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Il MICA, cioè la futura normativa europea sulle valute virtuali: chi colpisce e chi grazia

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La crescente popolarità delle criptovalute ha portatole autorità a desiderare un controllo normativo più stretto.  per ora nel mondo le normative sono estreme: si va El Salvador, che  ha approvato una legge per dichiarare Bitcoin a corso legale, alla Cina che ha avviato una repressione dei minatori di BTC e che lo vieta completamente.

Nel frattempo, la proposta di regolamento della Commissione europea sui mercati delle criptovalute (MiCA) è in prima lettura al Consiglio e al Parlamento europeo. Questo regolamento farà parte della strategia di finanza digitale dell’UE e probabilmente avrà un impatto significativo sul funzionamento del mercato delle criptovalute nell’UE. Si tratta di un regolamento complesso (e lungo 168 pagine), i cui effetti richiedono un’ampia discussione.

 

Innanzitutto, il regolamento non si applica alla blockchain o alle tecnologie DLT alla base delle criptovalute. Non si applica nemmeno alle valute digitali emesse dagli stati e regolamentate dalle banche centrali (CBDC). Tutte le altre criptovalute che non si qualificano come strumenti finanziari, compresi gli utility token, per accedere a servizi, o i token di puro pagamento sono lasciati fuori da questa normativa.

In realtà tutte le realtà veramente decentralizzate ed a mining diffuso difficilmente potranno ricadere all’interno dei controlli del MICA, proprio per la loro caratteristiche diffuse e democratiche. Saranno sottoposti invece a regolamentazione gli exchange, anche perché la struttura centralizzata degli exchange classici, oltre al collegamento con il mercato monetario, permettono la definizione di standard di sicurezza che si ribalteranno in una maggiore garanzia per gli utenti.

Interessante, ma controversa, la “Clausola Elon Musk”, che dovrebbe limitare la possibilità degli influencer di comunicare distorcendo il mercato. Una norma che lascia forti dubbi sulla sua applicabilità

Altro elemento che verrà sottoposto a regolamentazione sono le stablecoin. Asset direttamente collegati ad un altro attivo stabile, che siano valute, oro o altri metalli preziosi, le stablecoin hanno un’importante funzione nel sistema finanziario delle valute virtuali, ma sono anche centralizzate, quindi facilmente sottoponibili a vincoli e controlli, anche necessari per valutare il retrostante alla stablecoin. Inoltre tramite la regolamentazione delle stablecoin si pensa di poter arrivare a una analisi e comprensione maggiore della deFi, la finanza decentralizzata, nella quale i rendimenti ottenuti sono, allo stato attuale, molto superiori rispetto a quelli dell finanzia ordinaria.

Quali saranno gli effetti della normativa MICA? Prima di tutti creerà delle barriere all’entrata: soprattutto nei settori più regolamentati sarà necessario avere un certo livello di certificazione e credibilità finanziaria per poter operare. D’altro canto i mercati dovrebbero diventare più sicuri e meno volatili. Vedremo se sarà veramente così.

 

 

 

 

Tuttavia, questo significa anche che, a differenza di altre criptovalute, non si prevede che il valore delle stablecoin aumenti in modo esponenziale nel tempo. Di conseguenza, le stablecoin vengono utilizzate nel mercato delle criptovalute per due scopi principali. In primo luogo, i proprietari di criptovalute trasformano i profitti in stablecoin a breve termine con l’intenzione di investire in altre criptovalute quando si presentano opportunità, piuttosto che trasformare i profitti in denaro fiat e trasferirli sul proprio conto bancario.

In secondo luogo, le stablecoin vengono investite in scambi di criptovalute o applicazioni finanziarie decentralizzate per restituire rispettivamente interessi e rendimenti. Il primo in particolare offre un’alternativa sicura e interessante ai metodi di risparmio tradizionali offerti dalla finanza legacy. Le stablecoin possono guadagnare più del 10% di interesse annuo rispetto alla media dell’1% offerta dagli ISA nel Regno Unito per la quale i consumatori dovranno bloccare i loro fondi per cinque anni.

Il regolamento utilizza una terminologia peculiare e estranea al mercato delle criptovalute e separa le stablecoin in categorie quali ‘e-money tokens’ (stablecoin il cui valore è agganciato ad un’unica valuta fiat) e ‘significant asset refered tokens’ (determinati in base ai criteri elencati nell’articolo 39 del regolamento). Gli stablecoin (che il regolamento chiama token “asset-referenced”) sono soggetti a rigorosi standard normativi di trasparenza, funzionamento e governance. A differenza di altre criptovalute, le stablecoin devono essere autorizzate dalle istituzioni di regolamentazione per essere scambiate all’interno dell’UE e il requisito di autorizzazione si applica anche alle stablecoin già in circolazione.

Di conseguenza, quando il regolamento entrerà in vigore, le stablecoin esistenti dovranno richiedere l’autorizzazione alle autorità di regolamentazione per essere scambiate nell’UE. Ancora più importante, il regolamento vieta l’emissione di interessi sui token di moneta elettronica. Non c’è alcuna spiegazione nel regolamento sul perché sia ​​necessaria questa intrusione nell’autonomia finanziaria. Questo divieto priverà i cittadini europei di un’opzione di investimento interessante, in particolare considerando che gli strumenti di stimolo finanziario adottati per limitare l’impatto economico dei lockdown dovrebbero comportare tassi di inflazione storicamente elevati.


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