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Euro crisis

Il paese si salva solo con la spesa pubblica. Tagliarla è come martellarsi… le gonadi.

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Ho deciso di lanciarmi in un’impresa davvero ardua. Forse non sarò all’altezza ma voglio provarci.

Ho la presunzione di spiegarvi perché incitare al taglio della spesa pubblica sia analogo a martellarsi le… gonadi e proverò a farlo quasi senza tecnicismi economici e giuridici visto che, purtroppo, i più non comprenderebbero. Proverò a spiegare dunque questo concetto con semplici esempi che però tengano conto, seppur con un modello iper semplificato, delle principali variabili macroeconomiche esistenti. Non voglio colpevolizzare nessuno, so bene che anni di propaganda hanno azzerato le capacità critiche dei più.

Usiamo numeri bassi in modo che sia facile fare due conti veloci e ciò non per dare valore matematico al modello ma per rendere più facile immaginare quanto descrivo. Il nostro Stato virtuale, nel primo anno della sua esistenza, conia in proprio e senza banchieri 100 monete e le distribuisce ai suoi cittadini. I cittadini cominciano ad utilizzare queste monete per scambiare beni o servizi. Non applichiamo alcuna convertibilità delle monete emesse, esattamente come per la moneta oggi esistente. Si stampa liberamente secondo le leggi di domanda ed offerta. Si stampa senza alcun tipo di controvalore.

Come farà lo Stato ad immettere queste 100 monete? Scartata la pittoresca ipotesi del lancio dagli elicotteri si opterà per distribuire il denaro per mezzo della spesa pubblica. Vengono decisi pertanto alcuni settori chiave in cui lo Stato spende la propria moneta, così immettendola finalmente in circolazione (ad esempio sanità, pubblico impiego, pensioni, investimenti, politici ed un pò di sano spreco in favore di qualche amico che comunque, ferma l’ingiustizia, comporta in ogni caso l’immissione di ricchezza per la collettività. Tutta la spesa pubblica dunque è credito per i privati).

Perfetto. Immesse le prime 100 monete lo Stato intende continuare a spendere negli anni successivi per aumentare la base monetaria di ulteriori 10 monete all’anno. Alla fine del quinto anno successivo all’emissione delle prime cento monete avremo pertanto 150 monete. Tuttavia scopriamo che nel frattempo i cittadini hanno avuto una propensione al risparmio di 2 monete all’anno. Indi, in sei anni, hanno accantonato depositi per 12 monete. Pertanto in circolazione abbiamo 138 monete e non le 150 coniate. Si inizia a creare un risparmio diffuso (Art. 47 Cost: “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme (omisiss…) Favorisce l’accesso al risparmio popolare, alla proprietà dell’abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto ed indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese”. Tutto questo quindi è possibile solo emettendo sempre più moneta al crescere dell’economia, ergo è possibile unicamente facendo deficit).

Lo Stato continua altri dieci anni con le medesime politiche monetarie di cui sopra, al termine dei quali esisteranno complessivamente 250 monete di cui 32 accantonate nei risparmi. Tuttavia, a questo punto, ci si accorge che si stanno creando squilibri, alcuni cittadini hanno troppo, altri hanno troppo poco, c’è un ingente risparmio diffuso ma l’economia tende ad incepparsi, troppa ricchezza va in mano di pochi. Il Paese decide quindi di applicare una tassazione progressiva sui redditi per redistribuire la moneta ed eliminare gli squilibri tra i lavoratori, tale azione comporta il recupero a tassazione di 5 monete annue mentre la spesa resta fissa a 10 (Art. 3 Cost.: “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”).

