Energia
I PPA possono essere soluzione per il caro bollette per le imprese

Il presidente di Confindustria Matteo Orfini nella sua relazione introduttiva è stato chiaro nel suo nuovo appello affinchè si trovi una soluzione a quella che ormai è diventata una vera e propria emergenza nazionale per il mondo produttivo, e non solo: il caro bollette. La bolletta elettrica di gennaio registra una crescita media del 24% rispetto a gennaio 2024 e del 56,5% rispetto al 2019. Aumenti anche per il gas con un +27% rispetto all’anno scorso e +90,4% rispetto al 2019. Numeri che incidono pesantemente sulla competitività delle imprese italiane, come lamentato dal presidente Orfini.
“Le nostre imprese”, ha detto Orsini, “continuano a subire un sovraccosto energetico che supera il 35 per cento del prezzo medio europeo e che arriva anche a toccare punte dell’80 per cento, nel confronto con i maggiori paesi europei”. Stando a uno studio di Confindustria, ad aprile il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso in Italia è stato di circa 100 euro al megawattora, molto più alto rispetto alla Germania (77,9 €/MWh), alla Francia (42,2 €/MWh) e soprattutto alla Spagna (26,8 €/MWh).
“I consumi industriali italiani rappresentano il 42 per cento del fabbisogno elettrico nazionale (125 TWh) e per le imprese il prezzo dell’energia viene calcolato in base al costo dell’elettricità prodotta con il gas. La produzione di energia da fonti rinnovabili rappresenta il 45 per cento dell’elettricità messa in rete, ma non concorre alla formazione di un prezzo più competitivo per l’industria”, ha aggiunto.
Per abbassare le spese per l’energia elettrica alle imprese, Confindustria propone il disaccoppiamento in bolletta tra prezzo del gas e prezzo delle rinnovabili.
“L’Autorità dell’Energia ha calcolato che gli incentivi alle rinnovabili ammontano, fino ad oggi, a 170 miliardi di euro. Incentivi pagati da famiglie e imprese attraverso le loro bollette”, ha detto Orsini. “Dopo tutti gli incentivi per le rinnovabili, noi non possiamo più accettare di continuare a pagare l’energia al prezzo vincolato a quello del gas. Per questo dobbiamo entrare subito nella logica del disaccoppiamento”.
Ma questa misura come giustamente ha già spiegato il governo, sarebbe di difficile attuazione senza l’accordo dell’Europa. L’Italia da sola può fare poco su questo versante, perchè serve una riforma del sistema a livello europeo. La presidente del consiglio nella sua replica, molto apprezzata ed applaudita dalla platea di industriali, riuniti a Bologna per l’assemblea annuale della Confindustria, ha ribadito il concetto, spiegando che il governo ha già messo in atto diverse misure e diversi sostegni per limitare l’effetto degli aumenti dell energia su imprese e famiglie ( 3 miliardi di euro, nell’ultimo decreto bollette del marzo scorso).
“Il governo è perfettamente consapevole dell’impatto che i costi energetici hanno sulle famiglie e sulle imprese, soprattutto su quelle di piccole e medie dimensioni. E lo sappiamo anche perché dall’inizio di questo governo abbiamo stanziato circa 60 miliardi di euro, l’equivalente di due leggi finanziarie, per cercare di alleviare i costi”, ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento.
“È evidente”, ha però specificato Meloni, “che continuare a cercare di tamponare spendendo soldi pubblici non può essere la soluzione”. Il premier ha anche ribadito l’impegno del governo nel cercare nuove soluzioni su questo fronte, rilanciando l’idea, che ha subito trovato piena adesione da Elettricità Futura, l’associazione di Confindustria del mondo elettrico italiano, dei PPA . I Power Purchase Agreement (PPA) sono contratti privati di lunga durata (pluriennale) per l’acquisto di energia elettrica rinnovabile a un prezzo prestabilito tra un produttore privato e un consumatore privato, generalmente aziende energivore. Il produttore si impegna a produrre energia elettrica da fonti rinnovabili e a vendere l’energia all’acquirente a un prezzo concordato e fisso per un determinato periodo di tempo.
Secondo uno studio del 2023 proprio di Confindustria, in Italia le oltre 3.700 imprese energivore potrebbero risparmiare 2,6 miliardi di euro nei prossimi 3 anni se il prezzo dell’energia si normalizzasse ai livelli precrisi, e addirittura 4 miliardi se si mantenesse più elevato. Potrebbero inoltre coprire quasi 10mila GWh all’anno dei propri consumi (56mila GWh in totale) con energia fotovoltaica, evitando l’emissione di 4 milioni di tonnellate di CO2.
I contratti a lungo termine insomma sono uno strumento efficace, e già facilmente disponibile, per realizzare quel disaccoppiamento tra i prezzi di energie rinnovabili e gas richiesto dal presidente di Confindustria. E questo è stato anche l’input che la presidente del Consiglio ha consegnato agli industriali durante l’assemblea annuale di Confindustria. Il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha proposto al Consiglio europeo energetico di recente una riforma del mercato elettrico che prevede appunto anche utilizzo dei PPA.
Il testo concordato contiene elementi fortemente voluti dall’Italia, quali:
- Il rafforzamento degli strumenti di lungo termine, Contratti per Differenza e PPA, per fornire gli adeguati segnali di prezzo per lo sviluppo di nuovi impianti, rinnovabili e nucleari. Questo promuove anche il desiderato ‘disaccoppiamento’ di tali tecnologie inframarginali dal prezzo del gas naturale.
- Il focus sugli strumenti dedicati allo sviluppo della necessaria capacità flessibile, quale quella di accumulo di grandi dimensioni.
- Il riconoscimento del ruolo strutturale dei meccanismi di capacità per l’adeguatezza.
“Il nuovo disegno di mercato – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin – abiliterà una trasformazione rapida e radicale del sistema elettrico. Anche grazie a queste nuove regole – ha aggiunto il ministro Pichetto – in Italia puntiamo a sviluppare al 2030 oltre 70 GW di nuova capacità rinnovabile e 70 GWh di accumuli di grandi dimensioni, decarbonizzando il settore elettrico, riducendo al contempo la volatilità di prezzi per i consumatori e restituendo competitività al nostro sistema produttivo”.
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