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Il “Piano B per l’Italia” di Scenari Economici ed il ruolo di Paolo Savona. la realtà

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Cari amici,

ieri l’Huffington Post   ci ha fatto l’onore di citare e riprendere il “Piano B per l’Italia” che, nel 2015 che presentammo alla Link University alla presenza di un folto pubblico. Certo avremmo preferito che si fossero resi conto all’ora del nostro lavoro, ma meglio tardi che mai.

Il Professor Paolo Savona ci onorò con una sua introduzione in cui si concentrò sul “Piano A”, cioè sui passi necessari per rendere l’Euro una moneta veramente comune ed unitaria europea, perchè, è evidente a tutti coloro dotati di occhi e di un minimo di autonomia intellettuale, che, così come è, l’Euro non funziona e non solo per l’Italia, ma per tutti. Basta leggere ciò che, con abbondanza di dati, scriviamo da anni nel nostro sito per capirlo.

Inoltre il “Piano B”, elaborazione accademica di un team ampio costituito dagli autori di S.E. che citerò alla fine, non era mai stato concepito come una strada da percorrere, ma come un piano di emergenza a fronte di eventi monetari improvvisi e di rottura. Una sorta di “Lancia di salvataggio” o di “Uscita d’emergenza” economica che viene progettata non per un suo normale utilizzo, ma per far fronte ad eventi imprevedibili ed indesiderati che, comunque, potrebbero accadere non per nostra volontà.

Ci appariva impensabile che nessuno, in una costruzione fragile, ancora scossa dal culmine della crisi greca, avesse predisposto un percorso teso a salvaguardare la nostra struttura economico – finanziaria, anche perchè era noto che altri paesi stavano facendo simili preparativi (ad esempio da Bloomberg  o da Reuters ) e non ci appariva prudente che nessuno stesse prendendo le stesse precauzioni. Si trattava però solo di una elaborazione intellettuale ed accademica, uno studio teorico che voleva essere di stimolo ad un percorso di studio più ampio che, tra l’altro, si svolse alla Link University  cioè nel luogo dove in genere vengono affrontati problemi del genere: nelle Università!

Il piano B era un lavoro puramente accademico in cui si cercava di far fronte ad un’eventuale emergenza che poteva vedere l’Italia come soggetto passivo, non attivo, della rottura. Quando i problemi di una valuta sono noti, direi lampanti, non è un problema di chi provocherà la rottura, ma solo di quando questa avverrà, tanto più che ci sono altri paesi, oltre l’Italia, che potrebbero condurre ad Eurobreak  .

Comunque oggi ci sentiamo dei precursori in ottima compagnia, dato che, come riportato poco più di un mese fa dal Welt, i principali Think Tank tedeschi stanno preparando un piano simile con l’appoggio di Berlino, mentre a Roma il problema è dir si o no ad uno studioso indipendente.

Tra l’altro a seguito della presentazione vi fu un dibattito politico a cui presero parte esponenti di tutte le parti politiche, con Stefano Fassina del PD,  Claudio Borghi della Lega, Giorgio Sorial del M5s, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Marco Zanni, Francesco Storace, Sebastiano Barbanti, Marco Valli,  e tutti concordarono che, senza le adeguate correzioni, la rottura dell’euro sarebbe stata inevitabile ed il piano una misura tecnica necessaria.

Comunque ringraziamo chi ora, con ritardo, legge il nostro “Piano B” che fu un’elaborazione di: Antonio Maria Rinaldi, GPG Imperarice, Luca Mussati, Fabio Lugano, Maurizio Gustinicchi, Telesforo Boldrini, Giuseppe Palma, Marco Mori, Jean Sebastian Lucidi, Luigi Pecchioli, in ordine perfettamente casuale. Così, tanto per completezza…

 


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