La base monetaria crescerà ancora ma di sole 5 monete l’anno. Contemporaneamente al crescere del paese si rappresenta anche la nuova necessità di comprare energia all’estero (ecco che apriamo l’esempio ad un’economia aperta), dobbiamo ora spendere 1 moneta l’anno per comprare gas da Putin. Avremo quindi la necessità di decidere la nuova politica monetaria. Paghiamo il gas aumentando le tasse di 1 e così riduciamo a 4 l’aumento di moneta circolante annua oppure coniamo 1 moneta in più per comprare il gas, moneta che questa volta aumenterà la ricchezza di un paese estero e non la nostra. Nel nostro esempio decidiamo comunque di aumentare le tasse di 1 e pertanto l’incremento annuo di base monetaria si ridurrà a 4 monete (spesa 10 contro 6 di tassazione).

Arrivati ad aver coniato 1000 monete di cui 100 accantonate nei risparmi (dato puramente inventato ai fini del nostro modello) introduciamo una novità. Lo Stato decide di iniziare a far emettere moneta da un simpatico banchiere centrale a cui abbiamo ceduto tale potere grazie ad un lauto compenso da esso erogato al politico di turno. In cambio di tanta grazia lo Stato inizierà ad emettere obbligazioni in favore del banchiere. Il banchiere da subito ci dice: “state tranquilli vi compro tutte le obbligazioni continuate pure a spendere 10 e tassare 6 mi pagherete con 1 moneta di interesse all’anno e vi rifinanzierò sempre l’intero capitale” (ovviamente nell’esempio dimentico volutamente il fenomeno degli interessi sugli interessi in quanto l’obiettivo è farvi capire cosa comporta nel nostro sistema un taglio alla spesa pubblica).

Lo Stato intende mantenere invariato in 4 unità le nuove monete immesse nel sistema attraverso la spesa pubblica ma così facendo, ogni anno, si indebiterà con la banca emettendo un’obbligazione pari ad una moneta aggiuntiva. A fronte dunque di 4 monete che entreranno nel sistema il debito verso il banchiere sarà pari a 5. Dunque dopo 10 anni di questa politica avremo un debito con la banca pari a 50 monete di cui solo 40 immesse nel sistema economico (avremo dunque in totale 1040 monete coniate nella nostra realtà virtuale). L’economia comunque continua a crescere ma dopo dieci anni il banchiere ci convoca nuovamente spedendoci una bella lettera (Quella di BCE all’Italia nel 2011 vi ricorda qualcosa?) e stavolta ci dice “sei uno Stato cattivo, hai vissuto sopra le tue possibilità. Da ora in poi non potrai più fare deficit, anzi sbrigati a mettere il pareggio in bilancio in Costituzione, ma se lo farai ti consentirò di ripagarmi in comode rate sempre pari ad 1 moneta l’anno”.

Dopo aver ringraziato il generoso banchiere per i suoi congrui tassi d’interesse lo Stato alza subito le tasse e dice ai cittadini: “va bene signori, da oggi spendo 10 e tasso 10, non immetterò altra moneta, devo ridurre il debito!”. Ebbene già da questo momento in poi diventa matematicamente impossibile incrementare ulteriormente la ricchezza del paese, infatti la base monetaria calerà di ben 2 monete l’anno, quella dovuta al costo degli interessi pattuiti su quello che, a quel punto, prende il nome di debito pubblico e quella dovuta per il gas del buon Putin che va dritta verso l’estero ad aumentare la base monetaria Russa.

Ma lo Stato e’ costretto a fare di più. I cittadini si lamentano della stagnazione economica ed invocano un abbattimento massiccio delle tasse. Lo Stato allora chiede alla banca che gli risponde: “caro Stato abbassa pure le tasse ma devi diminuire anche la spesa, come ti ho detto non ti è concesso fare deficit”. Allora lo Stato dimezza la spesa pubblica e dimezza contemporaneamente le tasse.

Dopo dieci anni di tasse a 5 e spesa a 5 i cittadini si arrabbiano e dicono: “perché noi continuiamo a non crescere? Anzi qui abbiamo sempre meno moneta e ci siamo giocati anche la capacità di creare risparmio”. La risposta a questa domanda è molto facile: perché la quantità di moneta a disposizione scende ogni anno che passa per gli interessi sul debito e per il gas di Putin.

