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Il Piano di Boris Johnson per disarmare il parlamento prima della scadenza Brexit

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Boris Johnson, che afferma di essere il campione conservatore (Tories) della Brexit, sa di dover affrontare una piccola, ma agguerrita, minoranza nel suo partito che, unita all’opposizione, lo può mettere in difficoltà nei dibattiti parlamentari e porre continui trabocchetti. In vicinanza del giorno finale è possibile, anzi probabile, che alcuni membri del parlamento si prendano paura di fronte al salto nel vuoto di un’uscita senza accordo e votino per bloccarla.

Al contrario Johnson, come chiunque nella sua posizione, vuole avere le mani libere e poter trattare senza vincoli ed avendo in mano la pistola carica dell’uscita Hard, senza accordo, affidandosi agli accordi generali WTO per poi, eventualmente, ricostruire nuovi trattati. Chiaramente la soluzione di un accordo a monte, anche all’ultimo minuto , sarebbe più proficua per tutti, ma questo è raggiungibile solo se il Regno Unito ha in mano la possibilità di minacciare un’uscita senza accordo, altrimenti si troverà in eterno a soggiacere ai dictat di Bruxelles.

Quindi Boris, ma anche l’avversario Hunt, si trova nella necessità di mettere in silenzio il parlamento nei giorni precedenti il Brexit, 31 ottobre, ma come impedire all’organo legislativo di riunirsi? Semplice, rifacendosi alle tradizioni inglesi.

Ogni sessione , cioè anno, parlamentare, viene aperto da un discorso della Regina e tradizionalmente il Parlamento non si riunisce nelle due settimane precedenti. Però gli interventi politici della Regina sono  in realtà fatti in coerenza con i desideri del potere esecutivo. Quindi ecco la soluzione, almeno secondo Sky: Johnson sta valutando di ritardare il discorso della Regina Elisabetta II ai primi di novembre, in modo ch negli ultimi 10-12 giorni do ottobre non ci siano riunioni del parlamento e quindi lui, se scelto come primo ministro, possa avere le mani completamente libere nella trattativa e possa rifiutare il famigerato “Backstop”, cioè l’inclusione dell’Irlanda nel Nord nell’unione doganale con la UE che , oggettivamente, toglierebbe la sovranità al Regno Unito.

Intanto i conservatori iscritti, circa 170 mila, stanno votando e la prossima settimana conoscere chi sarà il nuovo leader.

 


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