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Idrogeno tedesco: un disastro da miliardi. La Corte dei Conti (BRH) demolisce la strategia nazionale e chiede un “Piano B” 🚨

La Corte dei Conti tedesca demolisce la strategia sull’idrogeno: costi fuori controllo, obiettivi di produzione mancati e un “buco” da 24 miliardi che minaccia il bilancio. La Germania ha puntato tutto su un piano fallimentare.

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Quando la proverbiale efficienza tedesca incontra la dura realtà dei numeri, spesso è la seconda a vincere. E questa volta lo fa in modo plateale. La Bundesrechnungshof (BRH), la Corte dei Conti federale tedesca, ha pubblicato un report (datato 28 ottobre 2025) che non usa mezzi termini per definire l’attuale Strategia Nazionale sull’Idrogeno (NWS): un fallimento conclamato.

Il giudizio è durissimo: l’accelerazione (Hochlauf) dell’economia dell’idrogeno è afflitta da “rischi considerevoli”. Nonostante i miliardi di euro di sostegno finanziario già impegnati, il governo federale sta mancando palesemente i suoi obiettivi. I soldi sono praticamente sprecati per rincorrere un’utopia.

Non si tratta solo di un problema energetico. La BRH avverte che questo fallimento mette a rischio la neutralità climatica entro il 2045, la competitività industriale della Germania e, non da ultimo, la stabilità delle finanze federali. La Corte esige un “Realitätscheck” (verifica della realtà) immediato e magari un “Piano B” d’uscita.

Molecole di idrogeno

Molecole di idrogeno

📉 Il fallimento del “Trilemma”: Perché la strategia tedesca non funziona

Il problema fondamentale, secondo la BRH, è l’approccio da “economia pianificata” (planwirtschaftlichen Ansatz) che non è riuscito a sincronizzare i tre elementi necessari per far funzionare il mercato: offerta, domanda e infrastruttura.

💡 1. Offerta: L’idrogeno che non c’è

Il governo non è in grado di garantire un approvvigionamento sufficiente, né dall’interno né dall’estero.

  • Produzione Interna (Elettrolisi): L’obiettivo al 2030 è di 10 Gigawatt (GW) di capacità. La realtà ad aprile 2025? Una capacità operativa di 0,17 GW (meno del 2% dell’obiettivo). Anche includendo i progetti finanziati (1,7 GW), manca all’appello l’83% della capacità. La stima realistica per il 2030 è inferiore a 5 GW, quindi sicuramente sotto il 50% di quanto previsto.
  • Importazioni Illusorie: La Germania prevede di importare il 50-70% del suo fabbisogno. Peccato che, secondo le stime, il fabbisogno minimo di importazione (47,5 TWh) corrisponda ai tre quarti della capacità produttiva globale di idrogeno verde. Il fabbisogno massimo (91 TWh) supera la capacità globale di quasi il 50%. In pratica, la Germania vuole importare più idrogeno di quanto il mondo (forse) produrrà. Il programma è falso, bugiardo, irrealistico, quindi perfetto per la politica europea moderna.
  • Rischio Geopolitico: Come se non bastasse, 9 dei 12 potenziali paesi fornitori sono soggetti a stati di allerta geopolitica. Non solo l’idrogeno non c’è, ma quel poco che c’è è anche a rischio. Altro che “Economia dell’idrogeno”.

La sede del Bundesrechnungshof (BRH)

💡 2. Domanda: I clienti che scappano

L’offerta non c’è, ma (per fortuna?) manca anche la domanda. L’obiettivo di stimolarla nell’industria e nell’energia è fallito.

  • Crisi dell’Acciaio: Uno dei quattro grandi progetti siderurgici sovvenzionati, che da solo valeva 18 TWh di domanda annua, è stato ritirato. Motivo? Mancanza di redditività e scarsa disponibilità di idrogeno. Se perfino le acciaierie svedesi non produrranno acciaio decarbonizzato, ancora meno quelle tedesche.
  • Centrali Elettriche: Il governo ha tolto l’obbligo di convertire le nuove centrali a gas per essere “H2-ready”, cioè in grado di funzionare un giorno ad idrogeno. Così facendo, ha tolto ai produttori di idrogeno ogni certezza di pianificazione e futuri sbocchi di mercato, ma si trattava di una capacità puramente teorica, perché l’idrogeno costa tanto, troppo, se comparato con il gas metano.

💡 3. Infrastruttura: Costruire tubi per il nulla

Senza offerta e senza domanda, la Germania sta comunque pianificando un’enorme rete dorsale (Kernnetz).

  • Rete Sovradimensionata: Due terzi della rete (oltre 6.000 km) dovrebbero essere operativi entro il 2030, a fronte di una domanda industriale scarsissima e una capacità di produzione interna inferiore a 5 GW. I tupi rimarranno vuoti. Se va bene saranno quindi smantellati o trasporteranno gas metano.
  • Ritardi Internazionali: I quattro corridoi di importazione europei da cui dipendono 58 GW di capacità non saranno operativi come previsto. I primi tubi transfrontalieri non saranno pronti prima del 2032.

💸 I costi: L’Idrogeno “Verde” è un Lusso Insostenibile

La BRH è chiara: il governo non può garantire idrogeno a prezzi ragionevoli. L’idrogeno verde non è competitivo. Le previsioni iniziali di costo (meno di 90 €/MWh) si sono rivelate sogni ottimistici; gli studi attuali indicano costi 2-3 volte superiori.

