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Il petrolio è sopravvalutato di 50 dollari al barile, ma ci pensa la Commissione a mantenerne alto il prezzo, aiutando la… Germania
Il Brent, scambiato mercoledì a oltre 116 dollari al barile, dovrebbe essere più vicino ai 70 dollari, secondo Ed Morse, responsabile globale della ricerca sulle materie prime di Citi, in un’intervista a Bloomberg.
Morse, che è stato uno degli opinionisti più ribassisti, vede una crescita della domanda di 3,6 milioni di bpd all’inizio dell’anno. Citando i timori di recessione e di rallentamento economico, Citi stima ora che la crescita della domanda di petrolio si attesti a 2,2 milioni di bpd su base annua, con un calo di 1,4 milioni di bpd rispetto all’inizio del 2022.
“Direi che è più nella fascia dei 70 dollari che in quella dei 120”, ha detto Morse a Bloomberg. “Se guardate al fair value del petrolio, guardate la curva di scorrimento. 120 dollari è un prezzo esagerato”. A 120 dollari al barile la domanda viene a calare, come ha notato anche il Comitato Tecnico Congiunto (JTC) dell’OPEC+, nella riunione di mercoledì, che ha ridotto di 200.000 bpd le previsioni sulla domanda globale di petrolio per il 2022. Con queste previsioni di domanda difficilmente l’OPEC+ aumenterà l’offerta, nonostante le pressioni che giungono da più parti.
Sulla base di queste proiezioni della domanda, quando l’OPEC+ si riunirà giovedì, è improbabile che aumenti le sue quote di produzione già decise.
Se gli analisti parlano di un prezzo corretto a 70 dollari, perché veleggiamo verso i 120? Per l’incertezza creata dalle stupide sanzioni sul petrolio russo decise dalla Commissione e dal Consiglio. Una misura che crea solo incertezza sui mercati e il cui effetto sarà minimo, per il quale qualcuno pagherà effettivamente 70 dollari al barile , o poco più, mentre consumatori e aziende europee pagheranno il prezzo pieno ben sopra i 100 dollari. Sanzioni inutili perché scatteranno a fine anno, dando alla Russia tutto il tempo per ricollocare i propri flussi petroliferi in Oriente, India e Cina, offrendo il proprio greggio con sconti che già ora sfiorano i 30 dollari al barile. Quindi Cina e India pagheranno il petrolio poco più che al prezzo “Atteso di mercato”, mentre l’Europa pagherà per tutti.
Però ci saranno i soliti favoriti: l’esenzione dal blocco dell’import petrolifero degli oleodotti favorisce due stati:
- l’Ungheria di Orban, che a suon di veti ha ottenute l’esenzione del petrolio che riceve per oleodotto e che già paga con un prezzo di favore
- la Germania, che alimenta due raffinerei nell’ex della Germania, fra cui quella enorme di Schwedt, che, casualmente, funziona collegata con un oleodotto alla Russia, senza il quale non può operare.
Quindi, con la solita sottile furbizia, la Germania riuscirà ad esentare dal blocco, imposto invece agli altri, la propria produzione petrolifera. Del resto dalla SPD al governo a Berlino, il partito con “Il piede in tre scarpe”, non c’era da aspettarsi niente di diverso. A pagare sono, come sempre , i fessi.
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