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IL G20 DECLASSA L’EUROPA A COMPARSA E I MERCATI BRINDANO di Luigi Luccarini.

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Mentre i giornali e gli altri media di casa nostra continuano nella loro opera di “masturbatio grullorum”, il G20 di Buenos Aires sembra essersi davvero concluso con quel “mezzo successo” che i mercati invocavano.

Perchè molti di loro erano posizionati in modo tale da decidere, oggi in base a ieri, come muoversi per tutto il mese, fondamentale da sempre per le dinamiche della domanda, delle vendite e per i bilanci societari (e degli stessi Stati nazionali).

Il mercato voleva qualcosa che somigliasse ad un accordo tra le due principali potenze economiche mondiali, Cina e Stati Uniti.

Si sarebbe anche accontentato di una stretta di mano tra rispettivi leaders e di un paio di sorrisi immortalati dalle foto di rito.

Ha ottenuto in realtà molto di più.

La conferma che l’amministrazione USA ha ben chiaro che la crescita in Cina è fondamentale anche per le dinamiche dell’economia americana e che quindi la tregua nella “guerra delle tariffe” è solo un primo passo per una normalizzazione dei reciproci rapporti.

In effetti quella che all’inizio poteva sembrare una sorta di concessione unilaterale di Trump: rinviare l’applicazione di nuovi dazi sui prodotti made in China di qualche mese, in attesa di un ipotetico accordo di pace commerciale con Xi, accontentandosi nel frattempo di vedere aumentare l’importazione di derrate alimentari ed altri prodotti a basso valore aggiunto, si rivela qualcosa di molto più organico.

Lo stesso Trump ha pensato bene di spiegarlo con questo tweet all’alba di oggi.

La partita dunque riguarda settori di mercato ben più strategici e quello che vuole Trump (che è po’ la stessa cosa che vuole Xi) è che i due paesi trovino un’intesa che certifichi il fatto che il WTO “is currently falling short of meeting its objectives and that it’s in need of reform” (cit.: The Guardian) e si sostituisca quindi all’ultima fase della globalizzazione selvaggia.

Quella che – per intendersi – i movimenti e i partiti “di sinistra” avversavano all’inizio del nuovo millennio, prima di eleggere a loro paladino Monsieur Macron, che anche ieri si è distinto con dichiarazioni completamente fuori contesto e persino patetiche: “il grande messaggio di questo vertice è che l’Europa si fa sentire unita. Era importante mantenere la posizione sul commercio”. Che fanno il paio con le vicende fantozziane che hanno reso la Merkel una specie di fantasma all’interno di quel vertice.

E con buona pace dell’altra icona dell’establishment europeo, la francese Lagarde, costretta ad incassare la volontà dei negoziatori statunitensi di non consentire più riconoscimenti di un ruolo del suo FMI come rete di sicurezza globale dei mercati.

Spiace dirlo, visto che ne sono cittadino, ma l’Europa dal G20 esce a pezzi e se oggi la reazione degli investitori anche qui colora di verde tutti i listini è solo perché all’interno di alcune nazioni del continente si stanno rafforzando forze realmente “di progresso” che tornano a far valere i diritti economici come fonte primaria per ottenere poi l’effettiva realizzazione di quelli sociali e individuali.

Una battaglia che si annuncia lunga e difficile e che l’Europa affronterà conscia del fatto che gli ultimi 20 anni di deflazione, impoverimento collettivo, diseguaglianze, instaurazione di regimi classisti, manipolazioni informative a tutti i livelli, hanno ridotto il continente ad un ruolo del tutto marginale, rispetto a quello che l’Asia rappresenta nel contesto dell’economia e (presto anche) della politica mondiale.

Non solo la Cina, ma già l’India, presto l’Indonesia e chissà quante altre realtà che neppure conosciamo, perché nessuno si prende la briga di darcene conto, in modo da mantenerci stabilmente intorno alla sessantesima posizione al mondo per cultura finanziaria.

In fondo Trump nel suo tweet è stato chiaro. L’accordo riguarda la Cina, perché quest’ultima ha voluto dimostrare realmente buona volontà nel ridurre barriere all’ingresso nel suo mercato.

Nessuna parola sulla Germania e quindi sull’Europa, che ancora crede di poter perseguire una strategia tutta sua di penetrazione commerciale e condizionamento e dell’economia mondiale.

E sta così riducendo tutti i suoi attori a protagonisti di una gigantesca “masturbatio grullorum”.

Come quella che vorrebbero imporvi anche oggi gli apologeti della teoria per cui se anche in Italia si vede verde sulle Borse e sui BTP, ciò sarebbe dovuto a “quel decimale in meno” che il Governo starebbe trattando con l’EU.

Vedete piuttosto di considerare questa tesi per come che la definirebbe Trump, con il suo linguaggio politicamente scorretto.

Bullshit.

Luigi Luccarini


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