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Il Decalogo “Orwell Associati”: il viatico per altri Mario Monti (di Marco ORSO Giannini)

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Il Decalogo consegnato dal Professor Della Cananea è un’opera di imprinting, un messaggio che chi controlla il 5 Stelle utilizza per riconsegnare ideologicamente i cervelli degli italiani ai tecnici (siano essi economisti, banchieri o giudici); si vuole riportare indietro le lancette al 2011 senza che nessuno se ne renda conto, una dinamica geniale ed orwelliana non c’è che dire, in pieno stile Grande Fratello e mascherata dal volto umano di Di Maio.
Si vuole ricalcare almeno a livello dottrinale ciò che già avviene in UE, con una Commissione di tecnici non eletti (che è praticamente il Governo Europeo), per natura limitrofi alle lobbies ma descritti come competenti, corretti ed apparentemente non corrotti (mentre l’Europarlamento, organo espressione del voto democratico, è mantenuto lì a fare praticamente nulla se non discorsi prolissi e retorici).
Gigi Di Maio esulta di fronte a questo lavoro approssimativo (poi dirò perché è tale) e quasi intimidito si mette sugli attenti come ogni volta che si trovi al cospetto di un professorone universitario (ricordate la presentazione degli pseudo Ministri?).
Emblema della sottomissione della politica alla tecnocrazia o piuttosto un senso di inferiorità rispetto ad un mondo, quello accademico, in cui Luigi ha fallito? Non lo so ma non mi stupirò se a breve la Casaleggio Associati lo vestirà in modo più sportivo.
Senza voler entrare in questioni sociologiche altrettanto approssimative, a nessuno credo sfugga che quando Di Maio cammina lo fa con le braccia ferme, immobili, rigide lungo il corpo e questo atteggiamento indica qualcosa di non naturale, di non spontaneo, di costruito e probabilmente manovrato: una forte “essenza” non calpesta la propria identità individuale costruita su valori radicati e si rifiuta di non capire imparando a memoria (ricordate gli sfondoni sul Moltiplicatore?).
Perfino i bambini chiedono “perché”? (La curiosità è motore dell’evoluzione).
Ma perché è approssimativo il decalogo 5 Stelle?
Perché è molto “democristiano” (ma gli storici democristiani erano uomini di spessore) individuare i punti di contatto tra forze politiche totalmente in antitesi (Lega e PD) senza ricordare di come i vari punti non pesino alla stessa maniera.
Siamo sicuri poi che tra questi punti siano presenti quelli che davvero andrebbero ad incidere sul cosiddetto cambiamento? Chi ha deciso poi la veridicità di talune osservazioni comunicate come scontate (altra tecnica di manipolazione) dal professore? Siamo sicuri che una volta non realizzate alcune linee di intervento poi non si scarichi la responsabilità, comodamente, sull’alleato di Governo?
Lo sanno i cittadini che per inserire nella mente delle masse (mi si perdoni il termine dal sapore marxista) un concetto, esso non va comunicato direttamente ma va proposto e riproposto in ogni anfratto (in ogni istante e luogo) nel modo più impercettibile possibile (che paia lì per caso) e frequentemente mediante simboli ed immagini? Lo fanno costantemente i media.
Queste tecniche convincono ad un livello emotivo tale che portano a reazioni di tipo settario (stereotipo, pregiudizio, emarginazione, aggressione) qualora si cercasse di rimuovere i concetti ingiustamente inculcati (con questo nessuno sta indicando il 5s come una setta).
Si diceva comunque che non tutti i punti pesino alla stessa maniera; eppure l’italiano che non segue ed anzi odia la politica alla fine dirà “almeno questi qualcosa han fatto” senza rendersi conto che il percorso che porta ad incidere sui reali aspetti critici del nostro paese è stato precluso definitivamente.
Le future generazioni verranno così derubate di altre risorse tra cui il tempo.
E’ il trionfo del marketing e dei suoi interessi, settore che vive di non approfondimento e di slogan, il trionfo delle aziende che organizzano corsi di comunicazione (…) e dell’ignoranza mascherata da perbenismo radical chic.
La questione si riflette pure sui territori dove nei MeetUp, generalmente, non è ben visto chi sappia attrarre i cittadini con le argomentazioni perché a trainare voti “ci pensa il leader nazionale” (con alle spalle la comunicazione), il resto anzi può rappresentare un domani una criticità (il libero pensiero).
Il risultato è che gli eletti per i posti che contano sono figure ben ammanigliate (ma poco competenti) all’interno del sistema pentastellare, i cosiddetti “gerarchi locali” abilissimi a riempire le agende di numeri di Senatori e Deputati con buona pace dei gazebo e del lavoro sul territorio, nella sostanza retaggi del passato (chi di norma ottiene tanti voti online è anche chi ne avrebbe meno se si presentasse ai cittadini non iscritti).
L’eccesso di comunicazione genera verticismo ed il verticismo opta per delegare ai tecnici (in questo caso è il decalogo ma domani?).
L’uccisione dell’approfondimento è proprio ciò che il sistema finanziario (banche = mercati = markets = marketing = comunicazione = slogan = 0 approfondimento) foraggia…

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