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Energia

Il G20 si conclude senza nessuna richiesta esplicita di eliminare il petrolio

Il G20 non prende nessun serio impegno per l’abbandono dei combustibili fossili e neanche per la transizione dei paesi poveri. Alla fine questi eventi sono pefettamente inutili

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Decarbonizzazione addio al G20. La dichiarazione finale del G20 di Rio ha rinunciato a qualsiasi richiesta esplicita di eliminare gradualmente petrolio, gas e carbone. Al contrario, ha offerto un vago applauso al consenso degli Emirati Arabi Uniti della COP28. Non si è trattato di una svista. È stata una decisione.

Alla COP28, 200 Paesi hanno deciso di eliminare gradualmente i combustibili fossili entro il 2050. Il G7 ha raddoppiato il suo impegno all’inizio di quest’anno. La COP29 a Baku avrebbe dovuto basarsi su questo. Poi è successo Rio e si è capito che erano solo parole per la stampa, e forse è un bene. 

Ora i leader del G20 stanno evitando questa parte.  Nessuno dovrebbe scandalizzarsi. L’idea che “assistenti inesperti” non abbiano capito l’importanza della messa al bando dei combustibili fossili? Se mai sarebbe stato illusorio il contrario, cioè confermare l’abbandono del petrolio senza un piano preciso. 

Ecco la dinamica: La COP parla in grande. Il G20 mantiene (o non mantiene). La COP dice: “Salviamo il pianeta”. Il G20 dice: “Chi pagherà per questo?”. Questa volta non hanno nemmeno finto entusiasmo.

Alcuni definiscono Rio una vittoria, sottolineando la promessa del G20 di aumentare i finanziamenti per il clima “da miliardi a migliaia di miliardi”. Ma si tratta di promesse vaghe, senza dettagli su tempi e meccanismi. I critici la definiscono già vuota retorica, che maschera l’assenza di una vera azione sui combustibili fossili.

La rielezione di Trump ha avuto la sua parte. La sua posizione favorevole al petrolio e il suo grido di battaglia “trivella, baby, trivella” hanno ridisegnato la diplomazia climatica globale, il tutto senza essere armati di qualcosa di più di semplici parole e di una sana dimostrazione di sostegno da parte degli elettori. I leader del G20 hanno sempre dovuto procedere con cautela. La realtà politica ora favorisce i combustibili fossili e questo si è riflesso nel linguaggio finale di Rio, o nella sua mancanza.

Le implicazioni sono enormi. Senza il sostegno del G20, la COP29 è appesa a un filo. I negoziatori a Baku sono in fibrillazione. Le nazioni favorevoli al petrolio come l’Azerbaigian stanno cogliendo l’attimo. L’Argentina non si è nemmeno disturbata a presentarsi a Baku. L’Arabia ha fatto lobby per la prosecuzione nell’uso del petorlio.

COP 29 di bAKU

Le colpe volano ovunque. Alcuni puntano il dito contro la leadership brasiliana per aver gestito male l’evento. Altri danno la colpa a un G7 fratturato. Ma dare la colpa agli errori burocratici non coglie il punto. Non si è mai trattato di incompetenza. Si trattava di priorità.

La crescita economica e le spese per la difesa e lo stato sociale, hanno la priorità su impegni generici di abbandono del petrolio, tanto più che non si sono trovate alternative valide ai carburanti fossili, per lo meno nel breve termine. 

Il G20 ha parlato tantissimo, ma non ha detto  quello che alcuni si aspettavano. I combustibili fossili non andranno da nessuna parte velocemente. La marea non si è solo invertita, ma si è completamente spenta. Chiunque si sia sorpreso di questo non ha prestato attenzione. Bisogna essere realistici e chiudere questi eventi, che , alla fine, sono solo una passerella per un po’ di potenti e di giornalisti.


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