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Il “Pacco di Natale” di Pechino: mercantili trasformati in incrociatori lanciamissili. La sfida asimmetrica che l’Occidente non sa cogliere

La Cina svela una nave mercantile armata con 60 missili e radar avanzati: il piano di Pechino per convertire la flotta civile in navi da guerra sfida la US Navy.

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Avevamo il presentimento che Pechino ci avrebbe riservato un altro giro di “rivelazioni” in ambito militare per questo Natale. Se l’anno scorso le fughe di notizie riguardavano i caccia stealth senza coda, quest’anno il regalo sotto l’albero è decisamente più voluminoso e, se vogliamo, inquietante per la sua pragmatica efficacia. La Cina ha svelato, quasi con nonchalance, una nave cargo di medie dimensioni stipata fino all’orlo di sistemi containerizzati per il lancio verticale di missili, radar e sistemi di autodifesa.

Non si tratta di un semplice esercizio di stile, ma di un messaggio chiaro inviato a Washington e ai suoi alleati: la Cina ha la capacità, e probabilmente la volontà, di trasformare la sua colossale flotta commerciale non solo in supporto logistico, ma in vere e proprie “navi arsenale”. Una mossa che unisce la potenza di fuoco alla capacità di dissimulazione, creando una zona grigia che potrebbe mandare in tilt le regole d’ingaggio occidentali.

Componenti militati containerizzate (TWZ da internet cinese)

Non è fantascienza, è logistica modulare

Le immagini trapelate sui social media cinesi mostrano una nave mercantile con il ponte ingombro di container. A un occhio distratto potrebbe sembrare un normale trasporto merci, ma a uno sguardo più attento emerge una sovrastruttura improvvisata progettata per trasformare lo scafo civile in un combattente di superficie pesantemente armato.

Cosa abbiamo osservato nel dettaglio?

  • Radar Phased-Array: Un grande radar rotante montato a prua del ponte di comando, elevato sopra tre container per garantire l’orizzonte radar.

  • Sistemi di Comunicazione: Un’altra cupola radar o sistema di comunicazione montata sul lato opposto, anch’essa su container.

  • Difesa di Punto (CIWS): Un sistema Type 1130 da 30mm (una sorta di gatling gun per l’abbattimento di missili in arrivo) montato in alto a prua.

  • Lanciatori di Esche: Sistemi Type 726 per il lancio di decoy, essenziali per confondere i sensori nemici.

Tuttavia, il vero “game changer”, quello che fa sollevare più di un sopracciglio agli analisti navali, è la distesa di lanciatori verticali containerizzati.

Componenti militari nsu nave porta containe (TWZ da internet cinese)

Una potenza di fuoco che rivaleggia con i cacciatorpediniere

La configurazione osservata sul ponte è impressionante. I moduli di lancio verticale (VLS – Vertical Launching System) sono disposti in una griglia di cinque per tre, e ogni modulo contiene quattro grandi tubi di lancio. Facendo due conti, questa disposizione conferisce alla nave mercantile una capacità di 60 celle di lancio verticali.

Per dare un termine di paragone comprensibile anche ai non addetti ai lavori, ecco una tabella comparativa tra questa “nave mercantile armata” e le classi di cacciatorpediniere standard della US Navy:

Unità NavaleTipoCelle VLS (Missili)Costo Stimato
Arleigh Burke (Flight I/II)Cacciatorpediniere USA90-96 celle~2 Miliardi $
Mercantile Cinese ModificatoNave “Arsenale” Civile60 celleFrazione del costo militare
Fregata FREMM (Italia)Fregata missilistica16-32 celle~500-700 Milioni €

Come si evince, stiamo parlando di una capacità di fuoco pari a due terzi di un cacciatorpediniere americano Arleigh Burke, ottenuta però su uno scafo civile, economico e sacrificabile. Data la grande installazione radar, la missione di questa nave sembra essere quella di una “nave picchetto” (picket ship), in grado di fornire difesa aerea d’area, ma nulla vieta che quei tubi possano ospitare missili antinave o da crociera per l’attacco al suolo.

Potrebbe anche quindi essere usata come minaccia nascosta per l’attacco: immaginatela a 50 miglia da una base navale USA, mentre simula l’avvicinamento a un porto commerciale, La Cina svela una nave mercantile armata con 60 missili e radar avanzati: il piano di Pechino per convertire la flotta civile in navi da guerra sfida la US Navy. e i danni che potrebbe causare.

Il vantaggio asimmetrico della Cina: la capacità industriale

Indipendentemente dal fatto che si tratti di un prototipo, di un dimostratore tecnologico o di una nave già operativa, questa mossa sottolinea il vantaggio strategico fondamentale della Cina: la sua immensa capacità cantieristica.

Mentre l’Occidente dibatte su budget e tempi di consegna biblici per le nuove unità (si veda il disastroso programma delle Littoral Combat Ships americane), Pechino può attingere alla più grande flotta commerciale del mondo e a cantieri navali che sfornano tonnellaggio a ritmi che noi ci sogniamo. Abbiamo già visto traghetti civili cinesi utilizzati come navi da sbarco anfibio durante le esercitazioni per l’invasione di Taiwan. Ora vediamo l’evoluzione letale di questo concetto.

