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Il calo della produzione industriale è globale

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Interessante grafico distribuito dall’ottimo Robin Brooks, mette in evidenza come il rallentamento della produzione industriale non sia una specifica solo italiana, ma colpisca, in diversa misura, tutte le economie avanzate.

Questo è l’indice PMI che indica l’ottimismo (sopra 50) o il pessimismo degli operatori economici. Ora vediamo come un rallentamento sia previsto, ed in modo sensibile, da tutti gli operatori, dalla Cina all’Europa agli USA. Il problemi che si pongono sono due:

a) su questi valori così bassi hanno un grande peso le tensioni commerciali fra i vari paesi, quindi una soluzione positiva, o per lo meno uno stallo non negativo in queste tensioni potrebbe portare anche ad un’inversione del ciclo strutturale. Ad esempio se la Cina e gli USA riuscissero a finalizzare i propri rapporti commerciale avremmo una forte inversione ci ciclo, idem se si risolvesse in modo positivo la Brexit o la mancanza di uscita si rivelasse poco drammatica;

b) per quanto riguarda l’Europa questa si rivela un sistema piuttosto chiuso in se stesso e fortemente prociclico. In questa situazione la dipendenza dall’estero viene a portare ad una crisi quasi contemporanea dei sistemi. La mancanza di sistemi di correzione interni all’aera rende tutto lo sviluppo incredibilmente fragile.

L’Europa è cresciuta su un mercantilismo predatorio che la rende debole alle variazioni del commercio internazionale. La  mancanza di un sistema anticiclico unico e il disarmo dei sistemi nazionali rende l’Europa tutta come una nave in un mare in gran tempesta

 

 


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