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Il Paradosso del “Disordine”: Come un’imperfezione strutturale potrebbe salvare le batterie al litio (e l’auto elettrica)
Ricercatori USA e Coreani risolvono il problema del degrado nei catodi al nichel. Non serve la perfezione, ma il caos organizzato: ecco come cambia l’industria dell’auto elettrica.

Nel grande dibattito sulla transizione energetica, spesso dominato da ideologie e target politici talvolta irrealistici, c’è un collo di bottiglia fisico ed economico che non può essere ignorato: la durata e l’affidabilità delle batterie. Mentre l’Europa legifera sulla fine del motore termico, nei laboratori di ricerca si combatte una guerra silenziosa contro la fisica dei materiali. La notizia che arriva dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud potrebbe rappresentare quel salto di qualità industriale che il mercato attende, non tanto per miracolose nuove chimiche, ma per un intelligente riutilizzo di quelle esistenti.
Un team internazionale di ricercatori ha infatti scoperto un metodo per estendere drasticamente la vita delle batterie agli ioni di litio (Li-ion), sopprimendo un guasto strutturale critico nei catodi ricchi di nichel. La scoperta, che ha il sapore dell’uovo di Colombo, ribalta il paradigma classico della cristallografia: l’ordine non è sempre virtù, e un po’ di “disordine” controllato può evitare il collasso.
Il tallone d’Achille: il “C-Collapse”
Per comprendere la portata dell’innovazione, bisogna prima guardare dentro le celle che alimentano i nostri smartphone e le auto elettriche (EV). Le batterie moderne si affidano pesantemente a catodi ricchi di nichel (Ni-rich) per garantire un’alta densità energetica. Vogliamo auto che facciano tanti chilometri, e il nichel è la risposta. Tuttavia, c’è un prezzo da pagare.
Durante i cicli ripetuti di carica e scarica, gli ioni di litio entrano ed escono dal catodo. A tensioni elevate, i materiali catodici a strati subiscono un improvviso restringimento lungo una specifica direzione cristallografica. I tecnici lo chiamano parametro reticolare c, e il fenomeno è noto come c-collapse (collasso c).
Immaginate un edificio che respira: si gonfia e si sgonfia. Se lo fa in modo uniforme, la struttura regge. Ma se a un certo punto, sotto massimo stress (piena carica), una parte dell’edificio si contrae violentemente mentre il resto no, si creano crepe. Questo è esattamente ciò che accade:
- Contrazione improvvisa del reticolo;
- Fessurazione delle particelle;
- Interruzione dei percorsi degli ioni;
- Morte prematura della batteria.
La soluzione SLAC-KIST: L’elogio dell’imperfezione
Qui entra in gioco il genio, o la fortuna cercata, del team dello SLAC National Accelerator Laboratory (gestito dalla Stanford University) e del Korea Institute of Science and Technology (KIST). L’approccio tradizionale per risolvere il problema è sempre stato quello di cercare la perfezione: creare strutture cristalline sempre più ordinate e pure. I ricercatori hanno invece deciso di fare l’opposto. Hanno introdotto intenzionalmente un disordine atomico controllato.
Zhelong Jiang, co-primo autore dello studio pubblicato su Nature Energy, ha spiegato che la tensione anisotropa (ovvero, la tensione che non è uguale in tutte le direzioni) è il vero colpevole. Per neutralizzarla, il team ha utilizzato un processo di attivazione elettrochimica per riorganizzare gli atomi di nichel, manganese e litio durante i primi cicli di vita della batteria.
Il risultato è una nuova struttura cristallina imperfetta, denominata Disordered Layered (DL). In termini economici e industriali, questo è un passaggio cruciale: non stiamo parlando di un materiale esotico e costoso, ma di una modifica strutturale su materiali esistenti.
Come funziona la “Magia” del Disordine
La chiave risiede nella gestione degli atomi di metalli di transizione che occupano i siti del litio. Quando la concentrazione di questi ioni “fuori posto” raggiunge o supera il 12%, accade qualcosa di sorprendente: il parametro reticolare c rimane quasi invariato durante la litiazione e delitiazione (carica e scarica).
Ecco i vantaggi tecnici rilevati nel materiale testato (LiNi₀.₉Mn₀.₁O₂):
- Stabilità dimensionale: La struttura non subisce quel restringimento violento ad alti stati di carica.
- Assenza di crepe: Riducendo la tensione interna, le particelle non si fratturano.
- Isteresi di tensione ridotta: La batteria mantiene la sua efficienza energetica.
- Capacità elevata: Nonostante il “disordine”, la capacità di immagazzinare energia non diminuisce, anzi, si stabilizza nel tempo.
È una lezione quasi filosofica applicata alla chimica: un sistema troppo rigido si spezza, mentre un sistema con un certo grado di disordine interno riesce ad adattarsi allo stress senza collassare.
