Energia
Il Kazakistan presenta il conto alle Big Oil: attesa sentenza da 3,5 miliardi (e in ballo ce ne sono 160)
Il Kazakistan attende entro fine anno la sentenza arbitrale contro Eni, Shell e altri colossi: in ballo 3,5 miliardi di dollari subito, ma le richieste totali per danni e costi non dovuti superano i 160 miliardi. Tremano le Big Oil.

Il braccio di ferro tra lo stato centroasiatico e le multinazionali dell’energia sta per arrivare a un primo, cruciale, punto di svolta. Il Ministro dell’Energia kazako, Yerlan Akkenzhenov, ha confermato lunedì che il governo si aspetta una sentenza arbitrale entro la fine di quest’anno. Sul piatto c’è una richiesta di risarcimento da 3,5 miliardi di dollari contro il consorzio che gestisce il giacimento di Karachaganak.
Non si tratta di scaramucce burocratiche, ma di una questione di sostanza che tocca da vicino anche l’Italia. Il Kazakistan, infatti, ha deciso di portare in tribunale i colossi che sviluppano i suoi giacimenti più ricchi, contestando i costi che queste compagnie hanno dedotto dai ricavi prima di spartire i profitti con il governo locale.
Il nodo dei “costi deducibili”
La disputa ruota attorno ai Profit-Sharing Agreements (accordi di condivisione della produzione). In termini semplici, questi contratti permettono alle compagnie petrolifere di recuperare le spese sostenute per lo sviluppo dei campi estraendo valore prima di dividere l’utile con lo Stato ospitante. Secondo Astana, però, le Major avrebbero calcato troppo la mano sulle deduzioni.
La sentenza attesa per dicembre riguarda specificamente il progetto Karachaganak, uno dei più grandi giacimenti di gas e condensati al mondo. Qui la posta in gioco è di 3,5 miliardi di dollari, ma è solo la punta dell’iceberg.
Chi paga il conto? Anche l’Italia
Il consorzio sotto accusa vede la partecipazione di attori di primo piano nel panorama energetico globale. Ecco come sono ripartite le quote del progetto Karachaganak:
- Eni (Italia): 29,25%
- Shell (Regno Unito): 29,25%
- Chevron (USA): 18%
- Lukoil (Russia): 13,5%
- KazMunaiGas (Kazakistan): 10%
Come si vede, l’Eni è in prima fila insieme a Shell. Il giacimento in questione è un gigante che contiene idrocarburi stimati inizialmente in 13,6 miliardi di barili di liquidi e quasi 60 trilioni di piedi cubi di gas.
La partita da 160 miliardi di dollari
Se la sentenza su Karachaganak preoccupa, quello che si profila all’orizzonte è un vero e proprio incubo finanziario per le Big Oil. Il governo kazako ha infatti avviato diverse procedure arbitrali parallele. Oltre alla disputa sui costi, ci sono in ballo richieste danni per ritardi contrattuali, extra-costi e mancati ricavi, in particolare legati al travagliato giacimento di Kashagan.
Sommando tutte le pretese avanzate dal governo kazako contro major come ExxonMobil, TotalEnergies, oltre alle già citate Eni, Shell e Chevron, si arriva a una cifra mostruosa: circa 166 miliardi di dollari.
Il messaggio di Astana è chiaro: le risorse sono nostre e i contratti vanno rispettati, ma alle nostre condizioni. Resta da vedere se il tribunale arbitrale darà ragione al nazionalismo delle risorse o alla contabilità delle multinazionali. La prima risposta arriverà tra poche settimane.
Domande e risposte
Perché il Kazakistan ha fatto causa alle compagnie petrolifere? Il governo kazako contesta il modo in cui le compagnie hanno calcolato i costi deducibili. Secondo gli accordi di condivisione della produzione, le aziende possono sottrarre le spese operative dai ricavi prima di dividere i profitti con lo Stato. Il Kazakistan sostiene che le compagnie abbiano dedotto costi non dovuti o eccessivi, riducendo così la quota di profitto spettante alle casse pubbliche. Inoltre, ci sono contestazioni separate riguardanti ritardi nei lavori e superamento dei costi preventivati.
Quali sono le compagnie coinvolte e quanto rischiano? Nel caso specifico del giacimento di Karachaganak, per cui è attesa una sentenza a breve, sono coinvolte l’italiana Eni e la britannica Shell (entrambe con il 29,25%), l’americana Chevron (18%) e la russa Lukoil (13,5%). Il rischio immediato per questo consorzio è un risarcimento di 3,5 miliardi di dollari. Tuttavia, considerando anche gli altri arbitrati sul giacimento di Kashagan che coinvolgono anche ExxonMobil e TotalEnergies, le richieste totali del governo kazako superano i 160 miliardi di dollari.
Che cos’è il giacimento di Karachaganak? È uno dei giacimenti di gas e condensati (un tipo di petrolio molto leggero) più grandi al mondo. Si stima che contenga inizialmente oltre 13 miliardi di barili di liquidi e immense riserve di gas. La sua gestione è affidata a un consorzio internazionale. Per il Kazakistan rappresenta una risorsa strategica fondamentale, ed è per questo che il governo è così attento al controllo dei flussi finanziari generati dalla sua sfruttamento.








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