Lo Stato a quel punto corre ai ripari ed azzera addirittura la spesa pubblica riducendo le tasse a 2 sole monete, quelle necessarie a pagare l’interesse annuo ed il gas. I cittadini esultano, non abbiamo più tasse e portano in trionfo il leader maximo del momento, un tale Renzi Matteo. Ovviamente senza più spesa pubblica abbiamo perso Stato sociale e sanità ma siamo contenti perché abbiamo anche licenziato i dipendenti pubblici fannulloni e cassato il fenomeno corruzione, per le città si vedono caroselli, ora si! Cresceremo!

Ma nonostante ciò, magia delle magie, l’economia collassa ancor di più ed il Paese piomba in una recessione violenta. Come mai anche senza tasse nessuno consuma? Ovviamente perché manca l’unità di misura con cui scambiarci beni e servizi, la moneta. Lo Stato viene azzerato e tutta la moneta che non si è preso Putin per il gas finisce lentamente (o velocemente a seconda del tasso d’interesse!) in mano alla banca creditrice, la nazione viene sciolta e la banca diventa il nuovo Stato. Morale? La crescita e’ matematicamente legata alla quantità di moneta in circolazione e la moneta entra in circolazione con la spesa pubblica, anche con quella brutta e cattiva. Se abbiamo un debito da ripagare, anche portando a zero spesa pubblica e tasse noi moriremo in ogni caso, ed in ogni caso, anche qualora non avessimo debito senza aumentare la base monetaria circolante, non vi sarà mai crescita duratura. Il debito però, in un contesto come il nostro, diventa uno stupendo modo per fare in modo che la gente accetti festante lo smantellamento dello Stato perché convinta che il debito sia causato dalla spesa brutta e cattiva. Ebbene, come avete letto, questo è falso.

Il taglio alla spesa pubblica non crea ricchezza ma la sottrae, sempre. Ciò che crea ricchezza e’ quanta parte di quella spesa ci resta in tasca alla fine di ogni anno. In sostanza il problema è il differenziale (spread) tra spesa e tasse. Se non si spende più di quanto si tassa si muore.

A nulla vale il ricorso al credito privato (sentivo già l’obiezione). Cioè se ad un certo punto, nel nostro esempio a tasse e spesa azzerate, copro l’euro di interessi ed il gas di Putin contraendo debito privato per investimenti e consumi (i cittadini vanno dalle banche commerciali a chiedere prestiti) otterrò semplicemente, dopo un immediato ed effimero sollievo (dovuto all’aumento temporaneo della base monetaria), un’accellerazione della mia morte. Quando i creditori privati chiederanno il conto la mia base monetaria scenderà in misura maggiore a 2 e ciò in quanto si sarà aggiunta anche la componente del debito privato (che nella realtà odierna sconta tassi d’interesse ben più alti di quelli relativi al debito pubblico). Certo potrei diventare competitivo (abbassare i salari!) e fregare moneta alle nazioni vicine facendo export per frenare caduta della moneta circolante. Benissimo. Ma preghiamo allora che la nazione vicina non sia governata da imbecilli come noi ed aumenti costantemente la sua base monetaria perché, quando l’avremo portata via tutta, cominceremo nuovamente a morire.

Insomma a livello globale, a maggiore produzione, consegue la necessità di maggiore moneta per scambiare beni o servizi (appunto la moneta come alternativa al baratto) altrimenti l’economia si inceppa (e torni al baratto!). La domanda crolla. Anche a moneta costante non abbiamo speranze a causa della naturale propensione al risparmio ed ai naturali disequilibri che si creano nel libero mercato che comporterebbero comunque una conseguente rarefazione della moneta circolante o, nella migliore delle ipotesi, una stagnazione economica che nell’attuale modello reale, come sappiamo, ha effetti ben peggiori di quelli di questo banale esempio, comportando effetti di rarefazione monetaria più repentini e violenti. Insomma non c’è prezzo. Se si vuole crescere serve più moneta in circolazione, dunque serve che lo Stato spenda più di quanto tassa e se non vi piace la spesa pubblica perché assumiamo fannulloni (che però vengono a comprare nei vostri negozi ed in quelli dei vostri datori di lavoro!) provate con gli elicotteri, ma vi garantisco che a livello redistributivo non sarà un metodo intelligente.

