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Il Green Pass? Una misura seria come Speranza o Lamorgese

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“La Storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa” diceva Karl Marx. Se fosse stato italiano avrebbe saltato la prima parte e sarebbe giunto direttamente alla seconda.

Ieri il ministro Lamorgese ha detto una banalità disarmante: i ristoratori NON sono ufficiali di pubblica sicurezza per cui non hanno alcun  diritto a chiedere i documenti per verificare il Green Pass. Allora chi lo controlla all’accesso al ristorante? Non le forze dell’ordine, dice la Lamorgese, che, in un momento di realismo si rende conto di non avere uomini sufficienti da mettere alla porta di ogni bar o ristorante italiano. A controllare dovrebbero essere…. i Vigili Urbani. Come se questi fossero sufficienti a occuparsi di questo lavoro enorme, grande come una colossale risata.

Quindi, alla fine, il Green Pass diventa nello stragrande numero dei casi una burletta. Il ristoratore se vuole può controllare se il Green Pass, il codice, c’è, ma a quel punto, non controllando i documenti, una persona può presentare al ristoratore quello del nonno, dello zio e del cugino Vincenzo. Magari avremo Green Pass intestati a Giuseppe Garibaldi, a Lupo Alberto e Topolino, come nella migliore goliardia italiana. Rimarranno controllati i treni a lunga percorrenza e gli eventi maggiori, quelli in cui effettivamente le forze dell’ordine sono presenti. Per il resto liberi tutti!

Che senso ha imporre una misura contestata, contestabile e non controllabile? Siamo all'”Ammuina di Stato”: dato che l’alta burocrazia non è stata in grado di fornire nessuna seria soluzione, allora si fa finta di aver trovato una soluzione con il Green pass e con la vaccinazione semi forzata, salvo poi trovarsi davanti all’evidenza di Israele dove il vaccino non ha fermato nulla.

Il dramma dello Stato italiano è proprio questo: la trasformazione in farsa è progressiva e avanza ogni giorno che passa.

 

 


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