Implicazioni Industriali e Geopolitiche
Perché questa scoperta è rilevante per il grande pubblico? Perché tocca il cuore della fattibilità economica dell’auto elettrica di massa. Attualmente, i catodi ricchi di nichel sono la scelta obbligata per le prestazioni, ma la loro degradazione rapida impone costi di sostituzione elevati e svaluta l’usato elettrico (un problema enorme per il mercato automobilistico attuale).
La metodologia sviluppata non richiede macchinari fantascientifici impossibili da replicare. L’attivazione elettrochimica può essere integrata nei processi di “formazione” della batteria, una fase che esiste già nella produzione su larga scala. Questo significa che i produttori potrebbero:
- Utilizzare gli impianti esistenti;
- Migliorare la densità energetica senza sacrificare la longevità;
- Ridurre il costo totale di possesso (TCO) per l’utente finale.
Inoltre, il fatto che la ricerca provenga da un asse USA-Corea del Sud non è banale. In un mondo dove la Cina detiene un quasi-monopolio sulla raffinazione dei materiali e sulla produzione di celle, l’innovazione tecnologica sui processi è l’unica arma rimasta all’Occidente (e ai suoi alleati asiatici) per non soccombere totalmente alla dipendenza da Pechino.
Il confronto con lo Stato Solido
Spesso sentiamo parlare delle batterie allo stato solido come della “panacea”. Sebbene promettenti, le batterie allo stato solido affrontano ancora enormi sfide di scalabilità e costi di produzione. La soluzione proposta da SLAC e KIST, invece, lavora sulla tecnologia agli ioni di litio liquida già matura. È un miglioramento incrementale ma potente, tipico di quell’approccio keynesiano pragmatico dove l’investimento in ricerca applicata porta a guadagni di efficienza immediati nel sistema produttivo.
Come ha sottolineato Jiang, “abbiamo solo toccato la punta dell’iceberg”. L’idea di progettare materiali inducendo imperfezioni persistenti per via elettrochimica apre un nuovo filone di scienza dei materiali. Potremmo vedere presto nuove leghe e composti che sfruttano il caos per generare ordine e stabilità.
Un passo verso la realtà
Non siamo di fronte alla bacchetta magica che risolverà il problema dell’approvvigionamento delle materie prime o i costi dell’elettricità, ma siamo di fronte a una solida ingegneria. Il mercato dell’auto elettrica sta rallentando perché gli utenti temono l’obsolescenza rapida delle batterie. Sapere che esiste una via tecnica per estendere la vita dei catodi ricchi di nichel, senza sacrificare la potenza, è una notizia che l’industria accoglierà a braccia aperte.
Resta da vedere quanto velocemente questa tecnica passerà dal laboratorio alla Gigafactory. Ma in un’economia che cerca disperatamente efficienza, la scoperta che l’imperfezione è la chiave della longevità ha un sapore quasi poetico, oltre che tremendamente pratico.
Domande e risposte
Cos’è esattamente il “c-collapse” e perché è dannoso per le batterie? Il c-collapse è un fenomeno strutturale che avviene nei catodi delle batterie (specialmente quelle ricche di nichel) quando sono molto cariche. Immaginate il reticolo cristallino del materiale che, improvvisamente, si contrae schiacciandosi lungo l’asse verticale (asse c). Questa contrazione violenta crea tensioni interne fortissime che spaccano fisicamente le particelle del catodo. Le crepe interrompono il flusso degli ioni e la batteria perde capacità rapidamente. Prevenire questo collasso significa allungare la vita utile della batteria mantenendo alte le prestazioni.
La tecnica del “disordine controllato” riduce la potenza della batteria? Sorprendentemente, la risposta è no. Di solito, in ingegneria si pensa che alterare una struttura ordinata porti a un calo di prestazioni. Invece, lo studio dimostra che introducendo questo disordine atomico (con una specifica attivazione elettrochimica), la capacità della batteria rimane elevata. Il materiale mantiene la sua abilità di immagazzinare energia (alta capacità specifica) ma guadagna enormemente in stabilità. È un caso raro in cui si ottiene una maggiore durata senza dover sacrificare la potenza o l’autonomia del dispositivo.
Questa tecnologia è pronta per la produzione di massa o serve solo in laboratorio? Le prospettive per l’applicazione industriale sono ottime. Il metodo non richiede nuovi materiali costosi o macchinari esotici, ma si basa su un processo di “attivazione elettrochimica”. Questo passaggio è molto simile alle procedure di “formazione” e test che le batterie subiscono già oggi nelle fabbriche prima di essere vendute. Pertanto, i ricercatori ritengono che il metodo sia compatibile con la produzione su larga scala (Gigafactories), permettendo di aggiornare le linee esistenti piuttosto che doverne costruire di nuove da zero.









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