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Il neo-mercantilismo tedesco ammesso da Flassbeck: la Germania è cresciuta abbassando i salari ed esportando debito e disoccupazione

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Qui su Scenari Economici e su pochi altri siti è una fatto ormai assodato: la Germania ha approfittato della rigidità del cambio causato dall’adozione della moneta unica per fare dumping salariale a danno di tutti gli altri Paesi europei e specialmente di quelli del Sud, favorendo così le proprie esportazioni e causando l’indebitamento delle altre economie.

Adesso anche un importante economista tedesco, come Heiner Flassbeck lo mette nero su bianco sul suo recente saggio “Solo la Germania può salvare l’euro” scritto insieme a Costas Lapavitsas e presentato due giorni fa alla Fiera del libro di Francoforte. Secondo Flassbeck la ragione dell’enorme surplus accumulato dalla Germania, che l’ha resa la nazione economicamente più forte del vecchio Continente, è  sostanzialmente dovuto alla riduzione dei salari tedeschi, a partire dalla fine degli anni ’90, quando la contrattazione dei contratti di lavoro e dei salari si è spostata dal livello nazionale collettivo a quello aziendale, favorendo gli accordi in deroga. A ciò si è aggiunto il pacchetto di riforme conosciuto come “Agenda 2010“, all’interno del quale vi sono le famose ed ormai famigerate riforme Hartz, più precisamente le Hartz I e Hartz II che hanno apportato modifiche ai lavori interinali ed introdotto i c.d. “minijob”, lavori pagati massimo 450 euro, sulla carta destinati a creare occupazione nei servizi e con durata limitata a pochi mesi, in pratica utilizzati per anni anche nella distribuzione e nella produzione, come ho già avuto modo di illustrare.

La Germania in questo modo ha potuto attuare una concorrenza di prezzo sui suoi prodotti assolutamente incontrastabile da parte dei suoi concorrenti sui mercati europei e globali, in primis l’Italia, inondando dei suoi prodotti diventati convenienti i Paesi periferici ed esportando cosi, oltre che beni, anche debito e disoccupazione.

Secondo Flassbeck da questa situazione non si esce facendo politiche di austerità o imitando il modello tedesco, rendendo flessibili i salari: in Paesi ad alto debito infatti queste politiche innescano inevitabilmente una spirale recessiva, che infatti sta flagellando Stati come Grecia ed Italia o a portato altri, come Portogallo e Spagna, a fortissime correzioni salariali accompagnate però anche da alta disoccupazione.

La ricetta secondo l’economista, sarebbe una e solo una: che la Germania cominciasse a consumare, attraverso un aumento sostanzioso dei redditi dei suoi lavoratori, ridistribuendo i guadagni attuati dalle imprese. Questa soluzione però si scontra con il credo neo-mercantilista che da sempre guida la politica economica tedesca, il quale si può sintetizzare in tre punti: avere un’offerta sempre abbondante di manodopera per tenere sotto controllo la dinamica dei salari, tenere bassa la domanda interna facendo politiche restrittive anti-inflattive, ed agevolare in ogni modo, anche con aiuti pubblici, diretti od indiretti, il proprio export, favorendo la creazione di un mercato unico dove circolano liberamente le merci e la contemporanea adozione di un sistema monetario a cambi rigidi che impedisca manovre difensive degli altri Paesi e consolidi il vantaggio comparato acquisito.

Se la Germania non cambia politiche per Flassbeck non c’è Paese europeo che può salvare l’euro, come ha dimostrato la Grecia. La possibilità di imporre un diverso assetto economico è nuove regole è infatti legato secondo l’economista alla concreta minaccia di un credibile “piano B” alternativo da utilizzare per la trattativa o da un’alleanza di Stati che abbia la forza di far valere le proprie posizioni: ambedue queste soluzioni non paiono essere attualmente presenti nello scenario politico.

La crisi dell’euro è quindi irreversibile e nessuna politica monetaria può evitarla, visto che, come si è visto, pur con tassi prossimi allo zero gli investimenti non ripartono.

Ma noi tutte queste cose già le sapevamo: vediamo ora se i governanti tedeschi dopo la pubblicazione del saggio di Flassbeck ne prenderanno finalmente atto.

 


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