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I possibili motivi di un crollo economico mondiale secondo M. Wolf, chief economist di FT: una visione troppo ottimistica del futuro da parte del mondo anglosassone?

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Martin Wolf e’ una dei miei columnist preferiti. Da quando studiavo in Gran Bretagna seguo con attenzione i suoi arguti commenti che rappresentano contemporaneamente una visione attenta ed informata degli eventi e della storia economica unitamente alla visione interessata dell’elitario mondo anglosassone che egli massimamente rappresenta, ossia per intenderci di quella sfera di potere e di influenza che dalla fine della seconda guerra mondiale governa il globo. Wolf è uno dei pochi che possono davvero permettersi di vedere le cose andando contro la conventional wisdom, anche antisistema se vogliamo, spingendosi addirittura a considerare la possibilità di togliere alle banche commerciali la possibilità di creare moneta con i prestiti alla clientela, roba da M5S (…).
In breve, in un interessante articolo di martedì scorso su FT, “Why economic disaster is an unlikely event“, Wolf asserisce che nel prossimo futuro il mondo non cadrà in depressione, egli si sente di escludere che ci sarà una forte caduta del PIL mondiale ben sotto lo zero in forza della presunzione che oggi sappiamo difenderci meglio dagli eventi economici traumatici rispetto al passato. Tutto questo considerando che sappiamo ormai individuare con precisione – li cita espressamente uno per uno – quali sarebbero i macro eventi catastrofici assolutamente da evitare che potrebbero comportare una grossa crisi globale con annessa necessità di soluzione altamente traumatica (…).

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Al di fuori della preziosità dell’individuazione degli eventi critici ritengo che la visione proposta da Wolf tradisca, per la prima volta in 30 anni, miopia e fors’anche paura: Londra e’ stata per secoli il centro del mondo ed anche nell’ultimo secolo ha ricoperto un ruolo importante negli equilibri mondiali, sebbene a carro di Washington. Dunque la voce di Londra va ed andava ascoltata in quanto influente. Oggi mi sembra che dai commenti di Wolf traspaia una visione distorta della realtà: gli ambiti degli eventi da lui indicati come assolutamente da evitare mi sembrano fuori controllo anche e soprattutto per il mondo che lui rappresenta per cui non vedo la certezza di poter fare lo steering implicato dall’influente economista-giornalista britannico.
Riporto gli eventi traumatici in grado di far collassare l’economia globale, come elaborati da M. Wolf (cito):

– Una guerra tra grandi potenze
– Elezione di un politico non formato/populista in USA
– Guerra tra Iran ed Arabia Saudita
– Rimpiazzo della dinastia araba Saud con l’Isis
– Una guerra tra Pakistan e India
– Collasso dell’EU

Un primo appunto è che detti eventi sembrano essere esogeni rispetto alla sfera d’influenza USA/anglosassone attuale, soprattutto ai nostri giorni in cui gli USA stanno di fatto retrocedendo dal ruolo di gendarme globale anche a causa di un presidente, Barack Obama, assolutamente disastroso per l’America e per tutti coloro che si riconoscono/riconoscevano nei valori americani storici. Ossia non mi sentirei di escludere che uno o addirittura più eventi possano materializzarsi, considerando ad esempio che le tensioni tra USA e Russia e quelle tra Arabia ed Iran sono certamente conseguenza diretta o indiretta della folle politica estera obamiana degli ultimi 5 anni. Ossia dette tensioni possono essere state volute dagli USA e quindi non vedo come si potrebbero/vorrebbero/dovrebbero evitare.
La seconda considerazione è che compare costantemente la caduta dell’EU tra i motivi di una crisi sistemica globale: questo spauracchio, crollo zona euro uguale crisi sistemica globale, è stata precisamente la leva usata dalla Germania nei confronti degli USA per avocare a se’ la gestione della crisi post-Lehman in EU da cui è derivata la crisi imposta con l’austerity da Berlino ai periferici e successivamente la minaccia tedesca – in assenza di un supporto USA nelle sue mire neocoloniali in Europa ed anche nel vicino oriente in forza dell’alleanza con Parigi – di avvicinarsi almeno economicamente alla Russia, in forza dell’alleanza dominante in EU incentrata nell’asse franco-tedesco [settanta anni fa l’asse si ripeteva ma con un attore diverso….]
La terza considerazione è l’antipatia dell’establishment anglosassone per Donald Trump, secondo lo scrivente antipatia malriposta. Per inciso Trump non sarebbe certamente peggio del disastroso Obama almeno in politica estera, sicuramente tornerebbe un po’ di sano pragmatismo: ad esempio come si fa ad essere folli al punto di sfidare contemporaneamente Russia e Cina come sta facendo la corrente amministrazione USA? Certo è che con Trump molte delle rendite di posizione diventate certamente elitarie in quanto sedimentate negli ultimi 70 anni andrebbero ad essere modificate e certamente gli alleati che sono lontani del cuore dell’impero (UK?) ne avrebbero maggiormente a patire.

L’ultima considerazione è che gli eventi traumatici citati da Wolf sembrano in gran parte reciprocamente correlati per cui un singolo evento potrebbe determinarne altri (…). Inoltre oggi siamo innanzi ad una generale tendenza alla manipolazione dei mercati e dei dati macroeconomici da parte di tutti i principali paesi: i vari QE sono una manipolazione, il crollo del petrolio per volere arabo e’ una manipolazione, eliminare i disoccupati di lungo termine nelle statistiche sulla disoccupazione è una manipolazione, confondere il paper money con i valori tangibili nel mercato dell’oro è una manipolazione, intervenire come stato e/o banca centrale a mercati aperti per evitare i crolli di borsa è una manipolazione, bloccare i mercati se scendono ma non se salgono è manipolazione…. E ci sarebbero molti altri esempi da citare!

Questo per dire che forse M. Wolf non si rende conto che quasi tutti gli artifici per tenere in piedi i mercati sono già stati implementati ossia le armi a disposizione dei governi sono quasi finite. E che dire delle numerosissime pulsioni verso forme più o meno marcate di autoritarismo anche in paesi avanzati, in gran parte conseguenza e quindi sintomo politico indotto di un disagio della cittadinanza incapace di accettare – ed interpretare economicamente durante una crisi epocale – le enormi differenze nella distribuzione della ricchezza tra i vari strati della popolazione, differenze così smisurate da riportarci indietro di circa 200 anni, all’ottocento…

Dulcis in fundo la traballante sussistenza dell’impero del dollaro e del moderno capitalismo dopo un centinaio di anni di predominio economico-cultural- militare.

In questo contesto non va assolutamente dimenticata l’analisi di Trotsky secondo cui la deriva fascista rappresenta semplicemente l’ultima fase nel declino del capitalismo, passando per un atteggiamento contemporaneamente nazionalista e socialista di facciata della politica governativa in rappresentanza soprattutto della classe media (…). Profezia oggi vieppiù attuale. A riprova possiamo ricordare le recenti decisioni del liberal chic e socialista Francois Hollande (presidente di un paese in fortissima crisi economica prospettica) di togliere ai cittadini d’oltralpe garanzie costituzionali di libertà fino a poco tempo fa considerate irrinunciabili in forza di una supposta lotta al terrorismo.

A fronte di quanto sopra resto quindi – purtroppo – molto meno ottimista dello stimato M. Wolf in riguardo alla prognosi per l’economia globale nei prossimi 5 anni.

Mitt Dolcino


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