Il confronto con il gas naturale è impietoso:

Vettore Energetico (Stima 2030)Costo Previsto (per MWh)
Gas Naturale (inclusi certificati EUA)         23 – 67 €
Idrogeno Verde Importato (minimo)     137 €
Idrogeno Verde Importato (massimo)    318 €

Il “gap” di prezzo tra il gas e l’opzione più economica a idrogeno è di 70 €/MWh. La differenza massima raggiunge i 275 €/MWh.

La conclusione della Corte dei Conti? L’idrogeno non sarà competitivo nel 2030 e nemmeno oltre. Questo significa solo una cosa: sussidio statale permanente. Per compensare il divario di prezzo per le sole importazioni nel 2030, servirebbero dai 3 ai 25 miliardi di euro all’anno dal bilancio federale. L’idrogeno per fortuna non sarà, o sarebbe un disastro

💣 La Bomba sul Bilancio Federale: Chi Paga?

Oltre ai costi espliciti già stanziati (4,3 miliardi nel 2024, 3 miliardi nel 2025) e agli impegni pluriennali (per IPCEI, H2Global e acciaierie), la BRH identifica una vera e propria “bomba” a orologeria.

Il finanziamento della rete dorsale (Kernnetz) si basa su un prestito garantito dallo Stato (KfW) fino a 24 miliardi di euro.

Il meccanismo è semplice: se l’economia dell’idrogeno fallisce (e come abbiamo visto, sta fallendo), la rete rimarrà inutilizzata, il prestito non sarà rimborsato entro il 2055 e il governo federale dovrà farsi carico del rischio (almeno il 76% dell’ammanco). Si tratta di un onere a doppia cifra in miliardi di euro che potrebbe abbattersi sulle finanze federali, già definite “sconvolte”.

🌿 Ma almeno è “Verde”? L’Incertezza Climatica e Ambientale

La beffa finale è che il governo non può nemmeno garantire che questo costoso vettore energetico sia climaticamente neutro o sostenibile.

  • Gas Serra Indiretto: L’idrogeno che fuoriesce nell’atmosfera agisce come un gas serra indiretto. Dato che la Germania punta a importare massicciamente, il rischio di perdite lungo la catena del valore è elevato.
  • Sostenibilità Sacrificata: La produzione di H2 consuma enormi quantità d’acqua. Il 40% dei progetti previsti si trova in regioni a carenza idrica. Peggio ancora: per cercare disperatamente di ottenere offerte per le importazioni (tramite H2Global), il governo ha dovuto fare concessioni sugli standard di sostenibilità (es. biodiversità, uso di rinnovabili per la desalinizzazione).
  • L’Opzione “Blu”: Il governo sta ora considerando l’idrogeno “blu” (da fossili con cattura di CO2) come pari a quello verde. La BRH nota che questa è, nel migliore dei casi, una soluzione transitoria e rischia di richiedere una seconda e costosa infrastruttura (quella per la CCS).

🎯 Conclusione: Serve un “Realitätscheck” (e un Piano B)

La strategia tedesca sull’idrogeno è fallita. Il divario tra gli obiettivi e la realtà è “enorme”. La BRH esorta il governo a smettere di “tirare avanti” e a rivedere radicalmente le sue ipotesi.

Se non si trovano soluzioni immediate, la Germania deve sviluppare un “Piano B” per raggiungere i suoi obiettivi climatici senza fare affidamento su un’economia dell’idrogeno permanentemente sovvenzionata dallo Stato. L’alternativa è un disastro su tre fronti: clima, industria e finanze pubbliche.

Tutta la pianificazione tedesca, come quella europea, sull’idrogeno, è fatta di grandi sogni di parole roboanti, di obiettivi irraggiungibili e illogici in partenza. Sembra proprio che i piani tedeschi sull’energia green siano stati scritti dal Barone di Munchausen

Domande e risposte

Perché la Germania sta fallendo sulla strategia dell’idrogeno? Il fallimento deriva da un approccio da “economia pianificata” che non ha sincronizzato i tre elementi chiave: offerta, domanda e infrastruttura. L’offerta (produzione interna e import) è irrealisticamente bassa (meno del 2% dell’obiettivo 2030 raggiunto internamente; le importazioni necessarie superano la capacità globale). La domanda è crollata (progetti industriali ritirati) e le infrastrutture (rete Kernnetz) vengono costruite “a vuoto”, senza forniture né clienti, e con corridoi di importazione in grave ritardo.

Ma quanto costa l’idrogeno verde rispetto al gas naturale? L’idrogeno verde è strutturalmente non competitivo. La Corte dei Conti tedesca stima che nel 2030 il costo del gas naturale (inclusi i certificati di emissione) sarà al massimo di 67 €/MWh. Nello stesso anno, il costo minimo dell’idrogeno importato sarà di 137 €/MWh, con stime massime che arrivano a 318 €/MWh. Questo crea un “gap” di costo che può essere colmato solo con sussidi statali permanenti, stimati tra i 3 e i 25 miliardi di euro annui per le sole importazioni.

Qual è il rischio maggiore per le finanze pubbliche tedesche? Oltre ai miliardi già stanziati annualmente (4,3 miliardi nel 2024), il rischio più catastrofico è “nascosto”. Riguarda la rete dorsale (Kernnetz), finanziata con un prestito garantito dallo Stato (KfW) fino a 24 miliardi di euro. Se l’economia dell’idrogeno fallisce, come sta accadendo, e la rete rimane inutilizzata, il prestito non sarà rimborsato. Lo Stato federale dovrà coprire almeno il 76% dell’ammanco, creando un buco miliardario nel bilancio, ad oggi non contabilizzato.

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