez rimasta ormai uno degli ultimi governi progressisti in Europa. Ma bisognerebbe anche magari informarsi prima e soprattutto mostrare anche un minimo di senso dello Stato, in fase cosi drammatiche come quella che si sta profilando davanti a noi
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