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Europa

Il Giorno di Fitto (di Vincenzo Caccioppoli)

Domani si terrà in Parlamento l’audizione del candidato Commissario Europeo Raffaele Fitto., che teoricamente non è parte dell’attuale maggioranza. Come andrà a finire?

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Finalmente, sarebbe il caso di dire, Martedì 12 alle 9 si terrà la tanta attesa audizione di Raffaele Fitto al parlamento europeo,  davanti alla commissione Regi di Bruxelles, ed altre sei commissione invitate ( PECH, AGRI, BUDG, TRAM,ECON,EMPL). E’ un passaggio chiave per tutta la commissione, soprattutto alla luce della recente elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, che certo non si può definire un grande estimatore  della unione europea.

Il via libera alla commissione senza intoppi sarebbe un primo segnale forte al presidente americano. Ma proprio il via libera a Fitto  sembra essere l’elemento chiave  per arrivare al traguardo senza strappi inattesi. E’ ormai evidente infatti che proprio intorno al suo nome, che potrebbe essere il vero uomo forte della commissione Von der Leyen, si stia creando da settimane una diatriba che rischia di stravolgere il già fragile equilibrio creatosi intorno al bis della Von der Leyen.

È evidente, infatti, come socialisti, verdi ed estrema sinistra ( con il m5s in testa) non siano affatto favorevoli alla vicepresidenza esecutiva per Fitto che fa parte di un gruppo fuori dalla maggioranza. La questione dirimente,infatti, non riguarda tanto il nome di Raffaele Fitto, uomo politico apprezzato da tempo a Bruxelles, anche dalla stessa sinistra, ma il  fatto che lui sia un uomo di spicco dell Ecr ( è stato copresidente del gruppo prima di Nicola Procaccini).

Questo semplice fatto precluderebbe a chicchessia di aspirare a posizioni di vertice in Europa, sempre secondo quello che è il pensiero delle sinistre ovviamente. Gabriel Glucksman, influente leader dei socialisti francese, due giorni fa, ha espressamente dichiarato di essere contrario ad una delega così importante per un membro dell’opposizione. Ma anche la copresidente dei verdi, Terry Reintke, pochi giorni prima, aveva invece affermato testuale che “Abbiamo seri dubbi sul portafoglio e sulle qualifiche assegnate a Fitto” aggiungendo che la sua posizione ‘non riflette la maggioranza che ha sostenuto Ursula von der Leyen a luglio. Per questo motivo, siamo piuttosto scettici sulla sua nomina a vicepresidente esecutivo e faremo pressione per ottenere aggiustamenti a questo proposito”.

Insomma le premesse non sembrano proprio propendere per una audizione tranquilla per il candidato italiano, nato a Maglie 55 anni fa e con un lungo passato politico nella Dc prima e in Forza Italia poi ( quindi per radiazione storia e cultura assolutamente nel solco europeista, ma vallo a spiegare a Glucksman o ai verdi europei). Ma al di là di quelle che possano essere le sempre dovute scaramanzie di rito, corroborate dal fatto che la politica alle volte segue meccaniche che rasentano il parossismo masochistico, soprattutto a sinistra occorre aggiungere, la promozione  per Fitto potrebbe essere assai  meno complicata di quello che appare. E’ ormai fatto assodato, infatti, che i popolari europei siano intenzionati a fare da scudo alla nomina dell’italiano, che considerano quasi al pari di un loro uomo.

Il fatto che la sua audizione sia stata calendarizzata prima di quella della socialista Ribera, proprio grazie al voto dei popolari, è un chiaro segnale di avvertimento ai socialisti. In caso di voto contrario sul candidato italiano è altissima la probabilità che i popolari, che già certo non stravedono per la spagnola, possano fare altrettanto con la Ribera. E la cosa non è affatto banale, ovviamente, perché questo vorrebbe dire determinare un effetto a casacata,  che di fatto bloccherebbe il processo di  nascita della  nuova commissione.

E alla luce del prossimo insediamento alla Casa Bianca di Trump, non è esagerato immaginare che questo fatto potrebbe avere ripercussioni difficilmente immaginabili sulla stessa tenuta dell’intera Unione Europea. Inoltre l’ eventualità di ritorsioni contro la spagnola Rivera, non può non allarmare  la Moncloa, sede del governo. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez,infatti, si trova in uno dei momenti più difficili della sua carriera politica, dopo le indagini in atto su sua moglie e dopo le accuse sulla gestione quantomeno deficitaria della tremenda tragedia di Valencia. Impensabile che in una simile situazione il premier spagnolo possa allora rischiare di avere una bocciatura della sua candidata alla commissione.

Ecco perché è assai probabile che i socialisti spagnoli, un esponente dei quali, Irrexte Garcia Perez, è il presidente del gruppo, non abbiano alcun interesse a fare la guerra  a Fitto.  E sarebbe davvero clamoroso se in caso di voto positivo dei socialisti spagnoli, la delegazione italiana votasse contro il connazionale. Perché cadrebbe anche l’alibi, utilizzato in maniera piuttosto strumentale, di non poter mettersi contro il proprio gruppo europeo. Ma anche il fatto che la scorsa settimane nelle varie audizioni per gli aspiranti commissari siano arrivate diciannove promozioni ed un unico rimandato, ovviamente il candidato ungherese Olivier Várhelyi (ma questa è un’altra storia), fanno capire come il clima intorno alla commissione sia sereno ( alla vigilia, si parlava infatti di almeno 2-3 commissari a forte rischio di bocciatura).

L’Europa, d’altra parte, non può più permettersi passi falsi ed inutili incomprensioni, come ha giustamente detto lo stesso Macron, a Budapest il giorno dopo il trionfo di Trump “ svegliamoci o saremo divorati”. Ecco allora che quindi può non sembrare esagerato definire l’audizione di Fitto come un possibile primo crocevia importante per il futuro della stessa unione europea nella nuova era Trump. Forse è anche per questo che da Palazzo Chigi trapela un cauto ottimismo sulla audizione di martedì 12 novembre. Anche perché probabilmente sarà proprio Giorgia Meloni, di fronte all’estrema debolezza degli altri principali leader europei, ad essere il perno centrale tra la nuova amministrazione Trump e gli altri paesi europei.


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