Economia
Il paradosso Belga: su 10 disoccupati che ricevono contributi, 6 non sono belgi e neppure europei
Belgio, la svolta sui sussidi: taglio per 180.000 disoccupati di lungo periodo. Il governo ammette: 6 su 10 non sono di origine belga. Ecco la riforma shock da 2 miliardi per salvare i conti e l’integrazione se ci può essere

Il Belgio è da tempo noto per essere un paese singolare, quasi una “curiosità geopolitica” nel cuore dell’Europa più ricca, ma non per questo esente da problemi strutturali profondi. Tra i nodi storici – un debito pubblico persistentemente elevato, infrastrutture che mostrano i segni del tempo – emerge ora una problematica che sta mettendo a nudo una vera e propria frattura nel suo mercato del lavoro. Un problema che, per anni, è sembrato un argomento tabù nel dibattito pubblico, ma che oggi viene finalmente affrontato con cruda onestà da parte del governo.
La narrazione ufficiale è sempre stata rassicurante: il Belgio vanta un tasso di disoccupazione nazionale molto basso, attestato al 5,8%. Un dato che, di primo acchito, suggerirebbe un’economia che viaggia a pieno regime, vicina al pieno impiego. Tuttavia, come spesso accade, il diavolo si nasconde nei dettagli e nell’analisi disaggregata.
Il Ministro del Lavoro, David Clarinval, ha recentemente sollevato il velo su una statistica “sbalorditiva”: sei disoccupati su dieci in Belgio non sono di origine belga. Questa cifra non è solo un dato demografico, ma l’evidenza di una profonda divergenza che impedisce all’economia di raggiungere il suo potenziale massimo.
Anatomia di una frattura: dati Eurostat
L’analisi dei dati Eurostat è impietosa e rende evidente la dicotomia del sistema belga. Se si considera solo la popolazione nata nel paese, il tasso di disoccupazione è eccezionalmente basso, toccando appena il 4,5%. Un risultato che farebbe invidia a molte capitali europee.
Tuttavia, l’indicatore cambia radicalmente quando si osserva la popolazione nata al di fuori dell’Unione Europea. Qui, il Belgio sale al quarto posto in Europa per il tasso di disoccupazione più alto, arrivando a un drammatico 14,5%. Un differenziale di ben 10 punti percentuali tra nativi e cittadini extra-UE non è semplicemente una disparità; è, come è stata definita, una vera e propria frattura del mercato del lavoro.
Questa situazione mette in crisi, almeno in parte, l’approccio tradizionalmente socialmente espansivo del Belgio, storicamente incline a mantenere una rete di sicurezza sociale ampia e generosa. Come si può fornire la copertura delle politiche del lavoro attive a tutti, incondizionatamente, anche quando non sono cittadini non solo del Belgio, ma anche della UE? Il Belgio non può pagare la disoccupazione per tutto il mondo.
L’ironia sottile risiede proprio qui: il governo, pur riconoscendo la necessità di integrazione e formazione linguistica (“Sappiamo che… hanno una conoscenza molto inferiore delle lingue nazionali”), si trova costretto ad adottare l’arma del taglio ai sussidi non solo per stimolare la ricerca attiva del lavoro (l’incentivo classico) ma, soprattutto, per mettere in sicurezza i conti pubblici disastrati. Peccato che a pagarne il prezzo siano anche i disoccupati belgi.
Il drenaggio finanziario e l’ombra del Deficit
Affrontare questa crisi non è solo una questione di giustizia sociale o di efficienza economica; è una necessità imposta dal drammatico stato delle finanze pubbliche belghe.
Secondo un’analisi di Natixis, lo stato delle finanze pubbliche è “preoccupante”. Si prevede che il deficit pubblico peggiorerà nel 2025, superando la soglia critica del 5%, con proiezioni che lo vedono superare persino il 6% entro il 2029 senza misure correttive. Per stabilizzare il debito, il deficit dovrebbe aggirarsi intorno al 3,3%, una meta lontanissima.
