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Il mercato “ufficiale” è solo una facciata? Oltre la metà degli scambi ora avviene nell’ombra

Le borse sono sempre più costose e meno efficienti, e questo fa si che oltre la metà delle transazioni azionarie avvenga fuori dai mercati ufficiali. Quali sono le soluzioni alternative?

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L’investitore al dettaglio, il cosiddetto “parco buoi”, è convinto di operare sul mercato. Compra e vende azioni tramite il suo broker su borse ufficiali come il NYSE, il Nasdaq o Piazza Affari. Questa, però, è un’immagine sempre più sbiadita, quasi un’illusione. Il mercato reale, quello dove si muovono i volumi pesanti, sta diventando sempre più opaco e riservato.

I numeri sono chiari: nel 2025, le transazioni “fuori borsa”,  hanno superato stabilmente il 54% del volume totale degli scambi. E non è un incidente di percorso, ma una tendenza destinata a crescere, coinvolgendo azioni, obbligazioni e, ovviamente, criptovalute.

🕵️‍♂️ Cosa significa “scambiare nell’ombra”?

Il fatto che un’azione su due sia negoziata lontano dai listini pubblici significa una cosa semplice: i prezzi che vediamo in tempo reale sulle nostre piattaforme non sono necessariamente quelli “veri”.

Queste transazioni avvengono in canali alternativi:

  • Sistemi di Negoziazione Alternativi (ATS): Mercati paralleli a quelli ufficiali, con regole diverse.
  • Dark Pool: Le famigerate “piscine oscure”, dove gli ordini di acquisto e vendita sono visibili solo dopo l’esecuzione.
  • Accordi Bilaterali (OTC, Over the Counter): Semplici accordi diretti tra due parti che vengono effettuate senza transitare in borsa.

In questi circuiti, la trasparenza è un optional e la regolamentazione è spesso limitata a un accordo privato. Certo, per i grandi fondi di investimento è una manna: possono scambiarsi pacchetti azionari da miliardi di dollari senza influenzare minimamente il prezzo ufficiale del titolo. Un favore tra gentiluomini (istituzionali).

📊 I numeri della (poca) trasparenza

Il fenomeno, rilevato da Bloomberg, è globale ma con differenze geografiche significative.

  • Stati Uniti: La FINRA (l’ente di autoregolamentazione supervisionato dalla SEC) registra volumi off-exchange altissimi, che hanno superato stabilmente il 50% del totale.
  • Unione Europea: L’ESMA (l’autorità europea) sembra inseguire. I dati, fermi al 2022, indicavano che gli scambi OTC e SI (Internalizzatori Sistematici) non raggiungevano il 30%.
  • Spagna: La CNMV, l’autorità di vigilanza spagnola, ha confermato dati simili per il 2024 (circa il 30%).
  • ETF: Fanno storia a sé i fondi negoziati in borsa. Essendo appannaggio degli istituzionali, nell’UE quasi il 70% dei loro scambi avviene fuori borsa, tramite ETF. Anche se questi “Seguono” il titolo, non sono il titolo trattato.

Sebbene questo sia un gioco dominato da gestori patrimoniali e banche, la partecipazione degli investitori al dettaglio (retail) è in rapida crescita dal 2019. Mercati come l’OTC Markets Group (che scambia circa 60 miliardi di dollari al mese) vedono i piccoli investitori interessarsi a titoli “opachi”, inclusi nomi noti come Tesla e SoFi Technologies.

La maggior parte delle transazioni azionarie avviene in uffici privati (fonte Pixabay)

🌪️ Volatilità e mercati oscuri

Esiste un legame interessante tra l’opacità e i nervi saldi del mercato. I dati FINRA mostrano picchi di volumi OTC proprio nei mesi più tesi, quando la volatilità è elevata. Evidentemente qualcuno ne approfitta nell’ombra.

Ad esempio, lo scorso dicembre, quando la Fed ha gelato le speranze su un taglio rapido dei tassi, i volumi OTC sono schizzati. Lo stesso ad aprile, con le tensioni sulle guerre commerciali.

Tuttavia, non è una correlazione così diretta. L’analista Jackson Gutenplan offre una lettura più raffinata: i fondi usano l’OTC per limitare la “fuga di informazioni” e ottenere esecuzioni migliori. Ma quando l’incertezza diventa panico vero, “i volumi tornano sulla borsa [ufficiale]”. I trader, anche quelli grossi, corrono a cercare la sicurezza e la liquidità dei mercati regolamentati. Almeno finché non torna la calma.

🤔 Perché questa fuga dalla Borsa?

Perché le grandi istituzioni preferiscono “spegnere la luce”? L’opacità e la possibilità di scegliersi la controparte aiutano, ma la ragione principale è molto più prosaica: i costi.

I dark pool e gli accordi OTC riducono drasticamente i costi di transazione, specialmente quando si muovono pacchetti azionari milionari con una semplice “stretta di mano” virtuale.

Paradossalmente, sono gli stessi intermediari che offrono al piccolo investitore la piattaforma per il mercato regolamentato a fornire agli istituzionali le “salette private” per queste transazioni fuori borsa. Un business parallelo, molto più redditizio, che continuerà a crescere.

Costi eccessivi spingono a transazioni fuori borsa

Domande e risposte

  • Cosa significa “dark pool” e perché è diverso dalla Borsa? Un dark pool è un mercato privato, accessibile principalmente a grandi investitori istituzionali. La differenza fondamentale con la Borsa (mercato “lit”, cioè illuminato) è la trasparenza: in un dark pool, gli ordini di acquisto e vendita (il book) non sono visibili al pubblico. Questo permette di scambiare enormi quantità di azioni senza che il mercato se ne accorga in tempo reale, evitando così di influenzare il prezzo.
  • Se il 55% degli scambi è OTC, il prezzo che vedo sul mio conto trading è falso? Non è “falso”, ma è “parziale”. Il prezzo ufficiale che vedi è formato solo sul mercato regolamentato (il restante 45% circa). I grandi scambi OTC avvengono spesso a prezzi vicini a quelli ufficiali (o al punto medio tra domanda e offerta), ma non contribuiscono a formarli. Questo crea una frammentazione: il prezzo “vero” è un concetto sfuggente, noto solo a chi opera su entrambi i mercati.
  • Per un piccolo investitore è un bene o un male che esistano i mercati OTC? È ambivalente. Da un lato, se i grandi fondi non usassero i dark pool, i loro ordini giganteschi provocherebbero un’enorme volatilità sui mercati ufficiali, danneggiando anche i piccoli. D’altro canto, questa opacità crea un mercato a due velocità: uno trasparente per i piccoli (il “parco buoi”) e uno privato e più efficiente per i grandi. Questo riduce la liquidità totale disponibile sui mercati pubblici e mina la fiducia nella correttezza della formazione dei prezzi.
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