Infine un’osservazione tecnica. Spendere 20 e tassare 20 a livello macroeconomico non è analogo a spendere 0 e tassare 0. Perché? Perché nel mercato si creano squilibri. Se io sono più bravo degli altri riuscirò a tenere per me più monete. Meritocrazia dirette voi. Certo meritocrazia, peccato che se siamo in 100 ed abbiamo 1000 monete in tutto, di cui 900 sono nelle mani dei 5 più bravi, gli altri 95 moriranno di fame…

Dunque, ad un certo punto, alcuni competitors arrivano a detenere talmente tanta moneta da causare, di fatto, la riduzione di quella circolante perché non riusciranno mai a spendere o reinvestire le enormi cifre che guadagnano. La situazione non sarebbe affatto diversa da quello che avverrebbe nel caso di un prelievo fiscale maggiore della spesa pubblica. Allora come fare ad impedire questi accumuli negativi per l’economia? Ovviamente con le tasse, se le tasse sono troppo basse gli squilibri saranno eccessivi, dunque ecco perché spendere 20 e tassare 20 è sempre meglio che spendere 0 e tassare 0.

Obiezioni possibili? Io affermo la necessità di un modello di spesa sempre e comunque a deficit (almeno nel lungo periodo) dunque è lecito chiedersi se l’emissione di troppa moneta darebbe luogo ad un aumento dell’inflazione con conseguente impennata delle vendite delle… cariole. Al fine del mio esempio francamente non mi interesserebbe visto che, sia in inflazione che in deflazione, se nel lungo periodo non riesco a spendere più di quanto tasso, ridurrò la moneta circolante e creerò sic et simpliciter miseria.

Ma ovviamente vi rammento comunque che l’obiezione è facilmente superabile visto che, in caso di spinte inflazionistiche, potrò effettivamente tassare più di quanto spendo (politiche anticicliche sono normali in economia) così sottraendo al sistema la moneta in eccesso oppure, idea delle idee, potrò ridurre la spesa pubblica sempre a tasse invariate (così la gente non si accorgerebbe nemmeno che gli tolgo moneta e prenderò più voti al prossimo giro. Infatti il popolo non comprende che tagliare la spesa è in tutto e per tutto recessivo quanto alzare il prelievo fiscale, anzi in realtà illustri economisti dicono anche che sia addirittura peggio visto i migliori effetti sul PIL del moltiplicatore monetario applicato alla spesa).

Faccio tuttavia rispettosamente notare che oggi siamo in deflazione (e non potrebbe essere altrimenti visto che è la ovvia conseguenza della poca moneta circolante) ed allora forse è meglio dire a quel bischero di Renzi che deve aumentare lo spread tra spese e tasse (fare deficit!) e che per farlo, l’unico modo, è riprenderci le chiavi di casa tornado alla sovranità monetaria ed economica perché indebitarci con il banchiere di turno, che ha unto gli ingranaggi della politica, è puro masochismo.

La mia ricetta? Banchiere e politico unto a San Vittore ed Italia di nuovo sovrana e libera di fare tutto il deficit necessario alla piena occupazione ed alla creazione di un risparmio diffuso. Ovvero un modello rispettoso della Costituzione. Art. 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Forse sarebbe meglio dire… era…

P.s. Putin mi sta simpatico e suggerisco un hashtag #renzianalfabetamacroeconomico

www.studiolegalemarcomori.it


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