È in questo contesto di estrema fragilità fiscale che si inserisce la riforma dei sussidi di disoccupazione promossa dal governo. La misura chiave è l’eliminazione dei sussidi per coloro che sono senza lavoro da più di due anni, con un tetto massimo di percezione di due anni per tutti i futuri richiedenti.
I Numeri della Riforma:
- Beneficiari a rischio: 180.000 belgi perderanno i sussidi di disoccupazione a partire dal prossimo anno.
- Risparmio per lo Stato: Quasi 2 miliardi di euro di risparmio stimato.
- Durata Massima: I sussidi saranno limitati a due anni, a fronte di una situazione precedente in cui si potevano percepire indefinitamente (esistevano casi di persone che ricevevano l’indennità da oltre 20 anni).
Questi quasi 2 miliardi di euro, pur non risolvendo il problema del debito pubblico in sé, rappresentano una boccata d’ossigeno vitale per le casse dello Stato, dimostrando una forte correlazione tra la necessità di disciplina fiscale (approccio conservatore) e la riforma del welfare (approccio correttivo alla spesa).
L’allarme sociale: disoccupazione e “Narco-Stato”
La posta in gioco, tuttavia, va oltre i meri calcoli economici. Il mercato del lavoro disfunzionale e l’esclusione sociale di ampi gruppi di cittadini, in particolare quelli di origine straniera, sono sospettati di aggravare i problemi di criminalità organizzata.
La situazione è così grave che alcune istituzioni hanno pubblicamente lanciato l’allarme, arrivando a etichettare il Belgio come una sorta di “narco-stato“ agli occhi dello Stato stesso. Un giudice istruttore di Anversa, ad esempio, ha evidenziato in una lettera aperta come la criminalità organizzata si sia infiltrata nei gangli vitali della nazione, dai porti alla polizia, e persino nella magistratura.
“Quello che sta accadendo oggi nella nostra giurisdizione e oltre non è più un problema di criminalità comune. Stiamo affrontando una minaccia organizzata che sta minando le nostre istituzioni,” ha affermato il giudice.
Affrontare la crisi del mercato del lavoro e l’esclusione di decine di migliaia di persone non è quindi solo un imperativo economico, ma anche un passo necessario per la sicurezza nazionale e la coesione sociale. Il messaggio del Ministro Clarinval è chiaro e senza appello, pur riconoscendo la necessità di supporto: “Il messaggio principale è che tutti devono lavorare, comprese le persone di origine straniera… Non c’è motivo per cui queste persone debbano essere condannate alla disoccupazione e all’esclusione”.
Le nuove regole: pressione e integrazione
Il governo, guidato dal fiammingo di destra Bart De Wever (sebbene la riforma sia frutto di una coalizione complessa), sta procedendo su due fronti: maggiore pressione e politiche attive mirate.
Principali Misure della Riforma e di Contrasto alla Disoccupazione di Lungo Periodo:
- Limite Temporale: Revoca dei sussidi di disoccupazione per chi è senza lavoro da più di due anni, a partire dal prossimo anno. In futuro, il sussidio massimo sarà di due anni.
- Controlli più Rigorosi: I servizi ispettivi hanno rilevato 5.800 casi di frode l’anno scorso, e si rendono necessari più controlli per garantire che tutti i beneficiari risiedano realmente nel Paese e rispettino gli obblighi.
- Politiche Attive: Maggiore enfasi sul supporto ai gruppi più vulnerabili attraverso:
- Migliore attuazione del processo di integrazione.
- Garantire l’accesso alla formazione e ai corsi linguistici necessari.
- Revisione delle Malattie: I soggetti con lunghe assenze per malattia dovranno sottoporsi a controlli medici più stringenti per dimostrare l’effettiva incapacità lavorativa.
La regione di Bruxelles-Capitale, ad esempio, vedrà circa 42.000 persone a rischio di essere colpite dal nuovo limite. L’Ufficio Nazionale per l’Impiego (RVA/ONEM) ha già iniziato a inviare lettere di preavviso a migliaia di disoccupati di lungo periodo.
