Economia
Il giallo dei chip Nvidia in Cina: DeepSeek usa i Blackwell “contrabbandati”? La smentita (obbligata) di Jensen Huang
Il giallo dei chip Nvidia in Cina: DeepSeek usa i Blackwell vietati? Un report svela un presunto contrabbando di super-chip Nvidia verso la startup cinese DeepSeek. Nvidia smentisce per evitare sanzioni, ma il dubbio resta: la Cina può fare a meno dell’hardware USA?

La guerra tecnologica tra Stati Uniti e Cina si arricchisce di un nuovo, misterioso capitolo che sembra uscito da una spy story industriale, ma che ha ricadute economiche tremendamente reali. Al centro della scena c’è ancora una volta DeepSeek, la startup cinese che a gennaio ha fatto tremare la Silicon Valley con i suoi modelli AI a basso costo, e il colosso dei chip Nvidia.
Secondo un recente report di The Information citato da Bloomberg, la startup cinese avrebbe utilizzato i potentissimi chip Blackwell di Nvidia – quelli su cui pende un divieto di esportazione assoluto da parte di Washington – per addestrare il suo prossimo modello di intelligenza artificiale.
La rotta del contrabbando tecnologico
La ricostruzione fornita dalle fonti anonime è degna di nota per la sua creatività logistica. I chip Blackwell non sarebbero arrivati a Pechino direttamente, ma attraverso una rete di Paesi intermediari che ne consentono la vendita. Il dettaglio tecnico rilevante riguarda la modalità di trasporto: i server contenenti i preziosi acceleratori grafici sarebbero stati smantellati prima dell’ingresso in Cina, per poi essere riassemblati una volta giunti a destinazione, eludendo così i controlli doganali sui prodotti finiti ad alta tecnologia.
Non è un segreto che DeepSeek sia ben finanziata. Il suo backer principale, l’hedge fund cinese High-Flyer, aveva accumulato uno stock di 10.000 GPU Nvidia già nel 2021, ben prima che le maglie delle sanzioni americane si stringessero. Tuttavia, la necessità di potenza di calcolo per i modelli di nuova generazione rende quello stock obsoleto, spingendo verso l’architettura Blackwell.
La posizione di Nvidia: negare è imperativo
La risposta di Nvidia non si è fatta attendere. Un portavoce dell’azienda ha definito l’idea di “data center fantasma” costruiti, smontati e ricostruiti come “implausibile” (farfetched), dichiarando di non aver visto alcuna prova a sostegno di tali tesi.
Tuttavia, bisogna leggere questa dichiarazione con il filtro del realismo aziendale. La negazione è ovvia e necessaria. Se Nvidia ammettesse anche solo la possibilità di una falla nella sua catena di controllo, entrerebbe immediatamente nel mirino delle sanzioni federali degli Stati Uniti. In un momento in cui l’amministrazione americana osserva ogni mossa verso la Cina con la lente d’ingrandimento, l’azienda di Jensen Huang non può permettersi passi falsi, specialmente ora che il panorama normativo sta mutando.
Il contesto politico: tra divieti e dazi
La notizia arriva in una settimana cruciale per la politica dei semiconduttori:
Il divieto sui Blackwell: Rimane totale. Questi chip sono considerati i “gioielli della corona” dell’AI americana e Washington non intende cederli.
L’apertura sugli H200: Proprio lunedì, il Presidente Donald Trump ha concesso a Nvidia il permesso di spedire in Cina la versione precedente dei suoi acceleratori, gli H200, ma a una condizione prettamente mercantilista: gli USA incasseranno il 25% sulle vendite.
Questa mossa ha generato non poche frizioni con l’ala più dura del Partito Repubblicano, preoccupata che anche la tecnologia “meno recente” possa favorire l’avanzamento militare e tecnologico di Pechino.
Cosa bolle in pentola a Pechino?
DeepSeek, dal canto suo, gioca su due tavoli. A settembre aveva rilasciato un nuovo modello affermando di lavorare a stretto contatto con produttori di chip cinesi, suggerendo un’autarchia tecnologica imminente. Ad agosto, la stessa azienda aveva lasciato intendere che la Cina avrebbe presto avuto i propri chip di “prossima generazione”.
La domanda che sorge spontanea è: si tratta di propaganda per rassicurare il mercato interno, o la necessità di ricorrere al contrabbando dei Blackwell dimostra che l’industria cinese dei semiconduttori è ancora un passo indietro rispetto alle necessità dei Large Language Models più avanzati?
Ecco un riepilogo della situazione attuale:
| Attore | Posizione Ufficiale | Realtà Sospettata |
| DeepSeek | Usa chip cinesi / stock pre-2021 | Potrebbe usare Blackwell di contrabbando |
| Nvidia | Nega ogni violazione (“Farfetched”) | Deve negare per evitare sanzioni USA |
| USA (Trump) | Apertura su H200 (con tassa 25%) | Blocco totale sui Blackwell (tecnologia di punta) |
In conclusione, che i server siano stati smontati o meno, la fame di potenza di calcolo della Cina non si fermerà davanti a un timbro doganale. E finché ci sarà domanda, il mercato – legale o parallelo – troverà un’offerta.
Domande e risposte
Perché Nvidia nega categoricamente il contrabbando dei suoi chip?
Nvidia si trova in una posizione delicatissima. Ammettere che i suoi chip di punta, i Blackwell, siano finiti in mani cinesi violerebbe le severe restrizioni all’export imposte dal governo USA. Una mancata smentita, o un’ammissione di colpa nella supervisione della catena distributiva, esporrebbe l’azienda a sanzioni federali devastanti, multe miliardarie e un danno d’immagine irreparabile a Washington. La negazione è quindi una mossa difensiva obbligata, indipendentemente dalla veridicità dei report di The Information.
Qual è la differenza tra i chip H200 e i Blackwell nel contesto delle sanzioni?
I chip H200 sono una versione avanzata ma precedente dell’hardware Nvidia. L’amministrazione Trump ha recentemente autorizzato la loro vendita alla Cina, pur imponendo una tassa del 25% a beneficio dell’erario USA, considerandoli una tecnologia che la Cina potrebbe comunque ottenere o replicare a breve. I chip Blackwell, invece, rappresentano l’attuale stato dell’arte (la frontiera tecnologica): il loro divieto è totale perché offrono un vantaggio competitivo strategico nell’addestramento dell’AI che gli USA vogliono mantenere esclusivo.
Come fa DeepSeek a competere con i giganti USA se ha restrizioni hardware?
DeepSeek ha dimostrato un’eccezionale capacità di ottimizzazione software. Il loro modello R1, rilasciato a gennaio, ha prestazioni paragonabili ai migliori modelli americani ma con costi di addestramento e inferenza drasticamente inferiori. Inoltre, l’azienda dispone di uno stock di vecchie GPU Nvidia (accumulate prima dei ban) e dichiara di collaborare con produttori di chip cinesi. Tuttavia, se le voci sul contrabbando fossero vere, significherebbe che per il prossimo salto di qualità l’hardware occidentale resta ancora insostituibile.








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