Economia

Il Legno non mente mai: il segnale di recessione USA che arriva dalle foreste

Mentre tutti guardano ai soliti indicatori, il mercato del legname invia un segnale inequivocabile con un crollo del 19%. Questo dato, legato a doppio filo con la crisi del settore immobiliare americano, preannuncia un brusco rallentamento che neanche le mosse della Fed potrebbero riuscire a fermare.

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C’è un indicatore economico che raramente finisce sulle prime pagine dei giornali, ma che possiede la sincerità ruvida e inconfutabile di una materia prima: il legno.  La materia prima, molto utilizzata negli USA nell’attività edile, indica la solidità dell’economia oltre oceano, e oggi riflette un’immagine preoccupante per gli Stati Uniti, con possibili conseguenze a livello globale.

Da quando sono stati pubblicati i dati sull’occupazione, lo scorso 1° agosto, i futures sul legname sono letteralmente crollati, registrando una perdita del 19,3%. Un calo così netto e rapido non è un semplice aggiustamento di mercato; è il segnale che i mercati stanno prezzando un significativo rallentamento dei consumi nei prossimi mesi. Ecco il grafico da Tradineconomics:

La reazione dei produttori non si è fatta attendere: di fronte a un’evidente sovrapproduzione, hanno iniziato a tagliare l’output. Interfor, il terzo colosso del legname in Nord America, ha già annunciato una riduzione del 12% della sua produzione, citando esplicitamente la debolezza del mercato e la “crescente incertezza macroeconomica”. Un eufemismo per dire che si preparano a tempi duri.

Ma perché il legno è un termometro così preciso? La risposta si trova nel settore immobiliare, il vero motore del consumo di questa materia prima negli USA. Come spiegato dal Dipartimento dell’Agricoltura statunitense:

  • Un terzo di tutto il legname utilizzato negli Stati Uniti è destinato alla costruzione di nuove case e appartamenti.
  • Esiste una correlazione quasi matematica: se il PIL cresce sopra il 2%, la domanda di legname aumenta. Se scende sotto questa soglia, la domanda cala.

E il mercato immobiliare americano sta decisamente mandando segnali di raffreddamento. Le vendite di case esistenti sono diminuite dell’1,4% a luglio, e il totale delle compravendite ha toccato i minimi degli ultimi 30 anni.

Non è un problema di offerta: ci sono quasi mezzo milione di case invendute, un livello che non si vedeva dall’ottobre 2007, alla vigilia della grande crisi. Il problema è la domanda, frenata da due fattori principali: i tassi sui mutui elevati e un mercato del lavoro che, seppur non in crisi, mostra segni di indebolimento. Come ha sottolineato l’economista Daniel Vielhaber, questa combinazione letale sta soffocando le vendite e ci sono poche ragioni per aspettarsi un’inversione di tendenza entro la fine dell’anno.

I dazi hanno complicato la situazione: l’amministrazione Trump, con le sue minacce di dazi sulle importazioni di legname canadese, aveva creato una bolla speculativa nei primi mesi dell’anno. Temendo rincari futuri, i costruttori americani si erano precipitati a fare scorta, spingendo i prezzi fino a 685 dollari per 1.000 piedi di tavola. I dazi sul legname canadese sono poi arrivati, ma i magazzini erano pieni quando sono giunti i dati occupazionali opachi di agosto.

Nemmeno il tanto atteso annuncio della Federal Reserve, circa la sua intenzione di abbassare i tassi d’interesse, è riuscito finora a stimolare la domanda. Un taglio dei tassi potrebbe dare un po’ di ossigeno a qualche potenziale acquirente, ma difficilmente potrà invertire da solo un ciclo economico che, a giudicare dal segnale inequivocabile che arriva dal legno, sembra volgere al ribasso.

Legname, prodotto essenziale per l’edilizia USA, fonte Unsplash

Domande e Risposte

1) Perché il prezzo del legno è considerato un indicatore economico così affidabile?

Il prezzo del legno è un indicatore predittivo eccezionale, soprattutto per l’economia statunitense, perché è intrinsecamente legato al settore delle costruzioni residenziali. Circa un terzo del legname USA viene usato per nuove case. Di conseguenza, la domanda di legno anticipa l’andamento del mercato immobiliare, che a sua volta è un pilastro del PIL e riflette la fiducia dei consumatori e la loro capacità di spesa. Un crollo nel prezzo del legno, quindi, non segnala solo un’eccedenza di materia prima, ma una prevista contrazione della domanda di nuove abitazioni, e per estensione, un imminente rallentamento economico generale.

2) Qual è l’importanza di questo calo dei prezzi nel contesto attuale?

Nel contesto attuale, caratterizzato da tassi di interesse ancora elevati e da un’inflazione non del tutto domata, questo calo è particolarmente significativo. Mentre le borse possono essere influenzate dalla speculazione, il prezzo di una materia prima fisica come il legno riflette la domanda reale. Il suo crollo conferma che le politiche monetarie restrittive della Federal Reserve stanno avendo un impatto tangibile sull’economia reale, raffreddando uno dei suoi settori più vitali. È un campanello d’allarme che suggerisce come il rischio di una “hard landing”, ovvero una recessione vera e propria, sia concreto.

3) Quali potrebbero essere le ricadute concrete di questa situazione sull’economia globale?

Un rallentamento significativo dell’economia statunitense, anticipato da indicatori come il prezzo del legno, ha immediate ripercussioni globali. Gli Stati Uniti sono il più grande importatore al mondo; una loro minore domanda di beni e servizi si traduce in una contrazione delle esportazioni per molti Paesi, Europa e Asia in primis. Inoltre, un’economia USA in difficoltà può generare instabilità sui mercati finanziari globali, spingendo gli investitori verso asset più sicuri e causando una fuga di capitali dai mercati emergenti. In sintesi, il “raffreddore” del settore immobiliare americano rischia di provocare la “febbre” a molte altre economie.

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