Un’Arma a Doppio Taglio per l’Economia e la Società
La scelta di legare i sussidi a un termine massimo è un’arma a doppio taglio, un classico dilemma economico tra efficienza e equità.
Argomentazioni pro-riforma
- Incentivo: La revoca degli aiuti crea un potente incentivo economico per gli individui a cercare attivamente lavoro o, quantomeno, ad accettare la formazione e i corsi offerti dal governo.
- Risparmio Fiscale: Contribuisce a ridurre il deficit pubblico insostenibile, liberando risorse preziose.
- Efficienza: Il mantenimento sine die dei sussidi distorce il mercato, alimentando una disoccupazione strutturale non volontaria.
Rischi e Criticità
Vi saranno ovviamente delle ricadute:
- Aumento della Povertà: Per coloro che non riescono a integrarsi a causa di barriere linguistiche, culturali o di età, la perdita del sussidio si tradurrà in un immediato aumento della povertà e dell’esclusione. Qualcuno però iniozierà a chiedersi che senso abbia mantenere nello stato dei “mini stati” stranieri che non hanno nessuna intenzione di integrarsi.
- Aumento della Criminalità: L’esclusione economica forzata, come suggerito dal contesto del “narco-stato”, potrebbe spingere gli individui vulnerabili verso l’economia sommersa o la criminalità. Bisogna anche dire che uno stato non dovrebbe tollerare la criminalità come succedaneo dello stato sociale.
- Burocrazia: Il successo della riforma dipende dalla capacità dell’apparato pubblico di implementare politiche attive di integrazione efficaci e rapide, cosa non scontata in un paese noto per le sue complessità istituzionali. Questa sarà una sfida notevole perché la burocrazia belga non ha proprio nulla da invidiare a quella italiana, anzi, se possibile, è anche peggiore.
In conclusione, il Belgio, paese di compromessi e di paradossi, si trova a un punto di svolta. La frattura nel suo mercato del lavoro è stata ammessa pubblicamente e le misure correttive, sebbene drastiche e dettate anche dall’urgenza fiscale, sono imminenti. La vera sfida non sarà il taglio della spesa, ma garantire che i 180.000 disoccupati non vengano semplicemente abbandonati, trasformando un problema economico in una bomba sociale.
Domande e risposte
Perché il governo belga ha definito il suo mercato del lavoro “rotto”? Il mercato del lavoro è descritto come una “frattura” a causa della drammatica disparità tra il tasso di disoccupazione dei cittadini nati in Belgio (4,5%) e quello dei cittadini nati fuori dall’Unione Europea (14,5%). Questa differenza di 10 punti percentuali indica una profonda difficoltà strutturale nell’integrare una parte significativa della popolazione, impedendo all’economia di utilizzare appieno il suo potenziale lavorativo e alimentando problematiche sociali correlate.
Quali sono le principali modifiche introdotte alla normativa sui sussidi di disoccupazione? La riforma chiave consiste nell’imposizione di un limite massimo di due anni per la percezione dell’indennità di disoccupazione. L’obiettivo primario è eliminare la possibilità di percepire il sussidio a tempo indeterminato, una pratica che ha portato casi di assistenza ventennale. Questa misura, che coinvolgerà circa 180.000 persone, mira a creare un forte incentivo alla ricerca attiva di lavoro e a generare un risparmio di circa 2 miliardi di euro per le casse dello Stato, fondamentali dato l’elevato deficit pubblico.
Come si collegano i problemi di disoccupazione e i conti pubblici in Belgio? Il collegamento è diretto e drammatico. Il Belgio si confronta con un debito e un deficit pubblico (previsto oltre il 5% del PIL) insostenibili. Le spese per l’assistenzialismo illimitato hanno contribuito a drenare le risorse statali. Eliminando i sussidi per i disoccupati di lunga durata, il governo stima un risparmio di quasi 2 miliardi di euro, una mossa cruciale per tentare di riequilibrare i conti e rimettere in carreggiata le finanze pubbliche, dimostrando che la riforma del lavoro è anche una necessità fiscale.








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