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Difesa

Il nuovo patto di stabilità della UE dovrà tener conto delle spese per la difesa (di Vincenzo Caccioppoli)

Non è possibile fissare delle norme di bilancio che non tengano conto delle spese che l’Europa dovrà fare per il settore difesa, in una situazione complessa dal punto di vista delle relazioni internazionali

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A due anni e mezzo dall’inizio della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la questione degli armamenti e della velocità di approvvigionamento e produzione militare sta acquisendo importanza, e l’Europa dovrà essere maggiormente coinvolta. La presidente della commissione Von der Leyen ha voluto dare un segnale nominando ad hoc un commissario per la difesa. Ma alle parole ora vanno fatti seguire i fatti, occorre insomma, in altre parole, mettere i soldi, come ha anche sottolineato Mario Draghi nel suo lungo report sulla competitività : “Servono ingenti investimenti, soprattutto nella difesa”.

L’Europa, in particolare la Germania, ha trascurato la propria sicurezza per decenni e la situazione sta migliorando solo molto lentamente. Ad esempio, ci vorranno molti decenni prima che la Germania torni a ricostruire il numero di sistemi di artiglieria che aveva solo 20 anni fa. Il nostro paese è assai lontano dal raggiungimento del 2% del Pil, come richiesto a tutti gli appartenenti della Nato. Nel frattempo, la produzione militare russa è aumentata in modo massiccio, al punto che può produrre l’equivalente dell’intero stock tedesco di sistemi d’arma principali in meno di un anno.

Nonostante i numeri allarmanti, molti, anche nella comunità della sicurezza, credono che l’Europa possa in ultima analisi fare affidamento sugli Stati Uniti per la difesa. L’argomentazione è che l’Europa non ha bisogno di investire molto e può farlo in modo selettivo, poiché molti servizi militari, come la garanzia della superiorità aerea, sono in ultima analisi forniti dagli Stati Uniti. C’è anche un estremo scetticismo su un approccio europeo all’approvvigionamento della difesa. Perché pensare all’Europa finché i paesi hanno industrie di difesa nazionali e per esigenze aggiuntive possono acquistare prodotti americani? Queste ipotesi non sono sorprendenti: la dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti è stata vantaggiosa e ha servito bene gli interessi europei. Inoltre, le iniziative di approvvigionamento della difesa dell’UE non hanno avuto molto successo.

Tuttavia, è tempo di superare l’eccessiva dipendenza dagli Stati Uniti sia per la fornitura di sicurezza che per la fornitura di importanti sistemi d’arma. Non si può più solo fare affidamento sulla protezione statunitense. Il sistema politico europeo deve uscire dalla sua zona di comfort per tre motivi. In primo luogo, indipendentemente dal risultato delle elezioni presidenziali di novembre, gli Stati Uniti dovranno concentrarsi maggiormente su altre regioni del mondo. Donald Trump poi ha fatto capire già durante la sua prima presidenza nel 2016, che l’idea che l’Europa possa dormire su due guanciali perché tanto c’è il grande alleato americano che gli para le spalle, è ormai destinato a rimanere solo un retaggio del passato.  In secondo luogo, i decisori politici devono affrontare il fatto che gli Stati Uniti non solo sono profondamente divisi, ma stanno anche mostrando segni di fragilità politica e potrebbero trovarsi di fronte a una grave crisi costituzionale. In terzo luogo, la capacità produttiva statunitense di beni militari è limitata in quanto fornisce sistemi d’arma agli alleati in Asia, Medio Oriente e Ucraina. La situazione internazionale così delicata ha costretto anche l’Europa a correre ai ripari, aumentando la propria spesa militare.

Aermacchi M-346 FA

Secondo i nuovi dati diffusi, dall’inizio del 2022 l’Europa ha registrato un’impennata generalizzata delle spese militari, raggiungendo un totale di 552 miliardi di euro nel 2023. L’aumento è pari al 16% in più di quanto speso dai Paesi interessati nel 2022 e al 62% in più rispetto al 2014, quando la spesa era di 330 miliardi di euro. Ma quello che ancora manca, come in molti altri settori, è una politica di difesa e quindi di spesa congiunta tra i principali paesi europei.

Le precedenti iniziative europee in materia di appalti per la difesa sono state ostacolate forse da un eccessivo protezionismo nazionale. I paesi hanno giustificato questo fatto citando interessi di sicurezza nazionale, ma spesso erano i posti di lavoro locali a guidarlo. Tuttavia, l’aumento dei bilanci della difesa significa anche una creazione di più posti di lavoro nel settore della difesa. C’è quindi spazio per un’azione contro il protezionismo motivato da interessi di politica industriale locale. Una strategia europea per la produzione di armamenti dovrebbe puntare a volumi di produzione più elevati a costi unitari inferiori. Con bilanci pubblici ristretti, è difficile giustificare costi di produzione elevati. Una maggiore efficienza è possibile solo attraverso una maggiore industrializzazione della produzione e una maggiore specializzazione della produzione in tutta Europa.

La strategia europea deve quindi trovare il modo di consentire alle forze di mercato e alle aziende di decidere i modi migliori per produrre in modo economicamente conveniente. Invece di acquistare piccole quantità a costi elevati da produttori locali, ogni paese dovrebbe trovare il modo di sfruttare le economie di scala integrando i propri mercati. E per questo la commissione ha stabilito a marzo, con il programma EDIRPA, che, entro il 2030, i Paesi membri acquistino congiuntamente almeno il 40% delle forniture militari. Le preoccupazioni per la sicurezza devono essere prese in considerazione, ma ciò dovrebbe essere supportato da chiare giustificazioni. Un fondo di debito europeo garantirebbe un rapido aumento della domanda. La difesa comune europea è un tema di cui l’Europa dovrebbe occuparsi congiuntamente e con risorse adeguate.  Rafforzare gli acquisti congiunti, accelererebbe lo sviluppo delle capacità di difesa e sosterrebbe l’integrazione del mercato. Il mondo sta cambiando velocemente e l’Europa non può fare finta che tutto è invece rimasto come prima. È tempo che i decisori prendano in considerazione misure coraggiose per rafforzare la difesa europea. Un’Europa più forte è essenziale per l’alleanza transatlantica.

 


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