Energia
Il mondo brucia (e brucerà) sempre più carbone: le previsioni “ottimiste” dell’AIE smentite dai fatti
Record storico di 8,85 miliardi di tonnellate: la Cina traina i consumi mentre le previsioni di calo dell’AIE vengono smentite ancora una volta dalla realtà dei dati.

Nonostante la narrazione dominante ci parli di una transizione energetica ormai compiuta e di un abbandono imminente delle fonti fossili, la realtà dei numeri racconta una storia ben diversa. Il mondo non solo continua a usare il carbone, ma ne sta bruciando più che mai.
I dati recenti, evidenziati dalla Kobeissi Letter su base Bloomberg e AIE (Agenzia Internazionale dell’Energia), mostrano un trend inequivocabile che smentisce anni di previsioni errate. La domanda globale annuale di carbone ha raggiunto il record storico di 8,85 miliardi di tonnellate metriche.
La realtà contro il “Wishful Thinking”
Se guardiamo al grafico storico, notiamo un fenomeno che si ripete con costanza imbarazzante: il continuo errore nelle previsioni dell’AIE. Dal 2020 a oggi, ogni anno l’Agenzia ha previsto un picco immediato seguito da un calo strutturale (le linee tratteggiate nel grafico). E ogni anno, puntualmente, la linea blu continua della realtà ha ignorato queste proiezioni, spingendosi verso l’alto.
Dal 2020, il consumo annuale di carbone è aumentato di ben 1,40 miliardi di tonnellate. Le stime che vedevano un “Peak Coal” tra il 2022 e il 2025 si sono rivelate non analisi economiche fondate, ma puro wishful thinking, un desiderio pio scambiato per previsione statistica. In realtà ancora adesso IEA , l’Agenzia Internazionale per l’Energia, prevede un calo del carbone, ma bisogna vedere se questa prevision farà la fine delle precedenti.
Chi sta bruciando tutto questo carbone?
Per comprendere le dinamiche economiche sottostanti, è necessario guardare a chi traina questa domanda. L’occidente, con le sue politiche green, sta effettivamente riducendo i consumi, ma il suo peso specifico è diventato marginale rispetto al gigante asiatico.
Ecco un confronto che vale più di mille parole:
Cina: Rappresenta oggi circa il 56% del consumo globale, con una domanda di 4,95 miliardi di tonnellate.
Stati Uniti: La domanda è scesa a 410 milioni di tonnellate, pari a circa il 5% del totale mondiale.
In pratica, per ogni tonnellata di carbone risparmiata con fatica e costi elevati negli USA o in Europa, la Cina ne brucia multipli per alimentare la propria base industriale e la sicurezza energetica.
Il futuro: un’altra previsione destinata a fallire?
L’AIE ci riprova anche quest’anno. Le proiezioni attuali prevedono un graduale calo della domanda nei prossimi cinque anni, fino a scendere a circa 8,60 miliardi di tonnellate entro il 2030. Tuttavia, considerando che le previsioni passate si sono sistematicamente scontrate con la fame di energia dei mercati emergenti, è lecito nutrire un sano scetticismo keynesiano: nel lungo periodo saremo tutti morti, ma nel breve periodo il mondo sembra aver ancora disperatamente bisogno di carbone affidabile ed economico.
Domande e risposte
Perché il consumo di carbone aumenta nonostante la transizione verde? Il consumo aumenta perché la domanda di energia nei paesi in via di sviluppo e nelle economie emergenti, in particolare in Asia, cresce più velocemente di quanto le energie rinnovabili possano soddisfare. La sicurezza energetica e la stabilità della rete elettrica rimangono prioritarie rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione. Il carbone offre una fonte di energia programmabile, economica e facilmente stoccabile, indispensabile per sostenere la crescita industriale di paesi come Cina e India.
Le politiche occidentali contro il carbone sono inutili? Non sono inutili a livello locale per la riduzione dell’inquinamento, ma sono statisticamente irrilevanti a livello globale per quanto riguarda le emissioni totali di CO2, se non accompagnate da riduzioni analoghe in Asia. Come mostrano i dati, il calo dei consumi negli USA e in Europa è stato più che compensato dall’aumento in Cina. Questo solleva dubbi sull’efficacia economica di politiche che penalizzano l’industria occidentale senza impattare realmente sul clima globale.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) è affidabile nelle sue previsioni? Storicamente, sul carbone, l’AIE ha mostrato un bias ottimistico verso la transizione energetica che non si è riflesso nella realtà. Le sue proiezioni sembrano spesso basarsi sugli impegni politici dichiarati dai governi (gli scenari “NZE” o “APS”) piuttosto che sulle reali dinamiche di mercato e sulla domanda fisica di energia. Fino a quando le previsioni non terranno conto della resilienza della domanda asiatica, continueranno a divergere dai dati reali.








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