I sistemi d’arma containerizzati non sono una novità assoluta (anche gli USA e la Russia ci lavorano da anni), ma vederli dispiegati su questa scala, con un’integrazione radar così massiccia, segna il passaggio dalla teoria alla pratica.

I dubbi tecnici e giuridici

Ovviamente, non è tutto oro quel che luccica. Ci sono domande legittime sulla reale efficacia di un sistema del genere:

  1. Integrazione dei Sistemi: Avere un radar e dei missili sullo stesso ponte non significa che funzionino bene insieme. Esiste un sistema di gestione del combattimento (CMS) all’interno della nave capace di coordinare i sensori con le armi in tempo reale? O i dati devono essere trasmessi a un’unità militare esterna?

  2. Resilienza: Quanto sono robuste queste installazioni? Un radar montato su container resisterebbe alle vibrazioni e alle sollecitazioni di un mare forza 7 o all’onda d’urto del lancio dei propri missili?

  3. Il problema legale: Trasformare navi civili in navi da guerra crea un incubo per il diritto internazionale. In caso di conflitto, questo renderebbe ogni nave mercantile cinese un bersaglio legittimo per la US Navy? Probabilmente sì, aumentando esponenzialmente i rischi per il commercio globale e la sicurezza degli equipaggi veramente civili.

Inoltre, il posizionamento del radar, quasi in linea con la sovrastruttura di poppa della nave, potrebbe creare zone d’ombra. Tuttavia, questi sono problemi tecnici risolvibili. Il concetto di base resta valido e minaccioso.

Una lezione per l’Occidente

La realtà è che la Cina sta giocando una partita industriale che l’Occidente ha smesso di giocare decenni fa. L’idea di una “flotta ombra” militare, nascosta in piena vista tra migliaia di portacontainer, è un moltiplicatore di forza che costringe gli avversari a disperdere le risorse di sorveglianza.

Mentre la US Navy lotta per mantenere il numero delle sue navi sopra le 300 unità e vede i suoi cantieri faticare a riparare i sottomarini in tempi decenti, la PLAN (la marina cinese) non solo costruisce nuove navi da guerra a ritmo serrato, ma ora dimostra di poter convertire rapidamente la flotta civile in asset militari.

L’approccio modulare e containerizzato è il futuro della logistica di guerra, e sembra che Pechino lo stia abbracciando con una velocità che dovrebbe preoccupare non poco i pianificatori della NATO. Non si tratta solo di missili, si tratta di resilienza industriale e flessibilità operativa.

Se l’anno scorso era un avvertimento, questo è un dato di fatto: in un prossimo conflitto, potremmo non essere in grado di distinguere un innocuo mercantile da una batteria missilistica galleggiante finché non aprirà i portelloni. E a quel punto, potrebbe essere troppo tardi.

La domanda che dobbiamo porci non è se questo sistema sia perfetto oggi, ma quanto velocemente potrà diventarlo domani. E, soprattutto, se l’industria della difesa europea e americana è in grado di rispondere con qualcosa di diverso da slide di PowerPoint e programmi decennali dai costi faraonici.


Domande e risposte

Come fa una nave civile a gestire armamenti così complessi?

La chiave è la containerizzazione autonoma. I moderni sistemi d’arma possono essere “impacchettati” con la propria alimentazione e i propri computer di controllo all’interno di container standard ISO.2 Tuttavia, il collo di bottiglia rimane l’integrazione con i sensori (radar) e la gestione dei dati. È probabile che la nave necessiti di un “container di comando” dedicato dove gli operatori gestiscono i sistemi, o che agisca come un “magazzino remoto” i cui missili vengono guidati da altre navi militari o aerei nelle vicinanze tramite datalink.

È legale armare navi mercantili secondo il diritto internazionale?

È una zona grigia molto pericolosa. Storicamente, le “navi corsare” o i mercantili armati (come le Q-ship) esistevano, ma dovevano battere bandiera militare prima di ingaggiare battaglia. Se la Cina utilizzasse navi dall’aspetto civile senza segni distintivi chiari per lanciare attacchi, violerebbe il principio di distinzione del diritto bellico. La conseguenza pratica sarebbe drammatica: in guerra, il nemico (USA o alleati) si sentirebbe autorizzato ad affondare qualsiasi mercantile cinese preventivamente, trattandolo come potenziale nave da guerra, con enormi rischi per i civili.

Gli Stati Uniti hanno qualcosa di simile?

Sì e no. Gli USA studiano da anni concetti simili (come il programma Lethal Effects per le navi logistiche o il sistema Pandora), ma non li hanno dispiegati su questa scala o su navi puramente commerciali. La differenza fondamentale è la base industriale: gli USA non hanno una flotta mercantile civile nazionale paragonabile a quella cinese da convertire rapidamente. La Marina USA si concentra su navi militari dedicate, ma sta iniziando a capire che la simmetria industriale con la Cina è ormai persa e servono soluzioni creative.

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