Analisi e studi
I tifosi del virus (e della morte) – di Giuseppe Palma
(ATTENTI! Articolo volutamente provocatorio, ma che offre un ampio spazio di riflessione):
Aumentano! Aumentano! Chiudete le discoteche! Mettete la mascherina! Rinviate le elezioni!
Queste alcune delle grida di quelli che, sin da marzo, fanno il tifo per mantenere lo stato di emergenza e di terrore permanente. Se poi fai notare loro che la situazione è sommariamente sotto controllo, migliore sicuramente di altri Paesi europei, le risposte hanno tutte inizio allo stesso modo: “si, ma c’è anche“, oppure “lo scienziato del gomitado ha detto“.
Fatevi un giro su facebook o su twitter. Centinaia di profili che condividono e rt ogni notizia che riporti un peggioramento della situazione o qualsiasi cosa – pure la più discutibile – che riguardi anche solo la minima ripresa dei contagi. Una specie di tifoseria per il virus, per la morte, verso un nuovo lockdown.
La speranza di tornare al divano e all’autocommiserazione di popolo sfortunato, “che per fortuna che abbiamo Gonde al governo, che ci vuole dando bene“. Più o meno è così.
Una pletora di tifosi della morte pronti a farsi estirpare libertà e democrazia, anche in assenza di una emergenza come quella di marzo, pur di tornare ad accusare – dal balcone di casa – il runner solitario sulla spiaggia o il ragazzo che è uscito per dare un bacio alla fidanzata.
In gran parte si tratta di persone (tante, per la verità) con reddito garantito oppure tifosi acritici di questo governo o della maggioranza giallo-rossa che lo sostiene. I più accaniti sono i dipendenti pubblici che beneficeranno dello smart-working fino a dicembre, se non oltre.
Il virus avrebbe dovuto unirci e invece, come già avevo previsto, ci ha resi più cattivi ed egoisti. Ricordo ad aprile un ragazzo di una trentina d’anni che su facebook invitava la polizia ad intercettare un povero parrucchiere che – per poter comprare del pane ai suoi figliuoli – era andato a tagliare i capelli a casa di un cliente. Maledetta cattiveria. Maledetto egoismo.
Non più l’Umanità al centro, ma la cattiveria verso il presunto nuovo untore. Uno contro l’altro, i garantiti contro i non garantiti: questo è stato il “grande” successo del virus. Divide et impera.
Milioni di lavoratori che sono rimasti senza reddito fino a luglio, con la cassa integrazione di marzo pagata con quattro mesi di ritardo, milioni di Partite Iva con fatturato zero da marzo a maggio, mentre dall’altra parte i garantiti di Stato – in rilassante smartworking – pronti a moralizzare col ditino puntato: colpa degli evasori, il governo più di così non poteva fare. Questo il mantra, questo lo strillo del garantito.
Eppure sarebbe interessante, a fronte delle continue accuse rivolte nei confronti delle P.Iva di essere evasori brutti e cattivi, andare a vedere se le procedure di assunzione di certi garantiti di Stato sia stata regolare o se c’è stato l’amico, il parente o la mazzetta (ovvero anche “solo” il voto di scambio) che ne abbia facilitato l’assunzione. Sarebbe una indagine interessante, molto interessante. A sputare in cielo, in faccia ti cade.
Ma lasciamo stare.
Oggi, dopo due mesi e mezzo di semi-letargo, ecco rispuntare i tifosi del virus, pronti a sbavare morte dalla bocca e dalle tastiere.
Tutti a casa, viva il governo della schiavitù! Viva il terrore permanente! La libertà non è nulla se non c’è la salute, urlano i tifosi del virus.
Eppure son convinto che, se al posto del Conte bis vi fosse stato il Conte I o un qualsiasi governo di Centrodestra, gli stessi che da marzo tifano per il lockdown e per le limitazioni della libertà personale con semplici Dpcm, sarebbero stati i primi a denunciare la dittatura, a strillare contro i tiranni.
Il virus ha prima di tutto preso i cervelli. Chi nega l’epidemia è un cretino, ma chi non vede nell’epidemia un efficace strumento di potere utile a limitare libertà e democrazia, è cretino due volte.
Il diritto alla salute è un diritto fondamentale, come lo definisce l’art. 32 della Costituzione. E ci mancherebbe altro! Ma non è un caso che i Padri Costituenti misero la libertà personale all’art. 13, subito dopo i principi fondamentali, e il diritto alla salute solo al 32.
Le ragioni sono contenute nei verbali dei lavori preparatori dell’Assemblea Costituente, di cui ho già scritto in altri articoli, ma c’è anche un altro motivo, intuitivo e di buon senso:
non esiste salute senza libertà, altrimenti i nostri nonni non avrebbero rinunciato alla loro vita, accettando di morire, o di rimanere mutilati, accettando una vita di stenti, solo per donarci la salute. Morirono per donarci la libertà! Si, la libertà.
In tutto questo abbiamo un governo di cialtroni senza alcuna prospettiva, che se la prende addirittura coi ragazzi che vanno in discoteca e che spera nel virus per la sua sopravvivenza. Il virus sarà la principale scusa per rinviare le elezioni regionali, salvando così lo status quo. Stato di terrore terapeutico permanente. A braccetto il Comitato tecnico-scientifico e i virologi da passerella, in cerca di visibilità e potere. Libertà e democrazia sono ormai agnelli sacrificali.
Giuseppe PALMA
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Consigli letterari:
1) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “Una riforma sbagliata. Dodici motivi per dire NO al taglio dei parlamentari“, Gds, febbraio 2020. Qui per l’acquisto ?: https://www.amazon.it/Una-riforma-sbagliata-Dodici-parlamentari/dp/8867829920/ref=mp_s_a_1_1?dchild=1&keywords=una+riforma+sbagliata&qid=1597305132&sr=8-1
2) di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.
Qui i link per l’acquisto:
http://www.historicaedizioni.com/libri/democrazia-in-quarantena/
https://www.libreriauniversitaria.it/democrazia-quarantena-virus-ha-travolto/libro/9788833371535
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