Esteri
La politica di Obama dà i primi frutti? H. Clinton dietro al “socialista” Sanders in New Hampshire, verso la parità in Iowa. Gli errori geoeconomici USA che si ritorcono contro il Presidente
Ho commentato recentemente lo speech di Obama dello State of the Union di alcuni giorni fa*. Alcuni commenti al mio intervento mi hanno convinto a dare una visione più precisa della situazione, per dummies; obiettivamente la mia trattazione era rimasta eccessivamente superficiale, diciamo senza ben spiegare i dettagli tecnici dati per scontati. Devo scusarmi di questo con i lettori. Vorrei soprattutto approfondire il problema della correlazione tra salita del dollaro, debolezza dell’economia USA ed un possibile cambio di policy da parte di un eventuale presidente repubblicano, più pronto a far svalutare il biglietto verde.
Prima di tutto i fatti: secondo i sondaggi H. Clinton è abbondantemente dietro a Bernie Sanders nelle primarie Dem in New Hampshire, si va invece incredibilmente verso la parità in Iowa. A molti può sembrare sorprendente ma non agli addetti ai lavori: l’America profonda se ne frega dell’interventismo USA in Ucraina o in Siria, forse non sanno nemmeno dove sta l’Ucraina e comunque tutto sommato non interessa nemmeno, la cosa importante è che l’economia interna vada bene senza troppo collegare il proprio benessere locale con l’interventismo (troppo) spesso ideologico all’estero. Cosa diversa sono gli stati della costa dove i Dem che contano da sempre risiedono: parlo soprattutto della East Coast e del Massachusetts, patria Kennediana e della Ivy League. Ma anche di tutti gli influenti Stati verso l’atlantico che sono naturalmente portati a guardare fuori dagli USA, normalmente stati bianchi, protestanti e di radice anglosassone almeno per la East Coast. La sfida Dem del III.millennio sta tutta nella prospettiva, America profonda vs. America internazionale votata anche geograficamente all’esterno. Sarà una sfida interessante.
Per quanto riguarda il dollaro e la correlazione con l’economia a stelle e strisce dò la spiegazione in termini semplici: oggi il dollaro sale perchè i tassi USA sono in salita. Ed i tassi USA sono in salita perché Obama dice – anzi sbandiera ai quattro venti – che l’economia va bene.
Un prossimo presidente Repubblicano inevitabilmente si affretterebbe a dire le cose come veramente stanno anche per evitare di subire lui stesso danni, ossia verrebbe rivisto il “mantra mediatico” basato sull’economia, andrebbe detto che non va così bene e dunque si sgonfierebbe automaticamente la bolla della salita dei tassi e quindi del dollaro forte.
In tutto questo spero che sia chiaro a tutti il fatto che un dollaro forte uccide la manifattura e l’export USA, ad esempio è notizia di fine anno scorso che gli USA hanno imposto all’import di acciaio dazi fino a quasi il 300%. E in questo contesto vi prego di non travisare, la svalutazione dello yuan fa paura agli USA in quanto in prospettiva spiazza ancora di più le proprie merci a favore della manifattura cinese resa più competitiva dalla valuta cinese in discesa. Della serie, gli USA pensavano di sfondare la Cina facendo salire il dollaro, visto che c’era una sorta di cambio fisso con lo yuan la cosa sarebbe dovuta funzionare. Poi Pechino ha deciso di svalutare e dunque sta venendo giù il mondo…
L’altra soluzione per far scendere il dollaro, dando per scontato che l’economia USA vada veramente come dice Obama ossia “non male” [lo scrivente non ci credo affatto, ndr], sarebbe mettere d’accordo tutti gli attori globali per di fatto svalutare il dollaro sebbene in un contesto di tassi in salita. E per raggiungere tale ambizioso obiettivo – come fece il duo Reagan-Volcker negli anni ’80 – bisognerebbe per lo meno non minacciare coloro con cui devi trovare l’accordo**. Ecco, Obama ha fatto anche questo errore, minacciare la stabilità dei paesi che finalmente dovrebbero permettere un nuovo accordo del Plaza come negli anni ‘80, nell’interesse del mondo intero, spingendosi addirittura a minacciare la Cina ossia il maggior detentore di Treasuries americani, un vero azzardo.
Per questa ragione sono portato a pensare che Obama sia stato disastroso in politica estera e purtroppo i danni fatti all’estero si rifletteranno in patria soprattutto nell’economia interna da qui a Novembre: se come credo le borse cadranno pesantemente nel 2016 [fino a Novembre, in media] i cittadini USA certamente si arrabbieranno annichilendo le speranze Dem per una rielezione presidenziale. Anzi, come conseguenza si rischia di promuovere candidati di partito più estremi in entrambi gli schieramenti (leggasi Bernie Sanders, l’esempio più prossimo ad un candidato presidente socialista nella storia americana degli ultimi 100 anni; ma anche l’outspoken Trump che in fondo rappresenta una sebbene economicamente più amichevole estremizzazione del disagio USA là da venire). In tutto questo sono fermamente convinto che i mercati in crollo da qui a fine anno daranno un contributo determinante a far ricordare da parte degli stessi insiders USA la Presidenza Obama come la più disastrosa della storia americana.
In tutto questo, attenzione a non considerare la possibilità di una sfida finale per le presidenziali USA tra Sanders (socialista e democratico) e Trump (che definirei iperconservatore repubblicano). Ossia vedo come molto probabile – direi quasi certa – una polarizzazione tra i votanti USA, della serie o destra destra o sinistra sinistra. Ed in tale evenienza sono pronto a scommettere che Trump avrebbe un grande vantaggio, ad esempio contro un avversario portatore di idee facilmente assimilabili almeno mediaticamente a quelle socialiste, giusto o sbagliato che sia.
Se ve ne foste dimenticati nel mentre vi ricordo che, incredibilmente, nelle primarie Dem in New Hampshire i sondaggi oggi dicono che H. Clinton è dietro a Sanders anche di oltre dieci (!) punti.
Mitt Dolcino
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*** https://www.archives.gov/education/lessons/separation-powers/